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20 Febbraio 2025Prima domenica di Carnevale 2025 e, dopo qualche settimana di bassa stagione e quindi di discreta tranquillità, è ritornato l’incubo. Calli, fondamenta e ponti stracolmi e impercorribili. Per chi abita e/o lavora tra quelle calli e quei ponti una sensazione (ben nota ahimè) di assedio, di essere prigionieri in casa propria. Insomma, domenica è andata plasticamente in scena la rappresentazione concreta dell’overtourism la cui definizione formale è: impatto del turismo su una destinazione, o su parti di essa, che influenza eccessivamente in modo negativo la qualità percepita della vita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori. Ebbene, domenica a Venezia è andata esattamente come da definizione.
Le reazioni: quelle dell’opposizione sono sempre le stesse, ripetute un po’ stancamente, poco più che slogan. La ZTL sul Ponte della Libertà (che non sarebbe servita a nulla), la soglia di carico di visitatori (sacrosanta ma ad oggi inapplicabile, se non come misura emergenziale e puntuale ai fini della pubblica sicurezza) e la invero originale accusa di non aver applicato il tanto vituperato (dall’opposizione) ticket appositamente per non avere la prova provata che questo non funziona come deterrente.
Ma molto più (tristemente) significative sono state le parole del Sindaco che tradiscono una siderale distanza dal vissuto dei suoi concittadini o, peggio, la consapevolezza di questo vissuto ma insieme l’assoluto disinteresse di farsene carico. Quasi che, nella fase finale del suo mandato, non essendo necessario costruire il consenso, abbia gettato la maschera.
Ritorna con la trovata dei tornelli e pure questa assomiglia a puro flatus voci. Lasciando stare la sgradevolezza concettuale degli stessi, a cosa dovrebbero servire? A impedire gli ingressi? No, perché come giustamente ricorda il Sindaco, ad oggi non c’è la possibilità per legge di imporre una soglia di ingresso. A favorire l’esazione del ticket? No, perché neppure nei prossimi weekend è previsto e comunque l’esperienza dell’anno scorso dimostra che per la riscossione del ticket i tornelli non sono affatto necessari. Resta l’ultima ipotesi: che i tornelli servano a indirizzare i flussi in modo da distribuirli per la città ed evitare ingorghi. Anche questa è una motivazione inconsistente sia perché indirizzare i turisti nelle poche aree relativamente tranquille è una vittoria di Pirro, se non un peggioramento della situazione, sia perché non è che si organizza la processione della pantegana, cioè un evento dichiaratamente attrattivo e contemporaneamente si indirizzano i visitatori da un’altra parte.. Insomma, i tornelli non sono una soluzione, nemmeno un palliativo, a nulla.
Ma più gravi di tutto, proprio perché rivelano la distanza o l’indifferenza verso i residenti, sono le parole con cui ha ribadito che anche in futuro il ticket NON verrà applicato ai veneti. Li ringraziamo (i veneti, NdR) di venire anche perché per me i veneti sono veneziani. E ancora: Bisogna guardare alle provincie confinanti come a un’estesa Venezia che ingloba le città vicine in un unico grande territorio.
Ora, che Brugnaro abbia da sempre coltivato e promosso un’idea di Grande Venezia, che abbraccia tutto il circondario, anche non limitrofo, è un fatto. Fino a forzare clamorosamente la realtà storica con la famosa narrazione di una Venezia costruita dai veneti che d’estate tornavano nei loro territori. Forzature appunto, come anche la visione onnivora per cui Venezia “è” anche le terme di Abano e le montagne di Cortina. Per carità, anche facendo la tara al fatto che la verosimile motivazione che anima il Sindaco è di vendere il brand Venezia, l’idea di fondo ha certamente un senso di carattere politico, economico, di prospettiva. È giusto inquadrare Venezia nella sua area metropolitana vasta, corretto perseguire quella metropoli diffusa (sostanzialmente la PATREVE) che sfrutti le molte vocazioni del territorio. Opportuno tutto quanto renda il territorio competitivo e non asservito alle città alfa circostanti e, ça va sans dire, tutto questo è un disegno che ovviamente non si può limitare al “pesce”. Ma tutto questo non giustifica la totale, direi persino irridente, indifferenza verso coloro che in certe giornate vivono assediati in casa. Perché i veneti, quelli che per il Sindaco sono veneziani, per i quali “l’avvio del Carnevale è stata una bella giornata”, si immergono volentieri nel casino festaiolo ma la sera poi tornano alle loro case lontane dalla pazza folla. Su di Ioro non grava il peso opprimente dell’overtourism. Non cogliere (o, peggio, fingere di non cogliere) la differenza, insistere su “il turismo è sempre bene accetto perché è un’industria importante” è una posizione cieca e pure offensiva per i veri veneziani.
La realtà è che il problema dell’overtourism va affrontato di petto e con un approccio olistico, non con slogan e iniziative tampone e soprattutto avendo come faro il concetto di “resident first”. Il ticket (o meglio tassa di scopo) va eccome applicato ma deve avere un costo dinamico ed alzarsi di molto nelle giornate di picco per essere effettivamente un deterrente e perseguire, così, di fatto una soglia non valicabile anche in assenza di una legislazione cogente in tal senso e va completamente ripensato nelle modalità e finalità, vanno definiti gli hub di accesso, ridotta l’offerta di posti letto e quindi ridotto il numero di locazioni brevi (o almeno bloccare nuove aperture). Rimando in proposito al più volte citato libro “I Futuri di Venezia” per una ricca e organica antologia di proposte. Tutte cose difficili, certamente, che vanno contropelo a molti interessi radicati e che quindi saranno certamente osteggiate da lobby agguerrite. Ma una politica pensata e seria di contenimento dell’overtourism è un tema ineludibile e penso e spero centrale nella prossima campagna elettorale.
Ciò che è certo è che i veneziani, i residenti e più in generale i frequentatori abituali, non meritano e non tollereranno di essere presi ancora per il culo.
Immagine di copertina © La voce di Venezia