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22 Giugno 2023CONO DI LUCE Lisetta Carmi, il profumo di un’anima in cammino, con Anna Toscano
2 Luglio 2023Sentiamo parlare e leggiamo continuamente della cosiddetta “Riforma Nordio”, con una critica accesa ed anche aspra su molte testate giornalistiche.
Proviamo a farci un’idea.
Sono sei, essenzialmente, i temi che detta riforma va a toccare:
- L’abuso d’ufficio sarà abrogato
- Il traffico di influenze illecite sarà riformato
- Vengono introdotti limiti alla pubblicazione delle intercettazioni
- Viene vietata la pubblicazione dell’avviso di garanzia
- Le misure cautelari dovranno essere applicate da un collegio e non da un magistrato singolo
- Viene esclusa l’impugnabilità di alcune sentenze da parte del Pubblico Ministero
Si tratta di materie molto tecniche, da “penalisti puri” oserei dire – che tuttavia stanno suscitando un tifo da stadio inconsueto.
Proviamo a rendere comprensibili lo stato attuale e lo stato di riforma (per cenni assolutamente grossolani, proprio per non entrare in detti tecnicismi che interessano poco i nostri lettori).
L’abrogazione dell’abuso d’ufficio: oggi, l’art 323 c.p. prevede che commette il reato “il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio(2) che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”
Ma perché abolire questa fattispecie? Leggiamola attentamente: non è dato capire quale sia la condotta vietata. La fattispecie è così ampia e così poco descritta, e prevede tali e tante ipotesi (sempre vaghe) disgiunte, che – al di là di un generico “non approfittare del ruolo”, non viene affatto descritta.
Un principio cardine, invece, della legge penale è proprio quello della tassatività delle condotte punite, diversamente il cittadino sarebbe in balìa degli umori dei singoli Magistrati Inquirenti.
Ed è proprio quello che mira ad evitare la riforma: che amministratori per bene siano scoraggiati da prendere iniziative e/o siano sottoposti a lunghi ed estenuanti processi penali.
Le statistiche, su questo reato, sono state pubblicate ovunque, ma le ripetiamo: nel solo 2021 ci sono state 4745 iscrizioni nel registro degli indagati per tale fattispecie, e solo 18 condanne. Numeri che non possono lasciare indifferenti. Non si tratta – per parafrasare il buon Davigo – di 4727 colpevoli che “l’hanno fatta franca”, ma di fattispecie così vaga e mal scritta che anche 4727 amministratori che non avevano tenuto condotte illecite, si sono trovati nel gorgo (privato e pubblico) della giustizia. Anche nel 2022, i dati sono simili: l’85% dei fascicoli aperti è stato archiviato in fase di indagine preliminare.
Sono numeri che paralizzano la pubblica amministrazione, oltre a gettare nello sconforto il privato, e che rischiano solo di disincentivare la partecipazione alla vita pubblica dei cittadini.
Un tanto è confermato dall’adesione unanime, a detta proposta, dei sindaci anche della parte politica che avversa la riforma , e vale a dire dei sindaci del PD. Chi lavora sul campo, sa infatti quanto questa norma possa essere una spada di Damocle
E cosa succederò, poi? I pubblici amministratori potranno impunemente “rubare”?No. Esistono molte altre norme a tutela della correttezza della P.A. Cito solo corruzione e concussione.Gli strumenti ci sono, senza dover usare le ghigliottine alla Robespierre.
Ugualmente, viene riformato il reato di traffico di influenze illecite, sempre al fine di renderlo concreto e applicabile (non mi dilungo, è di minor interesse e la ratio è la medesima).
Veniamo al divieto di pubblicazione di intercettazione: non si mette un bavaglio alla stampa (peraltro, sarebbe già previsto un generico segreto d’ufficio durante la fase delle indagini). Si prevede che vengano impedite le pubblicazioni di intercettazioni relative a fatti che riguardano terze persone, non oggetto del processo, che non costituiscono reato. MI spiego: se il truffatore, venendo intercettato, parla con me che sono la sua amante e che nulla so dei suoi traffici, perché devono essere trascritte le intercettazioni che riguardano la nostra storia clandestina? Qual è l’interesse pubblico? Non deve, in questo caso, prevalere il diritto alla riservatezza rispetto a quello che, lasciatemelo dire, è spesso solo gossip?
Quanto all’avviso di garanzia, viene proposto che sia pubblicato solo riassuntivamente, e non nei dettagli. Anche qui, il senso è che i processi non si fanno sui giornali, ma nelle aule. Va bene dare la notizia del processo, non dare i dettagli in pasto al pubblico. Se l’imputato sarà colpevole, la stampa pubblicherà poi la sentenza, in ogni suo particolare.
Ancora: ordinanza cautelare stabilita da un collegio di 3 e non dal singolo: è garanzia di accuratezza e di buon vaglio, posto che si tratta di misure restrittive della libertà personale e che vengono emesse prima del processo. In un paese garantista, ne dovremmo andar fieri.
Il limite all’appello del PM è previsto, infine, solo per reati minori in cui l’interesse dello Stato alla verifica in appello appare soccombente, rispetto a una assoluzione in primo grado per fatti che non destano allarme sociale. Si tratta, in sostanza, di far concentrare il PM su reati più seri, o (senza malizia) a lavorar seriamente in primo grado, snellendo poi le fasi successive. SI ripete, per i reati meno gravi.
Descritta sommariamente la riforma (è una proposta, allo stato), qualche valutazione ci sia concessa.
La prima: Nordio è un ex Pubblico Ministero. Cioè, uno di quelli che queste norme le applicava, e che ha lungamente – e molto seriamente – dato la “caccia ai banditi”. Lo ricordo, austero e severo, nei primi anni di Mani Pulite. E’ andato in pensione recentemente, con onore, e sempre rimanendo da quel lato della barricata, quello inquirente.
Perché ora, da Ministro, avrebbe cambiato strada verso una “garanzia di impunità”? E’ impazzito? Si è lasciato comprare? Naturalmente, né l’uno, né l’altro. Semplicemente, è uomo di grande onestà intellettuale e sa che certe distorsioni del sistema, che ben conosce dall’interno, vanno corrette.
La seconda: Nordio governa in una maggioranza – mi sia concessa la valutazione – di populisti e sovranisti. Quelli il cui elettorato vorrebbe la forca facile, quelli che vorrebbero considerare sempre legittimo sparare al ladro, quelli che invocano a gran voce pene esemplari, sempre, e qualcuno perfino la pena di morte. Eppure propone una riforma seria, garantista.
Dall’altra parte, abbiamo la sinistra che noi immagineremmo garantista, colta, dotta, con una cultura giuridica alle spalle – che invece ci ha regalato l’allungamento della prescrizione (processi infiniti, a vita, per imputato e anche per parte offesa) e l’estensione a reati amministrativi delle norme sulla prevenzione (ministro Orlando), un PD che si è tenuto un ministro onestamente poco difendibile tecnicamente, come Bonafede.
Forse, il dibattito e l’esame politico, dovrebbe essere su questo.