![](https://www.luminosigiorni.it/wp-content/uploads/2020/08/LG.jpg)
VERONICA SARTI: la mia città dei prossimi 5 anni
2 Settembre 2020![](https://www.luminosigiorni.it/wp-content/uploads/2020/08/LG.jpg)
PIERPAOLO CAMPOSTRINI: la mia città dei prossimi 5 anni
4 Settembre 2020Luminosi Giorni, con spirito di servizio al fine di accrescere la consapevolezza per il prossimo voto alla Amministrative del Comune di Venezia, ospita una serie di interventi di personalità che riteniamo offrano spunti di riflessione per un voto ponderato e consapevole. Gli amici che hanno cortesemente offerto il loro contributo provengono da aree culturali, politiche e ideali le più diverse e offrono visioni talvolta molto confliggenti tra loro. Ma mai banali. Come Redazione ci piace pensare di poter contribuire a un confronto sereno e non fazioso sui temi che riguardano il futuro della nostra città. Alcuni degli autori scenderanno personalmente nell’agone elettorale. A loro, indistintamente, va il nostro in bocca al lupo e a tutti, candidati e no, un sentito grazie per la collaborazione.
Mi è stato chiesto di scrivere qualche riflessione su Venezia, in quanto candidata per la lista civica “Per Mestre e Venezia Ecologia e Solidarietà”. Accolgo con piacere tale invito proponendo qualche spunto di analisi, nella speranza di trovare un terreno di dialogo costruttivo anche su eventuali altre questioni.
Innanzitutto vorrei specificare cosa personalmente intendo per ecologia e solidarietà
Solidarietà: significa avere un’amministrazione che faciliti la realizzazione di una “città di prossimità” rivalutando la vita nei quartieri e il ruolo delle aggregazioni sociali per la loro incidenza su temi come la legalità, la salute, l’integrazione. Questo significa offrire ai cittadini la possibilità di fare rete tra di loro, supportando le iniziative piccole e grandi che partano dal tessuto civico. La solidarietà sociale significa instaurare un ponte di reciproco ascolto tra amministrazione e territorio, per far fronte alle difficoltà che emergono ma che possono essere risolte facendo squadra. A tale scopo vanno sostenute le attività di volontariato provenienti da Associazioni culturali e ambientali, ricollegandole ed agganciandole anche al sistema scuola. La scuola infatti andrebbe ripensata come una Comunità Educante interconnessa al territorio, dal cui territorio tragga fonte di esperienzialità.
Ecologia: troppo spesso il mondo, sia politico che imprenditoriale, guarda alla componente ecologica con fastidio, è invece urgente inglobare la sostenibilità ambientale all’interno della programmazione economica ed amministrativa. È inoltre doveroso tutelare gli spazi pubblici in modo rimangano tali. Troppo spesso assistiamo a privatizzazioni di aree pubbliche sottraendo alla cittadinanza la libertà di usufruire di certi luoghi a vantaggio di coloro che hanno la disponibilità economica per proporne un prezzo di accesso.
Detto ciò, vorrei fare una seconda premessa.
Guidare un’azienda e fare politica sono due cose ben diverse. L’azienda richiede un leader capace, la politica invece richiede ascolto, mediazione e stimolo alla partecipazione nei riguardi dei cittadini.
Molte idee nascono infatti da un cammino che parte dalla concreta quotidianità nelle realtà quartierali e municipali. Grandi idee nascono da sinergie di piccoli contributi. Le soluzioni non sono mai semplici, ma vanno costruite passo dopo passo ascoltando e vivendo le problematiche concrete delle persone.
La politica non può quindi essere assimilata al decisionismo di un capo che attira a sé i suoi collaboratori più fedeli, come sta accadendo ora a Venezia. La politica efficace è quella partecipata, a cominciare proprio dal programma elettorale che va costruito assieme alla cittadinanza, come di fatto stiamo facendo. Perché un sindaco deve ascoltare tutte le voci, anche quelle a lui sgradite.
Fatte queste doverose premesse vorrei elencare alcuni punti critici e urgenti da trattare.
Uno dei problemi più devastanti per Venezia è quello dello “spopolamento”. Questo è un problema comune a molte località a forte incidenza turistica. Esistono però anche città capaci di attirare sia il turismo che la residenzialità, Venezia invece non ci riesce. Perché? Forse perché non ci sono le auto? Io non credo che questa sua peculiarità sia la fonte del problema, infatti molte delle capitali europee hanno un traffico veicolare interno limitatissimo o quasi nullo, pur non avendo problemi di residenzialità.
Il nocciolo del problema a mio avviso risiede nella mancanza di prospettive che la città offre ai giovani al di fuori di una occupazione lavorativa in ambito turistico.
Una buona fetta dei nostri figli completerà il ciclo di studi universitari e poi cosa farà? Non si sa. È proprio questa incertezza di futuro che spinge le famiglie a far allontanare i figli dalla città lagunare in cerca di un futuro lavorativo altrove, spesso, fuori dall’Italia senza la possibilità di fare ritorno.
Quindi che fare? Da questo punto di vista, nessuno schieramento politico propone idee concrete.
Allora vorrei aggiungere un piccolo tassello di novità nel puzzle delle idee concrete, proponendo alcuni elementi su cui focalizzare l’attenzione. Si tratta di idee semplici e sostenibili a livello economico, in quanto spesso da idee semplici nascono poi nuove sinergie.
Venezia è città di cultura, ma di quale tipo di cultura?
Qualche anno fa ho passato una settimana a Berlino e sono stata piacevolmente colpita dall’energia creativa che si respirava nella parte Est. La creatività di musicisti e “artisti di strada” provenienti da ogni dove, che con le loro diversità di movenze, stili e costumi animava piazze e angoli della città. Un guazzabuglio di persone strane, ma interessanti da scoprire.
Dunque, quale città migliore di Venezia potrebbe essere dimora ideale per attirare questo tipo di residenzialità? Venezia come terra di incontro di artisti, alcuni dei quali potrebbero anche fermarsi a lungo e, chissà, decidere di vivere nella città lagunare.
Quindi, il primo passo in questa direzione dovrebbe essere senza dubbio quello di semplificare la burocrazia nei confronti degli adempimenti amministrativi per consentir loro di esibirsi in strada nei tempi consoni alle loro esigenze.
La burocrazia, se mal gestita, fagocita, schiaccia e toglie energie, divenendo deterrente, piuttosto che opportunità. Occorre dunque facilitare gli adempimenti, senza contare gli influssi benefici sulla sicurezza. Una città viva, che esce anche di notte, rende la città più sicura, basti pensare ai Parchi pubblici che dovrebbero essere attrattori di eventi e manifestazioni, anche di tipo spontaneo, che non richiedano troppa farraginosità organizzativa. Il Parco dovrebbe essere luogo di incontro e socializzazione, ma anche luogo da “adottare” da parte del cittadino, il quale potrebbe prendersi cura di un’aiuola a lui cara, di un piccolo orto, oppure abbellire una panchina rovinata dall’usura, dandole una mano di vernice.
Altro elemento chiave che dovrebbe a mio parere essere giocato meglio, proprio in funzione della residenzialità, è quello dell’Università, in quanto essa potrebbe essere fonte attrattiva di potenziale nuova residenzialità anche proveniente dall’estero. Andrebbe quindi attivato un dialogo programmatico tra imprenditoria locale, Comune e Università per la creazione di Master o Corsi di specializzazione anche di tipo “pratico” e dunque non solo di stampo teorico/accademico da tenersi anche in lingue diverse dall’italiano. L’italiano infatti è una lingua ostica da imparare. Spesso molte popolazioni non conoscono la lingua inglese in modo sufficientemente approfondito tale da poter frequentare un corso.
Sarebbe quindi utile approntare Corsi di tipo internazionale al di fuori delle già esistenti Lauree in lingue; ciò aprirebbe la strada ad una internazionalizzazione spinta dell’Università, quale porta di accesso alla residenzialità. Inoltre andrebbero incentivati i “concorsi di idee” per la rigenerazione urbana. Tali collaborazioni attirano infatti persone giovani a conoscere il territorio ad affezionarsene, ma la cosa maggiormente auspicabile è che tali collaborazioni possano diventare genesi della nascita di qualche Start UP, utile a produrre lavoro di alto profilo.
Cà Foscari è un brand di una certa importanza che può attirare studenti, ma anche persone/lavoratori/imprenditori in cerca di affinare una professionalità specifica su attività di tipo locale, anche di alta artigianalità.
Corsi marchiati Cà Foscari offrirebbero garanzia di qualità e ufficialità. Inoltre creerebbero non solo delle entrate consistenti in termini monetari (essendo corsi privati), ma anche la prospettiva di attirare la nuova residenzialità di coloro che potrebbero decidere di rimanere a Venezia, creando essi stessi nuove idee per nuove tipologie di lavoro. Tradizione e innovazione per una Venezia aperta al futuro nel favorire la nascita di nuove Start UP, anche da parte di imprenditori stranieri.
Lavoro e residenzialità sono due fattori strettamente interconnessi che vanno trattati assieme.
Infine la questione Marghera. Un argomento difficile, ma su cui occorre rimanere aperti al dialogo. Una apertura che però necessita della condizione necessaria circa la sua messa in sicurezza e l’individuazione di aree adatte a ospitare nuove funzioni. La strada maestra deve tendere alla realizzazione di industrie a basso impatto ambientale e ad alto tasso occupazionale, cercando di calibrare le manovalanze di basso profilo, con quelle di alto profilo. Una sfida non facile, ma necessaria al fine di trattenere i nuovi laureati e tecnici specializzati sul territorio evitando che vadano all’estero.
Un altro argomento poco trattato è quello della pianificazione agro-ecosistemica del territorio: l’attività agricola dovrà avere sempre di più un ruolo multifunzionale. Occorre riconnettere la città ai cicli agroalimentari. Si tratta di conoscere la filiera della produzione del cibo e legarla alla realtà cittadina, tramite l’apertura di mercati contadini, punti vendita di prodotti locali che ospitino iniziative informative, ma anche educative volte a infondere consapevolezza, specie nei bambini e ragazzi, circa l’importanza del cibo, la lotta agli sprechi, l’accesso al cibo sano e l’educazione alimentare.
Solo se vi sarà sinergia tra i vari attori in campo, allora le produzioni biologiche o locali potranno fronteggiare la concorrenza spietata di un mercato molto aggressivo, senza soccombere.
Le politiche sul commercio, oltre a prevedere sgravi fiscali, dovrebbero integrare la cultura del cibo di qualità, all’interno del tessuto urbano, pubblicizzando tramite eventi e laboratori didattici, le aziende che attuano “buone pratiche di produzione”.
Questo tema si lega anche alla possibilità di costituire una rete di luoghi educativi in città e nel territorio metropolitano, superando la logica della lezione in aula, per sposare l’idea “dell’imparare facendo”. Le fattorie didattiche giocano un ruolo chiave in tal senso.
L’agricoltura è fonte primaria di sostentamento e il suo ruolo sociale deve essere rivalorizzato ex-novo. Il cibo è vita, ma il suo status sociale nella scala dei valori è agli ultimi posti.
Direi che abbiamo messo abbastanza carne al fuoco e mi fermerei qui, anche se ci sarebbero tante altre cose da dire.
Insomma qual è la visione per la Venezia del futuro? La visione del futuro va, a mio avviso, cercata smettendo di pensare che l’ecologia sia slegata e nemica dell’economia.
Economia ed ecologia devono andare a braccetto nel comune obiettivo di creare lavoro.
Non esiste Impresa senza lucro, ma non deve esistere nemmeno impresa che si disinteressi delle conseguenze ambientali che il suo operato produce. Le Aziende sono un bene prezioso per tutti noi perché producono lavoro, ma al tempo stesso è urgente che il tessuto imprenditoriale, da un lato venga sgravato dei troppi oneri burocratici e fiscali che lo attanagliano, ma dall’altro venga caricato di responsabilità di tipo etico, che guardino al futuro dell’intera collettività.
Se, e quando, si inizierà a parlare un linguaggio comune di sostenibilità sotto tutti i punti di vista, allora la città tornerà a prosperare.
Nel frattempo se vorrai contribuire anche tu a scrivere il programma ecco il link che ti consente di aggiungere le tue idee.
Perché solo se si partecipa si può decidere…
PROGRAMMA PARTECIPATO: Clicca https://tinyurl.com/programma-condiviso
Chi è Nives Gargagliano: Classe ’73, sposata con due figli. Nata a Venezia dove ha fatto il liceo scientifico e si è laureata a Cà Foscari in Economia e Commercio nel 2000 collaborando, per una tesi sulle politiche di ricerca in campo ambientale, al V Programma Quadro della UE. Collaborazione poi proseguita con il progetto di ricerca ARECHAS. Ha poi svolto attività di consulente aziendale e commerciale nel campo informatico. Attiva nel volontariato civico, si candida in Comune con la Lista Ecologia e Solidarietà.