Parole, parole, parole
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17 Maggio 2020La quarantena si spera stia per finire, i libri antiquari della mia famiglia hanno permesso alle mie giornate di essere più ricche e feconde, quindi idealmente dico addio all’isolamento con un secondo libro estratto dai miei scaffali,
un libro di viaggio di nuovo, ma questa volta, a differenza del viaggio americano di Simonin , si tratta di Giulio Verne, che qui e’ riuscito comunque, da par suo, ad accompagnarci in un eccentrico viaggio tra i cercatori di diamanti nell’Africa del Sud, in equilibrio instabile tra avventura e scienza, in uno splendido volume originale, illustrato con 62 incisioni di Benett, che da solo è un viaggio nel passato dell’editoria e della lingua italiana.
Permettetemi infatti di aprire una breve parentesi a proposito dell’effetto straniante che in un lettore del ventunesimo secolo provoca la lettura di una traduzione dal francese in un italiano del 1877, dove dai termini usati, alle locuzioni specifiche, ma anche alle soluzioni grammaticali e sintattiche, tutto ci fa volare indietro in un mondo linguistico dove azioni e sentimenti e scoperte e delusioni, tutto ha il colore di un italiano ormai del tutto desueto.
La storia comincia e finisce simmetricamente con una proposta di matrimonio da parte di Cipriano Mèrè a mr. Watkins, figura di spicco all’interno di una zona di giacimenti di diamanti al confine con lo Stato di Orange. Il padre della fanciulla risponde all’inizio del libro con un no secco, perché il giovane scienziato non è abbastanza ricco per la figlia, ma alla fine il matrimonio si farà, con buona pace di entrambe le parti.
Dall’ iniziale diniego di mr. Watkins si dipanano le innumerevoli avventure del giovane scienziato francese, ispirate in gran parte dal suo desiderio di fare soldi per essere degno delle aspettative del padre dell’innamorata, in parte dal suo tentativo di sperimentare nuovi modi di produrre le pietre preziose per le quali uomini di tutto il mondo, con l’aiuto della manodopera locale, cercano fortuna in queste terre lontanissime da tutto.
L’eccentricità di questo libro, e il motivo per cui può essere interessante anche oggi leggerlo, è prima di tutto il fatto che si discosti dai più famosi viaggi di Verne (Il giro del mondo in 80 giorni ; Viaggio al centro della Terra ; Dalla Terra alla Luna ) in numerosi modi . Come si accennava all’inizio, il fattore scientifico, che ha fatto di questo autore l’antesignano assoluto della moderna fantascienza, qui si pone come presupposto al viaggio di Cipriano in Africa, giovane con solide basi di ricerca universitaria alle spalle, ma la sua figura di serio studioso si deve confrontare fin da subito con un mondo eterogeneo di avventurieri e ricercatori di diamanti, dove lui tenta di navigare a vista, ma alla fine , impalmata miss Watkins, se ne ritornerà a Parigi senza troppi rimpianti.
Il nucleo centrale del libro, in cui Cipriano, accanto ad altri cercatori di diamanti, si mette alla caccia del presunto ladro della gigantesca pietra Stella del Sud, è senz’altro il più avventuroso , eccessivo, anacronistico viaggio nell’Africa del Sud del secondo Ottocento. Non solo e non tanto per la descrizione dell’equipaggiamento, per la presenza di un servo cinese di Cipriano che gli fa il bucato, mentre un cafro ( tribù indigena della zona) pensa a tutti i suoi bisogni quotidiani, ma soprattutto per un dettaglio indimenticabile : le cavalcature che useranno quando i cavalli sono spariti . Cipriano e il cinese, morti gli altri compagni, si troveranno infatti ad inseguire il presunto colpevole del furto sul dorso di due giraffe stupefatte, ma in grado comunque di condurli alle calcagna di Matakit, che nel frattempo cavalca uno struzzo!
Una nota di tipo animalista : il miglior amico di Cipriano , che arriva in Africa con lui, è un cacciatore professionista, e, a più riprese, racconta con soddisfazione e senza alcun interesse alla sopravvivenza delle specie africane, il grande numero di vittime che ha mietuto durante le sue battute di caccia. I nomi di animali che oggi guardiamo con reverenza come ultimi residui di specie in via di estinzione, vengono qui sciorinati come un esercito di esseri viventi a due o quattro zampe che si possono impunemente ammazzare per il puro gusto di farlo, facendosene pure vanto. Anche con il giovane scienziato, che sorride ed approva.
Ed ora una nota sul rapporto di tutti i bianchi, dai cercatori più poveri ai più ricchi imprenditori, con le popolazioni locali. Anche in questo senso, il sentimento delle relazioni tra chi si suppone stia comunque sempre in alto, e le tribù locali che vengono assunte per i lavori di scavo nelle miniere di diamanti, è un sentimento di relazioni tra esseri pensanti e bestie senza cervello. Questo ha solo pochissime eccezioni narrative,ad esempio i due servitori di Cipriano, prima suoi operai, che lui scopre con stupore essere intelligenti ed in grado di prendere iniziative individuali .
E’ dunque un libro di avventura e di viaggio che colpisce noi lettori di oggi per una serie di notazioni di contorno che ci illuminano su di un sentimento Ottocentesco dell’Africa che ha come sfondo la sua colonizzazione, ma anche un certo timore ad invadere zone inesplorate della cultura e della natura di queste zone.
E’ un Verne singolare e poco conosciuto, che di nuovo i lettori potranno recuperare ed acquistare se vogliono sui siti di libri antiquari, e viaggiare così anch’essi a dorso di giraffa nell’Africa Australe.
Giulo Verne , La stella del Sud , Il Paese dei diamanti , Milano 1887