Sui cieli europei volano i diritti
31 Gennaio 2018Il futuro a Marghera è già cominciato
1 Febbraio 2018Stando a sondaggi di questo periodo, per quanto riguarda i 231 collegi uninominali della Camera il risultato mostra al Nord un centrodestra che prevale con punte fino al 45% circa, e con eccellenti prestazioni in Lombardia e Veneto; al Centro, un centrosinistra con punte fino al 30% circa e che mantiene in Toscana ed Emilia buone posizioni, eccetto che nelle Marche in cui prevalgono i 5Stelle; al Sud, una contesa tra il centrodestra, con punte fino al 38%, e il M5S, con punte fino al 35% circa, con Sicilia e Sardegna che indicano il M5S in forte vantaggio.
In generale, da sondaggi riassuntivi, un centrodestra che si attesta sul 35,5%, un centrosinistra sul 29%, un M5S sul 27,5%, Liberi e Uguali sul 7%, e altri sull’1%.
Nessuna delle tre grandi coalizioni avrebbe in definitiva la maggioranza per governare.
Quale situazione post-elettorale potrebbe profilarsi? Il ritorno alle urne dopo poco tempo? Una alleanza M5S più Lega, per raggiungere il 40% che consentirebbe una maggioranza per attuare un “governo di scopo”, come l’ha definito Di Maio? Oppure un governo del Presidente, come delineato da Massimo d’Alema, con la convergenza di tanti partiti diversi verso obiettivi molto limitati? Oppure, similmente, un governo di garanzia democratica, con alto profilo nelle competenze, come prospettato dal nostro direttore Rubini?
Le incognite della consultazione elettorale sono molteplici. Per prima, l’incognita astensione: alcuni manifestano il timore che la percentuale dei votanti scenda ulteriormente, sotto il livello del 75,2% registrato nelle precedenti elezioni del 2013. Pesa il sentimento diffuso di disaffezione politica; solo in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre 2017 ci fu un elevato tasso di partecipazione, in quanto il voto fu avvertito come imperdibile occasione per pronunciarsi, da parte della maggioranza dei votanti, contro Matteo Renzi ed il suo governo.
L’incognita giovani, inoltre: quanto influirà il disinteresse verso la politica? Nei giovani, rispetto agli adulti, è più diffusa la convinzione che nel mondo della politica imperversi la corruzione. Non a caso una buona percentuale di giovani tifa per Di Maio, paladino della protesta contro l’attuale establishment; e in questo probabilmente ha la sua influenza anche il linguaggio di Di Maio, che rivela una semplicità lessicale e concettuale di larghissima coincidenza con il linguaggio usato da tanti giovani.
Per quanto riguarda i blocchi sociali di riferimento, non esiste più la divisione o la caratterizzazione piuttosto marcata che esisteva in passato tra le categorie professionali e sociali: i ceti produttivi che un tempo erano la base di Forza Italia esprimono una preferenza elettorale articolata. Forza Italia ha punti di forza tra le casalinghe e i pensionati; Il M5S raccoglie consensi in percentuale maggiore tra il ceto medio impiegatizio, tra studenti e tra operai, e così pure la Lega; il PD ha punti di forza tra i pensionati; LeU trae consensi tra le componenti della sinistra radicale, piuttosto eterogenea e diversificata nelle sue rappresentazioni professionali. Sono queste naturalmente indicazioni di massima, che però denotano come i blocchi professionali e produttivi che un tempo si rivolgevano a destra o a sinistra ormai non trovano più riscontro.
Quale sarà il peso delle varie fratture politiche e sociali?
Si può citare la contrapposizione tra fautori dell’apertura alla globalizzazione ed i fautori della chiusura, oppure tra europeisti e sovranisti; il crescente divario economico e civile, vale a dire di opportunità ed accessibilità ai servizi pubblici, tra regioni del Nord e regioni del Sud; la frattura tra apparato di potere (establishment) e periferia, intesa quest’ultima come lontananza dalle élites; sono fratture che si intersecano e si sovrappongono, dando adito ad un risultato eterogeneo, a volte contraddittorio, che non può essere soggetto a interpretazioni univoche in quanto alla sua attribuzione.
Nelle prossime elezioni sarà implicita la sfida tra europeisti e sovranisti, tra chi avversa o meno l’integrazione con gli altri paesi europei, Germania e Francia soprattutto. Quanto sarà dunque percepita questa contrapposizione, tra aperturisti e escludenti, di cui si è già parlato in questa rivista, e che per valenza dicotomica attuale non è meno significativa di quella tradizionale tra sinistra e destra?
Riguardo al crescente divario tra Nord e Sud, è interessante registrare le previsioni di avanzata del M5S in alcune zone del Sud, soprattutto in Sicilia e in Sardegna; come pure, le moltissime candidature di militanti del movimento di Grillo che non hanno un lavoro, o per lo meno non vantano un consistente curriculum lavorativo. Nei decenni trascorsi, dal Sud emergeva una grande richiesta di politiche assistenziali, indirizzata ai partiti della compagine governativa; adesso si indirizza in buona parte ad un movimento, il M5S, che si è sviluppato facendo leva sulla carica anti-sistema; all’apparenza una svolta, ma in fondo il voto, e le candidature degli aspiranti all’elezione, esprimono desiderio di rivalsa, sono la decisa aspirazione ad andare al governo e, eludendo le politiche di austerità, ad attivare quelle politiche erogative in passato consuete.
Oltre alle precedenti fratture ne richiamo un’altra, quella riguardante la politica – se si può chiamare politica, in quanto non molto definita – dell’accoglienza, con le sue varie posizioni intermedie: è una frattura trasversale, tra i fautori dell’accoglienza tout court e coloro che si professano contrari o critici, una frattura che a mio parere è presente anche all’interno dei partiti ufficialmente favorevoli all’accoglienza. Eppure su questa tematica, e su questa frattura riguardante l’immigrazione, mancano ricerche e sondaggi, e sussiste il sospetto che sia una materia talmente scottante da scoraggiare rilevazioni e approfondimenti.
La frattura sull’immigrazione è il convitato di pietra della futura prova elettorale: una presenza incombente, e pesante, ma non presente nelle rappresentazioni sondaggistiche, e perciò largamente imprevedibile, soprattutto in relazione alla percentuale degli aventi diritto al voto che si dichiara indecisa o che si asterrà dalla votazione.