
CONO DI LUCE Il figlio di Einstein
24 Marzo 2022
Ucraina, il destino del Mondo
5 Aprile 20221954 primo anno in cui l’Amministrazione Comunale di Venezia presenta alla cittadinanza una bozza di progetto di uno stadio olimpionico a ridosso del Cavalcavia di San Giuliano, capienza di 50.000 spettatori, una pista di atletica ad 8 corsie, una tribuna centrale coperta su due livelli. Tribune che, per ridurre l’impatto ambientale, sono mascherate da un terrapieno.
1961 il sindaco Favaretto Fisca annuncia, al centro del campo dello Stadio Penzo nella partita che sancisce la promozione in Serie A, che il Venezia Calcio avrà il nuovo grande stadio in Terraferma.
1962 si ipotizza la realizzazione nel sito di Fortemarghera, poi in zona Cavergnaghi, infine a Tessera.
1984, giugno, Venezia si candida per ospitare i Mondiali di Calcio del 1990. Per il nuovo stadio si possono acquisire finanziamenti per nuove realizzazioni in vista della kermesse. Si ipotizza, se arriveranno i fondi, la localizzazione a San Giuliano (dove ora c’è il Parco).
1984, luglio, nuova ipotesi di collocazione stadio più a Bazzera che a Tessera per ragioni di opportunità, convenienza e celerità di approvazione.
1985 si decide di realizzare un grande Parco a San Giuliano e di ubicare il nuovo stadio a Tessera.
1987 la Giunta Comunale, sindaco Nereo Laroni, presenta il progetto di massima del nuovo stadio a Tessera la redazione è degli architetti Bortoluzzi e Girotto. Massima capienza prevista 53.000 spettatori, con possibilità di implementare la capienza stessa.
1991 il sindaco Ugo Bergamo, in occasione della ristrutturazione temporanea dello Stadio Penzo, chiede alla Fiat Engineering di progettare il nuovo grande stadio, che dovrà sorgere a Tessera, sulla base di un progetto dell’architetto Gunnar Birkerts .
1992 Birkerts presenta il progetto che coniuga le esigenze di uno stadio interamente coperto per il pubblico all’estetica che si rifà allo stile storico della città, compresi ponti e canali che circondano il manufatto. Stadio collocato a Tessera a nord di Via Triestina. Stadio con iniziale capacità di 30.000 spettatori e sviluppo modulare, tribune e curve su due anelli. Per far fronte alle spese di gestione si prospetta la realizzazione di spazi commerciali e per il tempo libero, sia all’interno dello stadio che nelle immediate vicinanze. Il progetto viene, in seguito, bocciato a causa degli alti costi e definitivamente ritirato.
1995 Il CONI, un po’ a sorpresa, annuncia che Venezia non avrà fondi per la costruzione di un nuovo stadio.
1999 il presidente del Venezia Calcio, Maurizio Zamparini propone un proprio progetto, sostenuto da fondi propri chiedendo in cambio di costruire un centro commerciale. La Regione Veneto boccia la costruzione di un nuovo centro commerciale. Zamparini, però, tira dritto ugualmente ed acquista i terreni per lo stadio creando la Marco Polo spa e fa partire il progetto affidando incarico agli architetti Calcagni, Cenna, Zerbato supportati dall’Ing. Massimo Majowiecki, per le coperture dell’intero impianto, sia le tribune che il terreno di gioco, quest’ultimo con copertura mobile semovente. Capienza massima 30.000 posti. Costo ipotizzato 35 miliardi di lire. L’operazione, dopo una colossale presentazione a cui presenziano anche decine di giornalisti giapponesi, salta però definitivamente e Zamparini cede il pacchetto azionario della Marco Polo spa alla società IVE (del Comune di Venezia) ed alla Fondazione Carive. L’Amministrazione Comunale decide di edificare su quei terreni la sede del Casinò di Terraferma. Il Casinò dopo poco acquisisce la Marco Polo e i suoi terreni.
2003 il sindaco Paolo Costa ritorna sul problema stadio nella stessa collocazione di Tessera, un po’ più in qua e un po’ più in là, e incarica l’architetto australiano Lawrence Nield di redigere un progetto. Nield si rifà al progetto di Zamparini ma con soppressione del tetto movibile sopra al terreno di gioco, realizzazione più spartana. Ma anche questo progetto finisce nell’oblio.
2013 il nuovo presidente russo del Calcio Venezia, Yuri Korablin presenta ufficialmente il progetto di massima della Green Venice Arena redatto dall’architetto Persian/Veneziano Masud Esmaillou, maestro di bioarchitettura all’Università IUAV. Rispetto dell’ambiente, idee innovative, capace di 30.000 spettatori e sempre a Tessera. Centocinquanta milioni di euro la spesa prevista interamente a carico di Korablin e dei suoi soci russi. Verrà soprannominato lo stadio calamaro per la sua forma aperta con pinne commerciali su uno dei lati corti. L’iniziativa si estingue a seguito dell’improvvisa morte del presidente Korablin.
2022 dopo varie schermaglie in Consiglio Comunale con approvazione di indicazioni di massima per la costruzione di un nuovo grande palasport/arena per grandi eventi anche non sportivi e la sostanziale, ma non formale, bocciatura della stessa arena in zona Pili (proprietà holding Umana), il Sindaco di Venezia presenta al Consiglio della Città Metropolitana di Venezia il Progetto “Bosco dello Sport” che comprende sempre nella stessa area di Tessera la realizzazione del nuovo stadio da 16.000 spettatori, del nuovo palasport/arena da 10.000 posti che potrà ospitare oltre che sport anche grandi eventi quali concerti, di varie altre realizzazioni sportive (piscina, impianti per padel, altri sport). Progetto da finanziare, per un terzo, da PNRR e per due terzi dall’Amministrazione comunale
2026 anno entro cui dovrà essere terminato il Bosco dello Sport (Stadio e Arena/Palasport e altri impianti sportivi) nel Quadrante di Tessera, altrimenti andranno persi i finanziamenti del Pnrr.
Passeranno 72 anni tra il primo annuncio e il completamento del complesso sportivo che è sperabile non venga disatteso come successo decine di altre volte in precedenza.
Le nuove realizzazioni comprenderanno grande piantumazione di centinaia di alberi tutto intorno (ecco il perché della denominazione “Bosco dello Sport” nel segno del grande rispetto per l’ambiente).
Qualche problema? Sì, il solito, dei contrari, che faranno di tutto (anche interrogazioni parlamentari) per bocciare la questione con motivazioni le più svariate che vanno dall’utilizzo di quella localizzazione (localizzazione dibattuta per decenni e, alla fine, ritenuta la migliore o quantomeno la più accettabile). O quella dell’improprio utilizzo dei fondi del Pnrr. O quello della localizzazione, dagli stessi obiettori proposta in seguito al dibattito sull’ipotesi palasport ai Pili e che ora viene rimessa in discussione (sic!). O dell’utilizzo, in parte, dell’avanzo di bilancio del Comune di Venezia, evidentemente senza sapere come si formano gli avanzi di amministrazione. Insomma, obiezioni e contrarietà da “bar sport”… per l’appunto.