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16 Aprile 2025Molti autorevoli storici concordano nel ritenere che la vera rivoluzione del Novecento l’abbiano fatta le donne nel richiedere e ottenere – non in tutti gli Stati purtroppo – l’affermazione dei loro diritti di persone responsabili e libere nella famiglia (la legge sul diritto di famiglia è del 1975) e nel contesto sociale (la legge che estende il voto alle donne in Italia è del 1946, quella che apre l’accesso a tutte le professioni, compresa la magistratura, è del 1963).
Le richieste mirate a riconoscere i diritti delle donne sono esplose nel maggio francese e poi proseguite negli anni Settanta. Ma molte donne hanno contribuito anni – e secoli prima, oserei dire – a far maturare idee, proposte, riflessioni.
Ad esempio perché una donna bella, di successo, a 57 anni partecipa con curiosità intelligente, mentre si trova a Parigi, alle manifestazioni degli studenti del Sessantotto, in particolare delle ragazze a cui dedica un libro di poesie “Chansons des filles de mai“?
Alba de Céspedes nasce a Roma da madre italiana, Laura Bertini, e padre cubano, l’ambasciatore Carlos Manuel de Céspedes, a sua volta nipote di Carlos Manuel de Céspedes che aveva partecipato alla lotta per l’indipendenza di Cuba dagli spagnoli e aveva fondato la nazione cubana. Attraverso la scrittura, che per Alba non è una scelta professionale – o quantomeno non solo – è un modo di vivere, di lottare, veniamo in relazione con il suo pensiero sulla donna e sulle modalità di comunicazione. Scrive romanzi, diari, saggi, poesie, dirige il mensile di politica, arte e scienza “Mercurio” dal 1944 al 1948, collabora con la rivista “Epoca”.
Le mie protagoniste sono sempre in fondo, in fondo la stessa donna che impersona, a volta a volta, i problemi di una generazione, di un mondo e di una età. Ma mentre Alessandra di “Dalla parte di lei” si riduce a uccidere per non rinunziare alla felicità e Valeria deve distruggere il «Quaderno proibito», cioè la lucidità della coscienza, per tentare di trovarla, Irene comprende che la felicità si può ottenere solo accettando la disperazione che assilla ogni creatura umana consapevole. Così ciò che rappresenta un muro tra Alessandra e Francesco, un segreto per Valeria e Michele, diviene invece un vincolo di qualità unica tra Irene e Pietro, i quali cercano insieme di dare un significato valido all’angoscia che pervade il loro amore, la loro naturale solitudine, il loro tempo e la loro età. (Dattiloscritto, Perché ho scritto “Prima e dopo”)
Quindi ascoltando il cuore delle donne, protagoniste e non, dei romanzi di Alba de Céspedes sentiamo battere i sentimenti, le emozioni, le passioni della stessa scrittrice.
Nel poderoso romanzo, ambientato nella prima metà del Novecento, di oltre 500 pagine che la impegnò per tre anni, “Dalla parte di lei” il tema ruota intorno alla possibilità di coniugare l’amore totale e incommensurabile con la libertà e la quotidianità, senza che quest’ultima offuschi l’ineffabile. Eleonora, madre di Alessandra, quando durante un grigio matrimonio incontra un amore grande “che conta, un amore mediocre?“, chiede al marito di lasciarla andare. Quest’ultimo rifiuta e la minaccia di denunciarla per il reato di abbandono del tetto coniugale. “Che si può fare Sista? – chiede la figlia Alessandra alla serva – “Che vuoi fare? È il marito.” Così Eleonora si getta nel Tevere, proprio nel luogo in cui era annegato il figlio bambino. Sista, la serva affezionata e fedele, è la donna rassegnata alla sua condizione, ritenuta naturale. Si limita a dire: “Tutti gli uomini sono uguali. È una disgrazia l’uomo.“
Una imponente figura di donna compare nelle vesti della Nonna, che accoglie Alessandra, orfana a 17 anni, nella sua tenuta in Abruzzo. Non ha un nome, é caratterizzata solo dal ruolo, è la Nonna, da cui tutti i componenti della famiglia patriarcale dipendono. Il suo potere sta nel possesso delle chiavi- che tiene appese alla cintura – di tutta la casa: dalla dispensa alla cantina alle camere, e nell’aver partorito molti figli. Vede nella determinazione e forza di Alessandra una sua erede alla direzione del patrimonio, scegliendole anche un giovane per il matrimonio. Alessandra rifiuterà ogni proposta, continuerà a studiare, tornerà a Roma dove incontra Francesco, il grande amore. Si sposano. Francesco durante la Resistenza partecipa alla lotta, coinvolgendo anche Alessandra. Poi, dopo la liberazione, Francesco è preso dall’impegno politico e il dialogo passionale si raffredda, tanto che Alessandra decide di abbattere il muro, che lei sente si sta frapponendo tra loro, con un colpo di pistola, ammazzando Francesco. Durante il processo l’unica persona che difenderà la moglie “sciagurata e assassina” sarà la Nonna.
Negli anni Cinquanta, Valeria, 43 anni, governa, con il lavoro domestico e contribuendo all’economia familiare con il lavoro di ufficio, una famiglia tipica e apparentemente serena, di quattro persone con due figli che studiano all’Università. Improvvisamente viene presa dai desiderio irrefrenabile di tenere un diario tutto per sé, visto che in casa spazi per lei non ce ne sono. Nel “Quaderno proibito” riversa tutti i suoi pensieri, si accorge, in ufficio, delle attenzioni del dirigente e prova un sentimento nuovo, litiga con la madre e la figlia per ragioni opposte. “Appartengono a due mondi diversi: l’uno che è finito con quel tempo, l’altro che è nato da esso. E in me questi due mondi si scontrano, facendomi gemere… Forse io sono questo passaggio, questo scontro.” Infatti, quando Valeria scopre che la figlia, 19 anni, è innamorata e frequenta un avvocato già sposato, trattandola come una svergognata, Mirella risponderà: “Oh, io rifletto molto, credimi, mi domando continuamente ciò che è bene e ciò che è male. Tu mi accusi sempre di essere cinica, fredda; ma non è così. Non è vero. Sono diversa da te, ecco tutto».
Alla fine Valeria distruggerà il quaderno che teneva nascosto, per non rompere l’equilibrio familiare. “La sera, quando sediamo a tavola tutti insieme, sembriamo chiari e leali, senza insidie: ma io, ormai, so che nessuno di noi si mostra qual è veramente, ci nascondiamo, ci camuffiamo tutti, per pudore o per dispetto.” Questa conclusione sembra preannunciare la sceneggiatura del film “Perfetti sconosciuti” (2016).
Nel romanzo successivo “Prima e dopo” edito nel 1955 (“Dalla parte di lei” è del 1949; “Quaderno proibito” del 1952) Irene, un nome che simbolicamente preannuncia la fine del conflitto con il patriarcato, 35 anni, dopo aver rifiutato il matrimonio con il fidanzato ricco, si costruisce una vita di donna libera e indipendente, professionalmente soddisfacente anche se non altrettanto soddisfacentemente remunerata. Ha un amante, Pietro, e, per questo, la madre la condanna “informandomi che i suoi principi religiosi le vietavano di ricevermi in casa”. Con Pietro condivide l’inquietudine di un’epoca: “eravamo consapevoli di vivere una condizione angosciosa, precaria. Ci sentivamo vecchi perché nella nostra vita era insaccata la vita di un secolo; eravamo stanchi perché stavamo traversando di corsa un grande spazio e avremmo voluto fermarci in un tempo che finalmente fosse il nostro, invece il nostro tempo era proprio quel sacco pesante di anni e di fatti che portavamo in noi.” La felicità, tanto cercata, sta nell’affrontare insieme la vita com’è. “Gli carezzavo amorosamente i capelli, pensando con dolcezza che egli era un uomo, io una donna, che saremmo invecchiati e, un giorno, saremmo morti“. Nel romanzo gioca un ruolo anche la serva Erminia, un misto di ignoranza e ingenuità, che viene da un paese il cui contatto con il mondo è dato da un autobus che porta la posta un’ora al giorno; che non concepisce che non si vada a messa la domenica; che ci possa essere amicizia tra uomo e donna senza altri scopi, quando vede le frequentazioni di Irene; che si possa avere un amante, senza sposarsi. Per questo all’inizio del romanzo abbandona Irene, gettandola nello sconforto. Se ne va dalla vecchia signora che la trattava male, pur assicurando che sarebbe stata meglio presso Irene, che non la considera una serva. Erminia rappresenta il prima. Alla fine del romanzo chiede di tornare da Irene: è questo il nuovo che avanza?
Ma il nuovo che avanza è spesso contraddittorio: nel romanzo “La bambolona” una morbida e rotonda ragazza di 17 anni mette in scacco un quarantenne, avvocato di successo, che vuole soltanto portarla a letto e cerca di convincerla con promesse di matrimonio. Sarà, viceversa lei, Ivana, che riuscirà a estorcergli denaro senza concedergli alcunché, con l’inganno, mostrando una falsa certificazione dello stato di gravidanza quando lui non aveva ancora compiuto l’atto sessuale. Ma in questa società, dove sesso e denaro sembrano sostituire ogni altro desiderio, solo un anno dopo – “La bambolona” è del 1967 – nascono le passioni forti del Sessantotto francese e dall’alto dei suoi 57 anni Alba de Céspedes, che si trova a Parigi, canta le storie delle “filles de mai” aprendo nuove speranze.
In questo mondo fortemente distopico, popolato dalle passioni tristi, occorre andare a caccia di speranza attraverso i fatti che accadono – e ci sono – anche vicino a noi, soprattutto ponendo la lente sulle donne che cercano di coniugare le passioni forti – come l’amore – con la quotidianità della vita, senza annegare, e farsi annegare, in grigie e torbide paludi.
Immagine di copertina @ Rai