God bless America?
3 Ottobre 2015Che avesse ragione Oriana?
8 Ottobre 2015Quando qualche giorno fa è scoppiato lo scandalo Wolkswagen la reazione tutta italiana sui media, ma anche nello scambio di battute al bar o tra colleghi, è stata tutta improntata ad una sorta di rivincita sui germanici. Anziché rammaricarsi di un fatto eticamente grave, a prescindere dal luogo in cui è successo, nella stampa italica e tra gli italici stessi si notava la malcelata soddisfazione di averli presi in castagna. Persino una trasmissione radiofonica giustamente molto apprezzata, per l’equilibrio e la serietà legate all’ironia, come Caterpillar è caduta un pochino dal suo stile dedicando una parte del proprio spazio a telefonate di italiani che hanno contatto nel loro lavoro o per altre occasioni con tedeschi. I conduttori li provocavano con la domanda: stamattina, appena scoppiato il caso, come avete vissuto la soddisfazione per una volta di non essere umiliati ma di poter un po’ sfottere i teutonici ridimensionati nella loro precisione, rettitudine ed efficienza?
Nulla di veramente grave in tutto ciò, sia chiaro, però questo atteggiamento è una spia di come le nostre opinioni si formano per percezioni e soprattutto per generalizzazioni. Ma chi l’ha detto che tutti i tedeschi sono precisi, retti moralmente ed efficienti, tanto da meravigliare che uno scandalo del genere sia successo in quel paese? A parte che nella moralità semmai una parte minoritaria e allora potente di tedeschi, non tutti ovviamente, ha dato nella prima metà del secolo scorso una drammatica e pessima prova, chi cerca di osservare le cose con profondità e logica si rende conto che immoralità, superficialità e inefficienza sono presenti in tutto il mondo, come in tutto il mondo, grazie a Dio, sono presenti i loro esatti contrari. Dagli Stati Uniti, dove scandali su una vasta gamma di temi, hanno nel ‘900 coinvolto persino presidenti dello Stato, fino al più remoto angolo del pianeta.
Tornando allo scandalo Wolkswagen va da sé che l’assunto implicito degli italiani soddisfatti della piccola personale rivincita è che tale scandalo per l’Italia sarebbe stato normale e non avrebbe persino fatto notizia. E temo che nella stessa mente dei tedeschi, tutti purtroppo, vi sia il medesimo assunto. Che lassù l’Italia, intera ovviamente con tutti gli italiani, venga ancora rappresenta come un popolo di mangiaspaghetti in un covo di banditi e mafiosi è cosa vecchia; risalente almeno alla famosa copertina del diffuso settimanale Der Spiegel che nel 1997 riportava la foto di una rivoltella appoggiata su un piattone appunto di spaghetti. Questo assunto fa il paio con l’atteggiamento opposto, anch’esso presente qua e là nei nostri media, di considerare invece una notizia l’Italia efficiente, pulita, che lavora e produce, tanto da meritare trasmissioni televisive e servizi di copertina nei rotocalchi. Si potrebbe obiettare che lo si fa proprio per combattere le generalizzazioni che riguardano l’Italia. A parer mio con questi quadretti oleografici alla lunga si ottiene l’effetto opposto, quello di relegare in Italia l’efficienza e la rettitudine in oasi e in piccoli paradisi, improponibili come modello diffuso.
In definitiva di generalizzazioni e stereotipi si muore. Ne sanno qualcosa gli abitanti di città come Venezia, Roma e Napoli, la cui immagine è già stampata in anticipo dall’opinione corrente, alimentata con servizi e speciali dai media. Non le cito perché sono note e mi infastidiscono, e molto, come mi infastidiscono gli stupori convinti quando per viaggio o per lavoro qualcuno torna da quelle città con testimonianze certe che non è tutto così come appare. Ma no, davvero?
Queste considerazioni possono risultare oziose, ma mi permetto di proporle perché poi anche le valutazioni politiche, il voto a quello e a quell’altro, non parliamo poi del non voto, sono sovente sorrette da generalizzazioni superficiali, luoghi comuni e realtà tenacemente solo e sempre percepita. Infatti proprio ieri in sala insegnanti della mia scuola così si è concluso uno scambio di battute, devo dire da me male impostate perché sono peccatore anch’io. Attacco: “ i numeri ci dicono che la disoccupazione in Italia è calata”. Subito visibilmente alterato, se non proprio incazzato, risponde il collega: “ Ma scherzi, non è vero, mio nipote è ancora senza lavoro”. Si volta e se ne va, inveendo tra sé e sé contro gli ottimisti come me. A ripensarci avevamo torto entrambi, ma il collega un po’di più, perché io non avevo mica detto: “ la disoccupazione in Italia è sparita di colpo”.