Migranti – Uno sguardo politico
20 Luglio 2023Perché la sinistra perde
23 Luglio 2023La sinistra ha trasposto la questione migranti sul piano morale, anziché inquadrarlo in una prospettiva politica.
Ma non vi è stata una passione etica che abbia accompagnato il percorso di inserimento dei migranti, in termini sociali ed economici, pari a quella riguardante il momento dell’arrivo. Non è stato manifestato un pari slancio progettuale e organizzativo; l’accoglienza di centinaia di migliaia di immigrati – quelli già arrivati, quelli che stanno arrivando e che arriveranno – richiede normative e reperimento di risorse; e prevede anche sanzioni ed espulsioni nei confronti degli immigrati autori di reati rilevanti.
L’etica viene continuamente richiamata per visioni di parte, divenendo un’etica parcellizzata e strumentale.
Ma c’è un’altra questione: esiste una sola concezione di etica? L’interpretazione dell’etica non è univoca. E’ sempre attuale la distinzione formulata da Max Weber nel 1916 tra “etica delle intenzioni” ed “etica della responsabilità”.
Una distinzione valida per innumerevoli fenomeni sociali, e adattabile al fenomeno delle migrazioni, che costituisce un potente paradigma.
L’atteggiamento “buonista” si fonda sulle buone intenzioni; ma queste da sole non bastano. L’etica delle intenzioni è un’etica dei principi: un’etica di facile adozione, che non contempla la problematicità delle situazioni.
Nell’etica della responsabilità la valutazione si sposta sugli effetti delle azioni da intraprendere, se cioè queste contribuiscono o meno ad una soluzione o almeno ad un alleggerimento dei problemi.
Ambedue le etiche hanno i propri punti di forza e le proprie debolezze: l’etica della responsabilità è un’etica di natura operativa, mentre quella delle intenzioni – ancor più se esercitata in modo categorico – non valuta appieno le implicazioni delle nostre scelte.
L’etica dei principi consente di agire secondo essi senza assumersi responsabilità pragmatiche – e però obiettivamente inevitabili – che possono risultare divisive, favorevoli ad alcuni gruppi sociali e svantaggiose per altri. E’ un etica congeniale ad una visione ecclesiale. Un’etica che può contare, in caso di risultati negativi o sofferti, sull’indulgenza preparata dalle buone intenzioni e sul perdono. Soprattutto in un Paese, come il nostro, culla della Controriforma.
Di quale etica c’è bisogno per il nostro agire di cittadini? Di ambedue, naturalmente. L’etica della responsabilità dovrebbe però essere propria dei politici, di chi ha un ruolo di decisore, di chi dovrebbe orientare le scelte dei militanti e dei votanti.
Gran parte della politica nella fase storica attuale preferisce l’etica dei principi, in quanto consente alle élites di non assumersi troppe responsabilità, di includere un vasto numero di aderenti, di sorvolare sul reperimento delle risorse, impopolare per i cittadini votanti.
La situazione è complicata dal fatto che troppi politici più che decisori sono followers: invece di guidare l’elettorato ricercano continuamente il suo sostegno, ricercano il tornaconto elettorale a breve scadenza. Un atteggiamento che finisce per favorire l’aggravarsi dei problemi.