O famo strano?
6 Maggio 2018I Geniali di Moscovia – seconda parte-
6 Maggio 2018Come abbiamo letto sui giornali, in occasione del malore del Presidente emerito Giorgio Napolitano, e dell’operazione chirurgica cui è stato sottoposto, si è scatenato un coro di insulti contro la sua persona, di dileggio sul suo stato di salute e di espliciti auguri di morte.
Una campagna di odio viscerale non nuova in rete, anzi piuttosto frequente nei riguardi di personaggi pubblici o rivestenti carica politica o istituzionale, che tuttavia ha suscitato impressione sia per la sua veemenza, sia in quanto diretta ad una persona della ragguardevole età di 92 anni ed in stato di sofferenza, sia in quanto la persona ricopre la carica di Presidente emerito della Repubblica.
Conseguentemente il Capo della Polizia Franco Gabrielli ha attivato la Polizia Postale per verificare “nei termini di legge” la sussistenza di eventuali reati e per arrivare alla rimozione degli insulti e degli auspici di morte.
Una caratteristica ormai assodata della rete è la facilità e la frequenza degli insulti on line, la loro diffusione; difficilmente tale facilità di offesa sarebbe ripetuta pari pari in una situazione de visu, faccia a faccia con l’interlocutore, magari alla presenza fisica di terze persone; le condizioni della rete operano come condizioni favorevoli alla manifestazione di un approccio alquanto aggressivo, alieno dalle condizioni e dai criteri di comportamento che animano una discussione o anche una contrapposizione civile.
Come si può constatare in rete – o meglio si poteva, prima che vari post venissero rimossi dai promotori una volta conosciuta la prospettiva di sanzioni – varia è la tipologia dei post offensivi. Alcuni si limitano ad una invettiva generica, altri al sarcasmo per il malore subito, in quanto sarebbe stato causato dalle vicende dell’agenda politica, altri post specificano i motivi delle ingiurie e delle invettive. In sintesi, le colpe maggiori attribuite sono quelle di aver controfirmato leggi o decreti giudicati contrari ai propri interessi o alle proprie opzioni ideologiche(tipo la legge Fornero sulle pensioni, o l’emanazione del Rosatellum bis), e di avere conferito l’incarico di formare il governo agli ultimi Presidenti del Consiglio, non eletti in occasione di elezioni politiche, e quindi di aver consentito la formazione di governi considerati “illegittimi”. Altri post fanno riferimento alle vicende – non del tutto palesi – legate alla trattativa stato-mafia.
Un Presidente visto come un “grande vecchio” malefico e intrigante, artefice di atti dannosi, cui imputare direttamente la creazione di provvedimenti illegittimi o incostituzionali, come se emanassero direttamente dalla sua persona, quando invece sappiamo che il compito della carica è promulgativo. E la promulgazione, in assenza di palesi caratteristiche di anticostituzionalità, o di poco chiare enunciazioni di legge, ed in presenza di copertura finanziaria, è consequenziale. Ma evidentemente è più semplice costruire artificialmente un unico colpevole, una sorta di capro espiatorio per i provvedimenti legislativi non graditi.
Questo ci porta a fare alcune considerazioni.
E’ molto diffusa la credenza che gli ultimi governi, essendo nati dal conferimento dell’incarico a personalità non scelte dal voto popolare, non siano provvisti di legittimità; una credenza del tutto falsa (basta leggere l’art.92 della Costituzione , secondo cui il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri), eppure talmente diffusa da essere accettata e trattata come vera. Una credenza che denota una ignoranza piuttosto radicata degli ordinamenti e dei meccanismi istituzionali.
Inoltre, emerge l’uso di termini di linguaggio inappropriati: il termine “illegittimo” ha una precisa connotazione giuridica, oggettiva, non può essere usato per definire un governo o un provvedimento che soggettivamente venga considerato inopportuno, non gradito. Quindi, una inadeguatezza ed una estrema superficialità del linguaggio.
Infine, una constatazione sulla tendenza alla gogna, a mettere alla berlina il personaggio detestato. La tendenza e l’abitudine alla gogna sono reazioni e comportamenti del mondo “reale”, indipendentemente dall’esistenza o meno del web; solo che il web rende la gogna largamente e rapidamente partecipabile, e la gogna mediatica, come afferma il sociologo Stefano Allievi, fa sentire realizzati: rende il partecipante membro di una comunità di indignati, o di avversari irriducibili, e produce un autocompiacimento.
A proposito della gogna mediatica, Allievi parla di una forma di “indignazione compulsiva”, indirizzata per lo più verso i personaggi pubblici. Si tratta di una indignazione ampiamente soggettiva, nel senso che i motivi dell’indignazione possono essere alieni dalla morale corrente, che dovrebbe essere applicata all’infrazione delle regole morali o normative comunemente accettate. Nel caso del Presidente, e nei casi simili, si tratta di indignazione o avversione per atti o comportamenti che semplicemente non corrispondono alla propria visione o alle proprie scelte politiche, ma la sua condivisione, nella giostra mediatica, è ambita e fonte di ampia gratificazione.