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19 Aprile 2021
Sull’ex emeroteca: chi decide?
21 Aprile 2021Nel 1990 uscì un film di Akira Kurosawa, “Sogni”, articolato in otto episodi, in cui il regista racconta, sia pure in forma simbolica, i vari periodi della vita. Come tutti i film di Kurosawa, anche questo non ha mancato di lasciarmi un segno. In particolare, mi aveva colpito l’episodio “Fuji in rosso”, in cui un fiume di persone disperate cerca scampo dal Monte Fuji che erutta lava e ceneri tinte di rosso. Il vulcano è tutto avvolto da una surreale luce rossa ed è in preda a terribili esplosioni. Un gruppo di persone, tra cui una mamma e i suoi bambini, si dirige verso una scogliera a picco sul mare, nel tentativo di sfuggire alle esplosioni. Ma neanche in mare sarà possibile salvarsi perché, suggerisce un ingegnere nucleare presente nel gruppo, le acque marine sono inquinate fin nel profondo. È la percezione della fine di un‘umanità disperata che non vede alternative, mentre si trova sull’orlo dell’abisso. La scena si dissolve in nero.
La scelta del meno peggio è un tema che avvilisce e desta in tutti una certa inquietudine. Mutatis mutandis, anche in questo difficilissimo frangente storico ci siamo trovati spesso a optare per la scelta più indolore. Tant’è che tra la chiusura di negozi, attività ricreative e culturali e diffusione di contagi, abbiamo preferito tutti, non senza disappunto, talvolta con estrema sofferenza, la prima alla seconda. E ancora: tra i dibattuti effetti collaterali dei vaccini e il Covid, non esitiamo a correre quel rischio, sia pure infinitesimale, che l’inoculazione dei rimedi farmacologici comporta. Insomma, la vita è fatta di rischi e di scelte drammatiche.
Mi soffermo spesso a pensare a come sarà la nostra vita dopo la fine di questa sofferta legislatura. Mai, come in questo momento, il nostro benessere e la nostra vita dipendono dalle scelte che vengono fatte da chi ci governa. Se devo dirla tutta, ringrazio il cielo di avere un Ministro (con la maiuscola) della salute serio, onesto, umile e leale come Speranza al Ministero della Sanità. Mi sento fortunata che ci sia, a capo di questo dicastero, un Politico (con la maiuscola) con un alto senso delle istituzioni, fedele alla Costituzione, insensibile ai sondaggi, ma preoccupato solo della salute dei cittadini. Un Politico, forse l’ultimo, che difende con onore quel che resta del Sistema Sanitario Nazionale, maltrattato e depauperato dalle destre disseminate nelle varie aziende territoriali.
Questo Ministro, però, è diventato facile bersaglio di una politica becera e di una stampa tanto inutile quanto dannosa. Meloni, nella sua tiepida opposizione, riserva a lui, e a lui solo, inutili accuse di inadeguatezza, di incompetenza, fino a proporre una mozione di sfiducia. Salvini, nella sua pletorica onnipresenza, gli attribuisce tutte le colpe del mondo, per poi prendersi i meriti delle decisioni più popolari. Il direttore di “Libero” lo definisce addirittura becchino. Sarà perché è nel DNA della destra, come insegnava Umberto Eco, trovare dei nemici che diano senso al proprio operare? Sarà perché Speranza esprime, col suo piccolo partito, un elettorato minuscolo? Sarà perché, in era pandemica, è più facile prendersela con il Ministro della Sanità? Sarà perché, esautorandolo, è più facile attribuirsi i successi che prima o poi verranno? Saranno tutte queste cose messe insieme ma, certo, una critica che non ha nulla di costruttivo perché non propone reali alternative, ma solo il mantra di un’apertura che non tiene conto della drammaticità dei numeri, non è per niente rassicurante. E mi fa presagire tempi bui. Se penso, poi, che da una parte c’è un partito (FDI) in forte ascesa e dall’altra un partito (la Lega) che è il primo nei sondaggi, non riesco a prefigurarmi niente di buono. Cerco poi di trovare nell’una e nell’altra forza politica, dati di fatto che smentiscano le mie paure e di vedere, qualora vincessero, intrinseche positività. Ma non ci riesco. Non so, anzi, quale, tra le due opzioni, sarebbe la meno peggio. Sarebbe come stare tra due fuochi. Al pari delle due alternative di Kurosawa. Un incubo, in poche parole. Altro che sogni!