Pietro Ingrao o della politica come ragione di vita
30 Settembre 2015LA BANALITA’ DELLO STEREOTIPO CHE ADDORMENTA LA MENTE
3 Ottobre 2015“Non siamo mica gli Americani/
che loro possono sparare agli Indiani” (V. Rossi, per quello che ho da fare Faccio il militare, 1979).
Si sa che Francesco, papa Francesco, è un gesuita. Particolare questo che ai più sembrerà secondario ma nelle cose di Chiesa nulla è secondario. E i gesuiti son mica curati di campagna. Fan finta di esserlo ma in realtà sono dottissimi, finissimi teologi e soprattutto sanno parlare al mondo in modo che il mondo dia loro ragione anche quando dicono verità scomode.
Ma parlano al mondo non solo con le parole ma anche coi gesti. E anche questo ai piu sembrerà secondario. I gesuiti sono furbi, strateghi e Bergoglio, fra tutti, appare come il più furbo e stratega di tutti. Di tutti I papi. E di tutti I gesuiti. Solo con questa premessa, forse, è possibile leggere in controluce il senso dei suo recente viaggio negli USA. Un Paese certo affascinante ma preda di mille contraddizioni. Ora io non so bene se sia una mia impressione ma a me gli americani (e già in questo egoismo semantico si capiscono molte cose giacchè più giusto sarebbe chiamarli statunitensi mica ci son solo loro in America) sembra mettano la religione ovunque. Persino nel loro inno nazionale (al cui confronto il nostro siam pronti alla morte fa ridere i polli); persino all’atto del suo giuramento il Presidente invoca l’aiuto di Dio (che capitasse qui da noi sai il casino? Altro che libri gender).
Insomma: ci si aspetterebbe che la visita papale al Congresso fosse stata un qualcosa di epocale. Ed invece….Certo: standing ovation iniziale per quell’uomo di bianco vestito ma poi… Insomma: un papa cosa volete che faccia se non il Papa? Era facile prevedere cosa avrebbe detto di fronte ai massimi rappresentanti istituzionali del Paese più importante al mondo, no? Rifiuto della guerra (ed intanto Obama sta decidendo se intervenire, al pari dell’odiato Putin, in chiave anti-Isis), un no decisissimo alla pena di morte (e manco 48 ore dopo scatta una ennesima pena capitale), un’economia vicina ai più deboli ed emarginati. Insomma: sono o non sono cose da …Papa? Ed infatti ad ogni passaggio del suo discorso gli applausi seguivano una logica assulutamente di parte. No alla pena di morte? Applausi democratici, silenzi repubblicani. Difesa della famiglia? Applausi repubblicani, silenzi democratici. No alla diffusione delle armi? Silenzi da ambedue i fronti perché si sa che la lobby dei venditori di armi è trasversale (son sempre trasversali le lobby affaristico-economiche un pò ovunque nel mondo).
E la faccia di Bergoglio? La faccia con la quale pronuciava quelle parole? Perché DI SOLITO la faccia di Francesco è una di quelle facce un pò cosi come cantava, dei genovesi, il buon Lauzi su parole e musica di Conte: sorridente, ironica, pacioccona direbbe una mamma parlando del proprio bimbo (salvo offendersi se a dirlo sia la mamma di un altro). Ed invece, quasi interpretasse un ruolo, al Congresso USA Bergoglio aveva una faccia compita, seriosa, un tono di voce quasi dimesso. L’avete capita la furbizia di questo sant’uomo? Va al Congresso e tiene un discorso dimesso, quasi con una sorta di timore reverenziale. Esalta gli animi definendo quella terra la terra degli uomini forti, liberi; una terra accogliente; la terra delle opportunità per chiunque. Poi fa il suo mestiere; dice ciò che, davvero!, non avrebbe potuto non dire. E lo dice ben sapendo che, al di là degli applausi, ciò che dice, qualunque cosa dica (tranne i passaggi patriottici) ci sarà comunque una parte del Congresso che non approverà (nulla di scandaloso…quanti cattolici praticanti, magari attivi in parrocchia sono d’accordo con Salvini sul tema dei migranti? Perfino qualche prete…).
Ma Francesco è furbo. Ed è un gesuita. E da gesuita furbo quale è sa che esiste LA verità (quella del Vangelo) ma sa anche piegare questa verità se consapevole che, per affermarla, va buttata a piccoli pezzi in modo che sia più facile digerirla. E negli States ha fatto esattamente questo. Papa Francesco sa che le parole (e anche LA PAROLA ) può essere piegata alle convenienze dei tempi, al pensiero di ciascuno (tanto,più in una realtà come quella della chiesa cattolica dove LA PAROLA è messa sullo stesso piano della TRADIZIONE). E che ti combina? Guardiamo il programma del suo viaggio così come pubblicato dal sito del Vaticano…
Giovedi 24 settembre. Subito dopo essere andato al Congresso, se ne va in un centro caritativo e incontra un folto gruppo di senzatetto.
Venerdì 25 settembre. Prima all’ONU poi incontro interreligioso e visita ad una scuola di Harlem frequentata da bambini figli di immigrati.
Sabato 26 settembre. Partecipa ad un incontro per la libertà religiosa con la comunità ispanica ed altri immigrati e poi partecipa alla festa della famiglia.
Domenica 27 settembre. Incontra le vittime di abusi sessuali da parte del clero; visita un carcere; presiede la Santa Messa che conclude l’incontro mondiale delle famiglie.
Avete capito? Poveri, ecumenismo (contro i fondamentalismi), carcerati, immigrati, abusati sessuali. Insomma: è come se papa Francesco, convinto che la sua PAROLA fosse accolta un pò come accogliamo I vaniloqui di qualche zia betonega, avesse voluto mettere in primo piano, risaltare, mostrare pragmaticamente i gesti concreti che fanno di un uomo un uomo di Dio sapendo che spesso le parole sono …solo vanità. Se non è un gesuita furbo o un furbo gesuita….