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Spero di non essere frainteso e scambiato per un seguace di Vannacci, ma davvero è il caso di dire che oggi viviamo in un “mondo capovolto”, quantomeno dal punto di vista semantico. Prendiamo la parola “guerrafondaio” usata soprattutto nella sua versione plurale di “guerrafondai”, e vediamo a chi viene applicata come un’etichetta da una sostanziosa parte dell’opinione pubblica guidata sapientemente da certa stampa, influencer filorussi e partiti politici del tricolore giallo-rosso-verde.
Ebbene i guerrafondai, secondo la narrazione dei nostri sedicenti pacifisti, non sono Putin e la cerchia dei suoi generaloni che ormai da tre anni bombardano un Paese sovrano causando la morte di centinaia di migliaia di esseri umani russi e ucraini.
I guerrafondai sarebbero gli altri, cioè tutti quelli che in questi anni di guerra hanno continuato a combattere per la loro libertà (dicesi Resistenza) e non hanno voluto arrendersi ai russi: in primis Zelensky al quale gli americani avevano suggerito di fuggire con il loro aiuto il giorno seguente l’inizio dell’invasione. Oggi possiamo dire con certezza che se Putin sarà costretto a negoziare una tregua e speriamo anche una pace duratura, sarà solo perché i carri armati russi non sono mai entrati nella capitale ucraina e il governo democraticamente eletto non è stato sostituito con un governo di collaborazionisti.
Al secondo posto nella classifica dei guerrafondai del mondo capovolto, troviamo la Von der Leyen che è riuscita a scavalcare persino Macron, da quando ha annunciato il piano Re-Arm Europe, che dovrebbe costituire il primo passo verso la nostra difesa comune. Non dimentichiamoci che la difesa comune era un pilastro dell’Unione nell’idea originale dei padri fondatori: di De Gasperi giusto per citarne uno a noi tutti noto. Un piano certamente ambizioso e non realizzabile nel giro di mesi quello della Von der Leyen, ma necessario vista la brusca sterzata in politica estera operata da Trump e dal suo vice Vance che, senza giri di parole, hanno annunciato la fine dell’ombrello militare USA sull’Europa. Cosa dovrebbero fare allora i Paesi europei se e quando i militari di stanza in Germania e nelle altre basi sparse per il nostro continente dovessero tornarsene a casa? Restare a osservare i confini orientali e limitarsi a pregare affinché Putin non decida un’altra invasione, magari della Polonia o della Lituania?
Un’altra donna si è meritato l’appellativo di guerrafondaia dai pacifisti italiani e offese irripetibili da un propagandista putiniano: Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, che si è sempre coraggiosamente espressa a favore della causa ucraina e, all’interno del PD, rappresenta al meglio il gruppo dei riformisti. Riformisti, guidati dall’eurodeputato Stefano Bonaccini, che finalmente hanno trovato il coraggio di mostrarsi in dissenso con la linea della Segretaria del loro partito, votando a favore e non astenendosi (come era stato indicato) sul piano di Re-Arm Europe.
Ricordiamo che altre eurodeputate del PD stanno meritoriamente sostenendo la Von der Leyen senza i distinguo e i tentennamenti della Schlein, e sono Irene Tinacci, Alessandra Moretti , Elisabetta Gualmini, alle quali fa da sponda nel Parlamento italiano Lia Quartapelle.
Tutte guerrafondaie, ovviamente, nel nostro mondo capovolto.



