Nani senza ballerine
8 Agosto 2024Non sarà l’Autonomia Differenziata a scassare un sistema scassato
22 Agosto 2024È parte della storia repubblicana la ricerca di costruire un “Centro”, una formazione che sappia bilanciare le spinte radicali, che si faccia portatore di istanze liberal-democratiche, che ne sappia attuare qualcuna.
La fortuna politica di questi movimenti ha sempre dovuto fare i conti con gli assetti dei partiti nazionali.
Fin dai tempi del Partito d’Azione il percorso di vita è stato molto difficoltoso per poi finire nel dimenticatoio della politica.
Negli anni dell’Italia democristiana non c’era nessuno spazio per politiche con quei fondamenti, tantomeno nella stagione del Centrisinistra a guida DC.
Quando il sistema politico crolla sotto i colpi di “Tangentopoli” tutto cambia e le diverse stagioni che si sono succedute si sono caratterizzate alla ricerca del miglior sistema maggioritario possibile.
Con il che lo schema si è andato consolidando sulla contrapposizione delle due coalizioni di CentroDestra e CentroSinistra.
Si potrebbe presupporre che quella contrapposizione possa generare ed aprire uno spazio di equilibrio ma nello stesso tempo di forte spinta riformista per un “Centro” modernamente protagonista: è su questo che un recente tentativo ha provato a dare forma e sostanza a una impresa con queste caratteristiche.
Con un discreto risultato elettorale alle ultime politiche (quasi un 8%); salvo poi franare e disperdersi in una diatriba esiziale ai fini politici.
E così alle Europee, Renzi e Calenda sono andati separati perché Renzi ha aderito all’appello di Bonino di fare una lista comune di scopo, e Calenda no. Una scelta incomprensibile, visto il risultato finale, e anche tecnicamente inutile perché gli eventuali eletti sarebbero confluiti nello stesso gruppo parlamentare di Renew, quello che mette insieme tutti i liberal-democratici europei, ma non quelli italiani, rimasti a casa grazie all’impoliticità di Azione.
Il patatrac del 9 giugno ha messo un punto definitivo sulla questione. Il giorno dopo le elezioni europee e la disfatta dei partiti “né di qua né di là” il risultato certificava la chiusura dello spazio politico per una forza centrista liberale, non solo perché gli elettori avevano deciso di bocciare l’insensata corsa separata voluta da Calenda, ma soprattutto perché «le Europee con la legge proporzionale, e senza l’effetto bipolare dei collegi uninominali, erano l’unica e l’ultima occasione per dimostrare la vitalità di quest’area, per poi decidere alle prossime politiche se stare con i progressisti o con i conservatori (ovviamente meglio con i primi, ma vai a sapere)».
Sprecata miserabilmente l’occasione di far contare un’area “né di qua né di là”, nelle condizioni date dalla politica e dalla legge elettorale nazionale non ha più senso riproporre lo stesso schema terzista, anche con leader diversi da Renzi e Calenda, che peraltro non ci sono.
C’è qualche tentativo residuale da parte di alcuni protagonisti delle due formazioni liberal-democratiche di tenere in vita il progetto e di chiamare a raccolta gli elettori delusi.
Ma il rischio dell’irrilevanza è davvero fuori della porta.
In politica il driver del “qui e ora” è un principio cardine della capacità dello stare in campo.
In un contesto in cui la comunicazione viaggia più veloce della luce, in cui le dichiarazioni politiche si fanno su X (si chiamava Twitter), si partecipa a una ridda di post su tutte le piattaforme social disponibili con la stessa frequenza con la quale si respira, non c’è troppo spazio per ragionare di tempi lunghi nè tantomeno di lanciare progetti che si reggono su gambe troppo deboli.
Allora c’è Renzi che, preso atto del fallimento del Terzo Polo, non rinuncia a fare politica, a stare in campo, a cercare di dare sostanza alle istanze liberal-democratiche.
Azione per il momento “non pervenuta”.
Se c’è una contrapposizione netta fra i due schieramenti è necessario schierarsi, in questo caso col CentroSinistra, con l’obiettivo però di portare al tavolo della discussione comune, per costruire un programma elettorale che faccia i conti con le esigenze del Paese, con gli equilibri geopolitici, con una visione di futuro, anche tutte le istanze di quel “Centro” riformista e liberal-democratico che viceversa non avrebbe uno spazio autonomo per agire e rappresentarsi.
È un sentiero stretto ma sembra essere l’unica strada disponibile nel contesto dato: nel breve non c’è altra strada che quella di provare a costruire, giocando di sponda con gli apatici riformisti del Pd, una forte gamba liberal-democratica, sempre quella che si è cercato di far nascere fuori dai due poli prima di averla vista fallire, con gli stessi temi e le stesse idee di prima ma dentro il centro sinistra, per battere la destra, e per contrastare, poi magari bilanciare e infine anche sostituire l’ala radicale e populista della coalizione progressista.
Si tratta di un progetto altamente acrobatico, ma non ci sono alternative a disposizione di fronte a un quadro politico anche internazionale che non permette più giochetti adolescenziali.
D’altra parte il CentroSinistra a guida Schlein ha preso atto dell’incapacità di diventare maggioranza nel Paese e nelle urne perseguendo un disegno di sinistra-sinistra, quando invece è necessario essere in grado di raccogliere anche le istanze di tutto quel mondo fortemente riformista, anti ideologico, rappresentato proprio dal “Centro” terzista.
E allora sono caduti i veti e le pregiudiziali e si è iniziato a stabilire qualche approccio e qualche interlocuzione
Anche perché l’alternativa per il PD è quella di rimanere minoranza, certificata dalla sola alleanza con due mondi privi di reale e decisiva attrattiva: AVS tutta proiettata verso un antagonismo sterile e a-governativo, e il M5S guidato da quel Giuseppe Conte che del vetero populismo ha fatto la sua cifra identificativa ma che ha determinato la sua irrilevanza nei territori del Paese che conta.
Il disegno assomiglia molto al vestito di Arlecchino ma se alla fine chi sa davvero fare politica e ha un progetto solido riuscirà a far valere le ragioni dello sviluppo e del bene comune potrebbe succedere anche che gli elettori premino il coraggio e la fantasia.
Hai visto mai?