CONO DI LUCE Un angelo in garage con David Almond.
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30 Settembre 2024I giovani sono sempre più sfiduciati dalla politica che vedono come un’entità astratta e lontana dalla realtà. Quest’ultima tende a giudicare le nuove generazioni come composte da facinorosi, viziati e schiavi della tecnologia grazie a cui non fanno più alcuna fatica. La stessa non sarebbe pertanto adatta a formare una classe dirigente in grado di cambiare la società in cui viviamo.
Tuttavia nei recenti appuntamenti elettorali sono stati i candidati anagraficamente più giovani a fare la differenza tramite le loro proposte e ad attirare pertanto un grande consenso, basti pensare al sindaco di Vicenza, Giacomo Possamai e ai candidati alle Elezioni Europee Carlo Pasqualetto e Valeria Mantovan. Peraltro in sempre maggiori occasioni sono i giovani militanti dei singoli partiti a essere protagonisti di eventi mirati ad accendere l’attenzione pubblica su tematiche socialmente rilevanti, basti pensare alle manifestazioni che ci sono state in tutta Italia in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne o a quelle per chiedere una risoluzione quanto più pacifica del conflitto tra Israele e Palestina.
In aggiunta sono sempre di più i giovani attivisti che compiono attività divulgativa su tematiche di cui la società ancora non parla a sufficienza, come le politiche a supporto di chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare e qua mi permetto di citare Luna Pagnin, giovane attivista grazie al cui libro “Abbuffamore: Diario di un disturbo alimentare” ho avuto io stessa modo di imparare di più sul tema.
Tutti esempi di giovani adulti con idee e la volontà di dare il proprio contributo alla società in cui vivono.
Eppure questo non è sufficiente per convincere l’attuale classe dirigente del fatto che abbiamo dei giovani brillanti in grado di trasformare la scena politica italiana.
Difatti i giovani rimangono vittime del preconcetto per cui non avrebbero esperienze e strumenti necessari per occuparsi della cosa pubblica in maniera soddisfacente. Da questo deriva che sempre meno giovani si interessano alla cosa pubblica e non vanno a votare convinti che la politica non sarà mai in grado di occuparsi di loro.
Alla luce di quanto detto da dove dovrebbe iniziare la nostra classe dirigente per invertire questa pericolosa e improduttiva tendenza? Dall’azione più semplice ma anche efficace per ogni politico: ascoltare senza pregiudizi la popolazione più giovane. Questo confronto non deve essere fine a sé stesso ma fatto in prospettiva con la convinzione che le idee dei giovani possano veramente cambiare le sorti di questa società, non impartendo lezioni a loro bensì accompagnandoli nel loro percorso di crescita.
Si scoprirebbe un mondo fatto di inventiva e di strumenti in grado di cambiare il modo di vivere e fare politica.
All’attività di confronto e ascolto va affiancato un pacchetto di misure finalizzato ad agevolare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro tramite la valorizzazione di ogni abilità e inclinazione: uno delle maggiori paure che hanno le giovani generazioni è pensare che solo tramite il conseguimento della laurea, un ragazzo possa trovare degli sbocchi lavorativi validi. Questa forma mentis non solo porta una crescente angoscia nei giovani che decidono di portare avanti gli studi universitari ma convince coloro che magari preferirebbero dedicarsi ad altri campi a credere di essere dei falliti e di non essere in grado di trovare la propria collocazione all’interno della società odierna, come se quest’ultima per funzionare avesse bisogno solo di architetti, medici e non di una serie di variegate categorie lavorative!!.
In questa ottica la nostra regione è un esempio plastico dal momento che necessitiamo di architetti e ingegneri in grado di migliorare e salvaguardare le nostre infrastrutture ma anche di artigiani e piccoli imprenditori che portino avanti le attività produttive caratterizzanti il nostro territorio come la produzione del vetro di Murano e l’allevamento ittico.
Pertanto l’offerta formativa e di avviamento al lavoro deve tenere conto dei diversi tessuti produttivi presenti nel territorio. Perché non adottare misure per valorizzare la formazione di giovani esperti nella gestione dell’industria del pesce, già messa duramente in crisi dall’emergenza causata dall’arrivo del granchio blu o nella gestione di una piccola azienda producente vino? Una preziosa risorsa in questa prospettiva è costituita dai percorsi di specializzazione tecnica post diploma aventi lo scopo di fornire degli iter di preparazione allo svolgimento di professioni specifiche per cui è richiesta una competenza tecnico- manuale specifica e che non trova un equivalente all’interno dei percorsi universitari tradizionali.
Tramite la valorizzazione anche di questi comparti lavorativi si con contrasterebbe la migrazione dei giovani verso realtà lavorative maggiormente attrattive e in grado di valorizzare ogni tipo di inclinazione.
Peraltro non va trascurata l’attenzione al benessere psicologico dei nostri ragazzi, visto ancora come un tabù di cui è difficile parlare. Difatti se la società odierna è maggiormente in grado di affrontare temi quali le politiche per il lavoro e la casa, non si può dire altrettanto per la salute mentale dei giovani che viene ricondotta ad una serie di luoghi comuni riconducibili alla banale definizione “è fisiologico sentirsi così perché sei giovane, fai passare qualche anno e vedrai che passerà”. Eppure i dati che arrivano in tal senso sono veramente preoccupanti dal momento che l’Italia è tra i primi paesi europei per giovani che decidono di togliersi la vita ogni anno e che sviluppano situazioni di malessere psicologico come attacchi di panico, depressione e stress persistente. Nonostante questo l’Italia è tra gli ultimi paesi europei per finanziamento alle politiche attive a sostegno di coloro che si sentono in difficoltà a causa dell’incertezza sul loro futuro e dalla percezione di una società che non fa sentire i ragazzi accolti.
Da dove bisogna iniziare per creare una rete di protezione per i giovani? Prima di tutto insegnando loro la nobile arte del fallimento: un esame non passato o il non trovare subito il lavoro su misura per te non ti rende un fallito, ma semplicemente un individuo a cui stanno capitando delle esperienze di cui tenerne conto per il proprio bagaglio personale. Un punto cruciale in tal senso deve essere l’erogazione di maggiore risorse alle scuole per consentire alle stesse di costituire dei percorsi formativi in grado di rendere consapevoli di ragazzi che il fallimento è una delle tante parti di un percorso di vita, ma non il solo.
Nella medesima ottica uno strumento fondamentale è costituito dalla figura dello psicologo ad oggi non ritenuto essenziale nell’organico degli istituti scolastici ma centrale nel contrasto al disagio giovanile. Difatti creando degli spazi in cui i giovani possano sentirsi ascoltati e non giudicati sarebbe possibile individuare con maggiore celerità situazioni di particolare disagio su cui dover intervenire e a cui fornire supporto.
Queste sono le tre chiavi di lettura per capire e valorizzare i giovani: ascolto, valorizzazione e supporto. Ci stiamo confrontando con una generazione estremamente preparata e in grado di migliorare il nostro tessuto sociale ma perchè ciò avvenga è indispensabile che la stessa si senta protagonista del cambiamento è questo è possibile solo se la politica sarà in grado di fare sintesi di questi aspetti.
Solo così i giovani potranno sentirsi nuovamente protagonisti della res pubblica ed esserne protagonisti attivi.