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Queste riflessioni nascono dal bisogno di trovare soluzioni alternative all’industria del turismo che, nelle sue dimensioni contemporanee, è diventata predatoria, svuotando la città di beni, servizi e dei suoi abitanti.
La cultura rappresenta una risorsa che la città già possiede e che, se sviluppata in modo più organico, potrebbe contribuire ad arricchirne il tessuto economico e sociale.
Chi fa cultura a Venezia
A volte è difficile credere che una città non poi così grande conti oltre una trentina di istituzioni culturali – tra fondazioni, enti e altri soggetti di natura pubblica e privata – insieme a numerose biblioteche, archivi, gallerie d’arte e più di venti comitati internazionali che raccolgono fondi per il restauro del nostro fragile patrimonio.
Un elenco molto parziale lo trovate in fondo all’articolo.
Il numero e la qualità di queste realtà dovrebbero rendere i cittadini più consapevoli dell’enorme potenziale della cultura per lo sviluppo del territorio, in grado di ridefinire l’identità della città e renderla più attrattiva e vivace.
La cultura come specificità storica di Venezia
Se si vuole comprendere perché la cultura a Venezia sia un elemento tanto centrale quanto sottovalutato, la prima questione da porsi è: perché così tante istituzioni la scelgono come sede?
Per capirlo, bisogna guardare alla sua storia.
Una prima risposta sta nella presenza di fondazioni storiche riconosciute in tutto il mondo, come la Biennale, la Fenice o la Collezione Guggenheim. Queste, a loro volta, hanno prosperato su un terreno reso fertile da secoli di tradizione culturale, alimentata da cittadini che al profitto univano l’orgoglio per le collezioni d’arte che andavano costruendo e che costituiscono oggi parte del nostro patrimonio artistico.
Questo patrimonio, nella prospettiva di una contemporaneità che cambia velocemente i propri parametri, rischia di essere percepito sempre più come qualcosa di sorpassato se i progetti per Venezia, al momento incentrati su portualità e turismo, non ne terranno il giusto conto.
Il potenziale non sfruttato
Le mostre, i convegni e le conferenze che queste prestigiose istituzioni organizzano sono spesso di altissima qualità e rilevanza internazionale. Per questo motivo, ci si chiede quale traguardo si potrebbe raggiungere se queste realtà dialogassero maggiormente tra di loro e con la città.
Una singola istituzione, per quanto prestigiosa, non può generare lo stesso impatto che avrebbe un lavoro sinergico tra più enti, ciascuno contribuendo con il proprio punto di vista.
È vero che la Biennale d’Arte rappresenta un’eccezione e che, nel periodo dell’esposizione, centinaia di eventi indipendenti contribuiscono a fare di Venezia uno dei luoghi più interessanti per l’arte contemporanea. Tuttavia in altri casi i convegni, le conferenze o le mostre non riescono a consolidare l’immagine di Venezia come capitale culturale.
Da questo punto di vista, per l’Anno di Marco Polo è stato fatto un primo passo con la creazione di un sito web apposito, patrocinato dal Comune, e di un calendario di tutte le manifestazioni. Purtroppo però il programma non è stato rilanciato dalla stampa nazionale e internazionale come sperato ed è rimasto perlopiù circoscritto al mondo degli addetti ai lavori.
Un altro esempio è Homo Faber, la grande mostra sull’artigianato d’arte organizzata dalla Michelangelo Foundation. Se questa avviasse un rapporto strutturato e continuativo con i maestri artigiani veneziani, sarebbe uno dei modi più efficaci per sostenere i talenti che ancora praticano questi mestieri.
L’approccio frammentato impedisce a Venezia di ottenere risultati all’altezza delle sue possibilità.
Cosa manca?
Ad oggi, le proposte culturali avvengono in modo indipendente, senza un coordinamento pubblico capace di integrare queste risorse in un programma condiviso. D’altra parte, le molte realtà che operano a Venezia, in particolare quelle private, per loro natura si concentrano sui propri aspetti specifici. Non hanno doveri nei confronti del bene pubblico.
La domanda è dunque perché, negli ultimi decenni, le amministrazioni cittadine abbiano abbandonato l’idea di invitare questi organismi a convergere su alcuni progetti ambiziosi, capaci di incidere sulla vita economica della città.
Mentre in altre città europee l’investimento culturale è sostenuto da strategie pubbliche mirate, a Venezia la mancanza di un piano organicoha ha spinto le istituzioni a muoversi in autonomia, con risultati inevitabilmente limitati.
Nel frattempo, Venezia ha perso numerose opportunità. Basti pensare ad esempio alle circa trenta università internazionali presenti a Firenze. L’investimento su Firenze come polo culturale si riflette anche in dettagli simbolici, come la voce di Wikipedia dedicata alle sue istituzioni culturali – voce che per Venezia non esiste.
La necessità di un piano comune
Molti soggetti hanno già disposto programmi a favore degli studiosi, come residenze accademiche, collaborazioni interdisciplinari e partnership tra istituzioni. Inoltre, la rete di biblioteche, centri studio, archivi e risorse accademiche – con Ca’ Foscari come nodo centrale – rappresenta una risorsa unica al mondo.
Quello che sembra mancare è un disegno più articolato che renda Venezia un punto di riferimento stabile per studiosi, accademici e professionisti internazionali.
Si auspicherebbe un Assessorato alla Cultura forte e impegnato nel tenere i legami con queste realtà private e pubbliche e nel promuovere una maggiore collaborazione su progetti specifici, per moltiplicare le opportunità e trasformare la città in un vero hub culturale e accademico.
Questo non solo migliorerebbe l’immagine di Venezia, oggi legata al turismo di massa, ma avrebbe anche un impatto positivo sull’economia locale grazie alla presenza di figure che vivono e lavorano in città per periodi prolungati.
Difficoltà e resistenze
Non si tratta certo di una sfida semplice. L’uso degli spazi nella città storica è complesso, ed è possibile che le fondazioni vedano in una maggiore collaborazione un rischio per la propria autonomia. Tuttavia, queste difficoltà non devono essere percepite come insormontabili.
Al contrario, il rafforzamento del ruolo di Venezia da parte dell’amministrazione cittadina come centro internazionale di studi (umanistici, ecologici, artigianato d’arte) potrebbe aiutare a superare queste barriere, restituendo alla città una delle sue caratteristiche distintive.
Cambiare il presente: il ruolo dei cittadini e il dibattito pubblico
Spesso, i cittadini conoscono poco delle attività degli organismi che operano in città. Non sappiamo ad esempio se tra di loro vi sia qualcuno disposto a contribuire a una strategia più ampia, con una ricaduta positiva sui residenti.
Avviare un dialogo tra le istituzioni culturali, l’amministrazione e la comunità locale potrebbe aiutare a raccogliere idee e prospettive per una diversa visione della città.
Se un piano politico, economico e sociale iniziasse a puntare su più settori, anche il singolo cittadino potrebbe essere incentivato a investire in un’attività diversa. In poche parole: si potrebbe avere qualche bar di meno e qualche servizio in più.
Bisognerebbe ripetere, come in un mantra, che la cultura, con tutta la filiera che l’accompagna, non è riservata alle élite, ma riguarda tutti.
La cultura è un patrimonio comune.
Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondazione La Biennale di Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fondazione Querini Stampalia, Fondazione Peggy Guggenheim, Fondazione Prada, Fondazione Teatro La Fenice, Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, Fondazione Bevilacqua La Masa, Fondazione Ugo e Olga Levi, Fondazione Levi, Fondazione di Venezia, Fondazione Venezia 2000, Fondazione Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Archivio Luigi Nono, Fondazione Pinault (Palazzo Grassi – Punta della Dogana), Ocean Space, Berggruen Institute, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Ateneo Veneto, Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini di Venezia, Pinacoteca Manfrediniana, Musei Diocesani di Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia, Biblioteca del Museo Correr, Biblioteca di San Francesco della Vigna, Archivio Storico del Patriarcato di Venezia, Archivio di Stato, Archivio Generale (Celestia)