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10 Aprile 2018Le forche caudine
29 Aprile 2018Il Gazzettino del 19 aprile riporta un lungo intervento di alcuni esponenti del Movimento Venezia Autonoma inneggianti alla separazione del Comune di Venezia Mestre. Coloro a cui fosse sfuggito lo possono trovare qui https://www.7luglio.org/4762/referendum-i-vantaggi-di-due-comuni-separati/ grazie alla meritoria azione informativa del Gruppo7luglio.
Già da qualche settimana la Nuova Venezia dà largo spazio al tema, ora si accoda anche il Gazzettino, segno che siamo ormai entrati in piena campagna referendaria in vista dell’appuntamento del 30 settembre. Detto ancora una volta (ma repetita iuvant) che non sappiamo se mai il referendum si celebrerà, stanti i ricorsi di Comune e Città Metropolitana (al TAR) e del Governo (alla Consulta), vale la pena di entrare comunque nel merito per non lasciare il campo solo ai separatisti e soprattutto per incalzarli nel merito delle loro argomentazioni.
Replico agli amici del citato Movimento con rispetto e onestà intellettuale. Che mi piacerebbe molto fossero reciproche se davvero ci si dovesse alla fine confrontare in una campagna referendaria che auspicherei serena e non gridata. Nel seguito riporto fedelmente (in corsivo) le tesi degli appassionati separatisti e la mia replica.
tesi Noi (..) non vogliamo divisioni, ma due Amministrazioni che sappiano affrontare in maniera diversa i diversi problemi di due città diversissime tra loro; e che proprio per questo c’è la Città Metropolitana. – (in altro punto NdR) Divisione amministrativa che troviamo nella maggior parte delle altre Città metropolitane europee, citiamo solo ad esempio Bruxelles (19 comuni) e Vienna (23)
risposta Tirare in ballo la CM che, come tutte le altre CM d’Italia, non ha assunto un potere che sia uno delle amministrazioni comunali è come “buttare la palla in tribuna”. Almeno finora la Delrio non ha prodotto modelli amministrativi come certe città metropolitane europee, quelle sì veri super Comuni. Attenzione poi a non farsi ingannare da questioni meramente nominalistiche: per esempio la citata Bruxelles è sì suddivisa in 19 comuni ma questi sono a tutti gli effetti quartieri/municipalità: basta vedere la figura qui a fianco per rendersene conto (in rosso i confini dei Comuni).
tesi..Città metropolitana che al comma 22 della legge Delrio prevede proprio la divisione amministrativa del Comune capoluogo per permettere l’elezione democratica del sindaco metropolitano
risposta La Delrio prevede (piuttosto cervelloticamente invero) che, condizione preliminare per l’elezione diretta del Sindaco Metropolitano è dividere il Comune capoluogo tramite un iter completamente diverso da quello della Legge Regionale 25/1992 ai sensi della quale si farà il referendum, circostanza peraltro sulla quale vertono i ricorsi pendenti. Questo significa che non è affatto vero che se vincessero i SI si potrebbe poi chiedere l’elezione diretta del Sindaco Metropolitano come sembra intendersi da quanto scrive il Comitato bensì il contrario: infatti poiché sarebbe irragionevole ulteriormente dividere il Comune capoluogo (secondo, stavolta, la Delrio) l’elezione diretta del Sindaco Metropolitano non si avrebbe mai. Pertanto avviso gli amici separatisti che il loro referendum sarebbe la pietra tombale su questa prospettiva. Ammesso e non concesso che, separatista o meno, vi sia qualcuno cui minimamente interessi la cosa..
tesi A coloro che affermano che ci saranno più costi diciamo che sono disponibili approfonditi studi che dimostrano come (…) fino a 50 milioni di euro grazie alla razionalizzazione dei costi delle due Pubbliche Amministrazioni più piccole. Senza parlare dei servizi molto più efficienti e meno costosi come dimostrato da tutti i Comuni che hanno dimensioni più piccole.
risposta Premesso che se si dimostrasse che uno o l’altro degli assetti è preferibile, anche fosse più “costoso” non sarebbe l’elemento determinante, l’affermazione confligge clamorosamente con una sterminata letteratura sull’eccessivo numero dei Comuni, con le legislazioni regionali che favoriscono la fusione di Comuni o perlomeno la messa in comune di servizi. E contraddice il dato certo e documentato delle spese procapite più alte nei Comuni piccoli.
tesi A chi paventa disservizi nei settori trasporti, rifiuti, acqua ecc. diciamo che essi sono gestiti non dai Comuni, ma da società a volte addirittura sovraregionali.
risposta Il vero problema non è la qualità dei servizi. È un altro: il Comune di Venezia, nello svolgimento delle proprie funzioni ed erogazione di servizi, è assistito da un gruppo di 29 società controllate, sia in via diretta che indiretta, di cui:
- 13 società appartenenti al sottogruppo VERITAS (multiutility ambientale);
- 5 società appartenenti al sottogruppo AVM (settore mobilità);
- 3 società appartenenti al sottogruppo CMV (Casinò municipale);
- 8 società non appartenenti a sottogruppi specifici.
Dette società intrattengono tra loro e con il Comune rapporti molteplici in un contesto ibrido tra il diritto amministrativo e quello civile/societario, nel quale il socio Comune è anche, attraverso le stesse società, erogatore di servizi ed ente impositore nei confronti della collettività amministrata. Già è un casino allucinante ora. Figurarsi con l’ingresso sulla scena di un altro Comune che dovesse spartirsi le quote e le obbligazioni delle partecipate. Un incubo kafkiano.
tesi A chi teme che Venezia possa perdere il ruolo di capoluogo regionale diciamo che esso ci è dato per ragioni storiche, non per la dimensione dell’attuale Comune, già oggi più piccolo di alcuni Comuni veneti. – A chi dice che conteremo di meno nel panorama nazionale chiediamo allora a cosa servirebbe la Città metropolitana di Venezia se non a presentare insieme istanze e richieste in forma coordinata?
risposta Conta eccome essere l’11° Comune di Italia; negarlo è non vedere la realtà. D’altra parte, difficile pretendere realismo da chi sostiene che vi sono “alcuni Comuni veneti” più grandi dell’attuale Comune. Avessero scritto un Comune (Verona comunque meno popoloso, in effetti tallona Venezia da vicino).. ma no: sono alcuni (quali??).
tesi ..alcuni degli innumerevoli vantaggi a favore delle due Città: per Mestre diventare una Città normale, (…) risolvere i propri problemi di grande e normale Città veneta con proprie politiche per il lavoro, per lo sviluppo economico, per la riconversione di Marghera, per la sicurezza, per la rinascita del proprio Centro storico, per il controllo della proliferazione dei grandi centri commerciali,
risposta Crediamo davvero che la riconversione di Marghera non è avvenuta (che poi in parte è avvenuta) o che i centri commerciali hanno proliferato perché non c’era il Sindaco di Mestre? La rinascita del centro storico di Mestre (che peraltro è molto, molto migliore di anni fa) è stata impedita dall’unico Comune? Sono tutte affermazioni spacciate per auto-evidenti e necessariamente vere ma che non lo sono affatto.
tesi In altre parole diventare vera Città e non, come fino ad oggi, periferia de jure e de facto del Centro storico Venezia insulare
risposta Non è affatto vero (e meno che meno con questa Amministrazione che anzi è semmai troppo sbilanciata verso la Terraferma) e nessun abitante della terraferma si considera neppure lontanamente di periferia. Mi pare che la Mestre periferia, de jure e de facto (perfino!), la Mestre tradita, dimenticata, trascurata e abbandonata sia una caricatura inverosimile. E non molto astuta.
tesi Per Venezia ottenere, finalmente, non solo una nuova legge speciale, ma soprattutto uno Statuto speciale con esenzioni fiscali a favore della residenza e delle imprese non turistiche che hanno o avranno sede nella Città insulare per bilanciare i maggiori costi di vita e di gestione; trattenere sul territorio insulare parte del residuo fiscale (come Trento e Bolzano), delle tasse cioè pagate a Venezia ma che vengono spese altrove, per finanziare legge e Statuto speciale; indirizzare la legge speciale verso lo sviluppo economico e la residenza piuttosto che verso grandi opere tipo il Mose;
risposta Come per il passaggio su Mestre, ancora una volta affermazioni apodittiche. Ma perché mai il solo Comune della città d’acqua dovrebbe magicamente trasformarsi nel Bengodi? Forse che piccole cittadine a forte valore artistico e turistico hanno trattamenti fiscali particolari, Statuti Speciali? Quali? E la frase sul MOSE, che sta a significare? L’unica interpretazione possibile è che secondo gli amici autonomisti i denari della Legge Speciale sono stati dirottati tutti sul MOSE perché … Venezia e Mestre erano unite. Ovvero, corollario: se all’epoca il Comune fosse stato la sola città d’acqua il Governo Italiano avrebbe deciso di non fare il MOSE. Credo sia evidente l’assoluta inconsistenza di questa affermazione.
tesi avere adeguata rappresentanza politica in Consiglio comunale dove oggi la Venezia insulare è minoranza e non può far valere i giusti interessi dei cittadini;
Risposta Questo è l’unico punto che ha un suo razionale. In effetti, dal punto di vista dei cittadini che stanno sull’acqua, il fatto di pesare poco in termini di appetibilità di consenso elettorale è un elemento di svantaggio. E non c’è dubbio che la città d’acqua ha delle specificità di cui non si può non tenere conto. Ma è l’unico punto e troppo poco per indirizzare verso una scelta che sarebbe disastrosa per il nostro futuro.
Post Scriptum: l’immagine di copertina, con l’amatissima Reyer, potrà apparire incongrua con il tema. In realtà non lo è: la Reyer è l’esempio perfetto di una riuscitissima identificazione della città tutta (anche oltre il confine comunale) in qualcosa di unificante e di successo. Che ci aiuti a capire che sono molte più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono.