
I TEMPI LUNGHI PER RILANCIARE VENEZIA RICHIEDONO ACCORDI PREVENTIVI BIPARTISAN TRA I CANDIDATI A SINDACO
15 Febbraio 2025
La misura è colma
20 Febbraio 2025“La vicenda giudiziaria che ha travolto il sindaco Luigi Brugnaro e il suo entourage, con il loro ormai certo passaggio da semplici indagati a imputati per corruzione, ha raggiunto livelli di gravità tali da rendere assolutamente insostenibile la sua permanenza in carica. Eppure, ciò che sconcerta ancora di più è il silenzio assordante e l’inspiegabile sostegno che continua a ricevere da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, partiti che, in teoria, dovrebbero difendere il buon governo, la legalità e la trasparenza. Invece, con il loro imbarazzato immobilismo sulla vicenda, non potendo più trincerarsi dietro l’alibi dell’ignoranza, si rendono sempre più complici di un’amministrazione ormai screditata agli occhi dei cittadini.
Brugnaro avrebbe dovuto dimettersi da tempo. Ogni giorno che passa con lui al comando è una ferita sempre più profonda alla dignità di Venezia e dei suoi cittadini, un affronto ai valori della buona amministrazione.
Il problema non è solo il sindaco. Il sistema di potere che ha creato è stato sostenuto e avallato da chi oggi finge di non vedere lo scandalo che lo sta travolgendo. Chiunque abbia sostenuto questa amministrazione, chiunque abbia chiuso gli occhi di fronte alle sue prepotenze e alle sue scelte scellerate, oggi porta una responsabilità pesante, ogni giorno più pesante.”
Sono alcuni dei passaggi più significativi di un documento reso pubblico dall’ex Sindaco di Venezia Ugo Bergamo riguardo la vicenda giudiziaria battezzata dalla Procura di Venezia “Palude” con la quale si è definito un quadro accusatorio – tutto da provare davanti ai Giudici del Tribunale di Venezia – molto pesante che coinvolge il Sindaco Brugnaro, i due suoi più stretti collaboratori Morris Ceron (Direttore Generale del Comune) e Derek Donadini (vice capo di Gabinetto del Comune) e a latere l’ex Assessore Renato Boraso arrestato per corruzione.
L’iter giudiziario farà la sua strada e la definizione del quadro accusatorio dovrà trovare riscontri nel dibattimento processuale: fino ad allora vale il principio garantista fino al terzo grado di giudizio.
Ciò nonostante, colpiscono, anche se non meravigliano, le prese di posizione totalmente sdraiate sulle posizioni del Sindaco, da parte della sua maggioranza, per non dire dell’ingiustificato “se c’ero dormivo” di alcuni assessori, Zuin su tutti, che dichiarano di non essersi minimamente resi conto di quello che succedeva “a loro insaputa”: «quando è presente il sindaco parla solo lui e io e gli altri interveniamo solo se interrogati o solo se commette un grosso errore»
Rafforzate per altro dalle dichiarazioni dell’ex vicesindaco Luciana Colle «Prendo atto che all’incontro il sindaco ha offerto opportunità edificatorie anche residenziali. Non mi ero resa conto che stesse dando assicurazioni sulla edificabilità di terreni di sua proprietà privata» e ancora «il clima in giunta non consentiva a nessuno di contestare Brugnaro»
Sono le stesse forze politiche dell’attuale maggioranza che in occasione dell’emergere dello scandalo MOSE (giugno 2014) erano scese in campo armate di tutto punto a reclamare le dimissioni dell’allora Sindaco Orsoni.
Che per altro il 4 giugno 2014 è stato posto agli arresti domiciliari per presunta violazione della normativa in materia di finanziamento ai partiti, poi revocata, e al termine del processo di primo grado, il 14 settembre 2017. Orsoni poi esce senza condanne dall’inchiesta sul Mose. Il giudice del Tribunale di Venezia lo ha infatti assolto sul finanziamento ‘in bianco’, perché “il fatto non costituisce reato” e ha dichiarato prescritte le presunte dazioni in nero.
Della vicenda giudiziaria di Orsoni qui si vuole ricordare come le sue dimissioni rassegnate il 23 giugno siano state provocate da quelle di tutti i 24 consiglieri della sua maggioranza in coerenza con l’appello della lista “In Comune”, firmato dall’assessore Gianfranco Bettin, dalla consigliera delegata Camilla Seibezzi e dal consigliere Beppe Caccia, in cui si chiedeva al sindaco “un ultimo atto di responsabilità: le dimissioni”.
Senza trascurare il fatto, per niente secondario, che lo scandalo MOSE ha coinvolto i vertici della Regione Veneto – in prima persona il suo Presidente Gianfranco Galan (eletto nella coalizione di CentroDestra), quando nella poltrona di vicepresidente sedeva quello che diventerà l’inossidabile presidente Luca Zaia – e la struttura apicale del Consorzio Venezia Nuova, ma non ha in nessun frangente coinvolto, a nessun livello, nessun’altra responsabilità del Comune di Venezia.
Ben diversa la situazione attuale in cui oltre al Sindaco, all’assessore Boraso al quale lo stesso Brugnaro si rivolge in questi termini “Tu non mi ascolti. Non hai capito, tu non capisci un c… Mi stanno domandando anche a me che tu domandi soldi. Tu non ti rendi conto rischi troppo… tu non mi stai ascoltando“ (intercettazione del 17 marzo 2023) – con il che dimostra la sua completa conoscenza delle malefatte del suo assessore – sono coinvolti il Direttore Generale e il vice Capo di Gabinetto (i suoi bracci destri).
Brugnaro nel 2015 ha cavalcato vittoriosamente, per tutta la sua campagna elettorale, l’indignazione per la sinistra corrotta nel sistema MOSE (e non lo era) per cadere oggi nell’accusa di corruzione più classica.
È proprio vero che i fatti di corruzione non pagano elettoralmente. O meglio non pagano quando la destra è coinvolta e invece pagano quando coinvolta è la sinistra: sono ragioni insondabili.
E allora con che coerenza le forze dell’attuale maggioranza che si sbracciavano urlanti “a casa” in Consiglio comunale all’epoca dello scandalo MOSE possono oggi “far finta di pomi”?
È un problema di dignità e senso di responsabilità, senza i quali, trincerarsi dietro un garantismo che si valuta a seconda della convenienza, la politica perde credibilità e allontana il cittadino dalle istituzioni, anche quelle che dovrebbero essergli più vicine.
Senza trascurare che emerge un fatto serio e grave: sono più di 15 anni che Venezia è al centro di una situazione di decadimento politico, amministrativo con implicazioni di ordine giudiziario che non rendono giustizia a tutto l’interesse che la Città continua a suscitare e a tutto il costante bisogno di supporti economico-finanziari di cui necessiterebbe per poter manutenere il suo fragile equilibrio ambientale e l’altrettanto pericolante situazione socioeconomica.
Con quale credibilità?