PROGETTO EUROPA La cittadinanza europea s’ha da fare eccome
20 Aprile 2024COSTUME & MALCOSTUME – Un polverone di patatine croccanti
21 Aprile 2024Chiarisco subito che il dibattito sulle primarie non m’appassiona, tutt’altro. Penso sia uno strumento datato, che forse aveva una qualche funzione quando è stato proposto. Ora, mi sembra, sia soltanto riferito alle correnti, che pure non mi piacciono perché sembrano una corsa ad acquistare follower per vendere bene la propria soggettività. Infatti il proliferare di biografie, l’orgoglio di sentirsi parte del “popolo”, di essersi fatti da sé, di definirsi underdog sembrano prevalere sull’obiettivo di proporsi per fare “il bene comune”, per fare della buona politica. Sarò arcaica in questa prospettiva, ma è l’unica che mi convince. E la buona politica -per una città accogliente, inclusiva, sicura – la si fa con un duplice sguardo: verso il basso prima di tutto per ascoltare i bisogni, espressi e non, che vengono anche da quelli che non li sanno esprimere perché emarginati, resi silenti da un’oppressione atavica, come le donne straniere che non parlano perché non conoscono la lingua e non sorridono perché hanno la bocca coperta. Occorre ascoltare anche i bisogni del cosiddetto ceto medio che non riesce a pagarsi una casa in affitto a Venezia, dei giovani che non riescono a mantenere una vita indipendente anche se lavorano. Occorre quindi, in primis, fare una scelta di campo. Ma non basta. Per fare una politica lungimirante, che non pensi solo a garantirsi l’elezione, bisogna alzare lo sguardo e capire se “Può il batter d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”[1]. Viviamo in un’epoca globalizzata, drammaticamente complicata, in presenza di mutamenti climatici importanti, scoperte scientifiche e tecnologiche che probabilmente cambieranno – se non la nostra – la vita di figli e nipoti, come l’AI (Intelligenza Artificiale), di cui occorre tener conto. Ogni decisione sull’uso del suolo, delle risorse, del loro uso e riutilizzo, incide anche sul mondo globale. Poi è anche vero che in questo mondo complesso non si possono fornire risposte semplici e quindi vanno riconosciute, al di là dello sciocco slogan “uno vale uno”, le competenze di ciascuno/a. E bisogna reintrodurre una parola poco praticata come responsabilità.
Sulla nostra amata città, attualmente governata da interessi particolari, occorre avere una visione complessiva e, il più possibile, una convergenza di forze progressiste sugli obiettivi da costruire. Se siamo tutti d’accordo (o quasi), allora riempiamo queste belle intenzioni, queste parole di contenuti. Bene sta facendo il Pd con la proposta di “fare Venezia”, ma altri gruppi, altre forze si stanno muovendo e promuovendo un dibattito. Nel Pd occorre far buon uso della democrazia: riconoscere l’autonomia e i talenti dei singoli circoli che, insistendo su uno specifico territorio, possono rendere più concrete certe affermazioni di principio del “Fare Venezia”. Il circolo Piave Altobello, ad esempio, a cui appartengo, insiste su un territorio che può essere considerato un laboratorio per disegnare una città secondo i parametri condivisi di accoglienza, inclusività, rigenerazione urbana, sicurezza. Ci sono abitazioni Ater da rigenerare, c’è un’ampia area privata (Italgas) da bonificare e riprogettare con un’area verde e sportiva, – desiderio da tempo coltivato dagli abitanti del luogo -, ci sono i Mercati Generali dismessi da ripensare in relazione all’espansione dell’Università e alle richieste abitative degli studenti; c’è la nuova viabilità di via Torino e la viabilità acquea del Canal Salso; fino ad arrivare alle zone confinanti a nord est di Forte Marghera e Parco S. Giuliano, e a sud ovest della nuova stazione ferroviaria. C’è inoltre la zona di via Piave con i problemi di sicurezza e di integrazione. A proposito di buona integrazione, non ultimo, ci sono le scuole: tutta la fascia dell’istruzione obbligatoria e le scuole per adulti fino all’Università.
È una sfida per un partito che vuole diventare protagonista di uno sviluppo per il “bene comune”: occorre saperla cogliere! Per questo bisogna mettere in moto, responsabilmente e con chiarezza, i ruoli che in un partito – che non vuole (solo) essere un gruppo di amici che chiacchiera al bar -, esistono strutturalmente: i circoli, la segreteria, la direzione comunale, il gruppo consiliare.
[1]Fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1972. Konrad Lorenz, zoologo ed etologo viennese (1903- !989)