Cile: nazione risvegliata
28 Novembre 2019Immagino un mondo…
4 Dicembre 2019In nessuna precedente competizione, politica o amministrativa che fosse, in nessun altro referendum in cui ho preso a cuore il tema (penso per esempio allo sfortunato – per me – referendum costituzionale del 4 dicembre 2016) ho avuto così chiara la percezione che le ragioni stessero da una parte sola. Mai, ripeto, che si sia trattato di votare per un governo, per un Sindaco, per una scelta di carattere civile o anche semplicemente tecnica, ho toccato con mano che c’era una parte giusta da cui stare. Senza se e senza ma. E insieme constatare che la posta in gioco era altissima, seppure ahimè solo in negativo. Nel senso che se andava bene non succedeva nulla se andava male era un disastro.
Fine dell’incubo e ripartiamo. Ripartiamo dalla consapevolezza che aver sventato l’harikiri della separazione non risolve nulla. Quindi (ancora) insieme, ognuno con le sue convinzioni e ricette, a costruire il futuro. Nessun trionfalismo e piedi per terra. E nessuna rivincita da prendere.
Sarà inevitabile, nei prossimi giorni, il rito collettivo della conta di vincitori e vinti. Inevitabile e pure comprensibile. Proviamoci dunque anche noi.
I veri vincitori, senza retorica alcuna, sono i cittadini che hanno dimostrato maturità e buon senso, dimostrandosi in larghissima parte impermeabili a illusioni e promesse inverosimili. Aver fermato la partecipazione a poco più del 21,73% è un dato cla-mo-ro-so. Questo è un ottimo segnale. I vinti, ça va sans dire, sono i referendari, di terra e di mare. Il fatto indiscutibile è che in termini assoluti i SI hanno preso circa 29000 voti (il 14% degli aventi diritto!), lontanissimi da quei 52000 voti circa (ovvero la metà del quorum) che erano matematicamente l’obiettivo minimo per potersi definire almeno i vincitori morali. Asfaltati. Meritano solo un pietoso oblio. Augurandoci tutti che le “scorie” di una guerra inutilmente livorosa si dissolvano presto.
Venendo alla politica stretta, chi sono i vincitori e vinti tra i partiti e i protagonisti presumibili della prossima importantissima campagna elettorale per le Amministrative 2020? Certo tra i primi sta Brugnaro (e il mondo fucsia/FI). Ha da subito trasparentemente invitato all’astensione e ha saggiamente mantenuto un basso profilo, evitando che il referendum si incentrasse sulla sua persona. L’elemento pro/contro Brugnaro, in effetti, non è stato un tema (se non marginalissimo). Un segno di maturità che riconosco volentieri anche ai separatisti. E questo referendum non influirà, né in bene né in male, sulle sue chance nella prossima corsa a Sindaco, che rimangono invariate.
Per quanto riguarda i partiti, ritengo che il discrimine fondamentale è l’aver avuto o meno il coraggio di assumersi la responsabilità di dire la loro posizione, quale che fosse. Un partito è un’entità che come finalità direi costitutiva si propone ai cittadini per governare qualcosa. E dunque non può non avere, e quindi esprimere pubblicamente, un’opinione su una cosetta da niente come il fatto se questo qualcosa debba preferibilmente essere diviso in due parti o no. In questo senso è stato assordante il silenzio della Lega. A margine, molto deludente il tentennamento di Italia Viva che si è letteralmente nascosta. Pessimo segnale per il futuro.
A dir poco ondivago il comportamento del movimento cinquestelle. Dapprima con Sara Visman dichiarava: “siamo un movimento nuovo rispetto al tema, lasceremo libertà di coscienza perché non seguiamo uno schema ideologico”. Ma poi, a sorpresa, il Garante si è espresso per il SI. E allora, colpo di scena: loro, che sono di qui, erano nuovi al tema mentre Grillo lo conosceva così bene da improvvisamente convincerli a posizionarsi. Lascio al lettore che cosa concluderne.
Tra i vincitori certamente anche il PD. Si è schierato ufficialmente, nonostante molte posizioni individuali contrarie al suo interno. Gli fa certamente onore. Non ho condiviso la scelta di demonizzare l’opzione dell’astensione che era con tutta evidenza l’arma più efficace, ma d’altro canto si deve ammettere che il fragoroso 34% tra i voti validi espressosi per il NO (con una partecipazione così bassa sarebbe stato normale che il SI avesse il 95%..) è il segnale che esprimere il rifiuto della ricetta separatista direttamente con il NO non sarebbe stato impossibile. Resta comunque che gli va riconosciuta l’assunzione di responsabilità. Non era facile e ha dimostrato serietà.
Tornando alla società civile, mi permetto infine di citare la nostra Una e Unica che, con risorse ridottissime, è stata di fatto l’unica Associazione di cittadini a rappresentare il fronte unionista. Lo abbiamo fatto cercando di argomentare, di spiegare, di smontare i falsi sillogismi, mettendo la faccia in eventi pubblici, dibattiti televisivi e nei social, facendo volantinaggio in piazza. Con risorse ridottissime e senza che nessuno di noi avesse il minimo interesse personale o ambizione politica. Voglio partecipare il mio grato riconoscimento ai compagni di viaggio, che come e più di me hanno sottratto tempo agli impegni familiari e lavorativi per presidiare un campo altrimenti lasciato libero alla formidabile macchina da guerra dei competitori (da questo punto di vista chapeau), forte di cento Comitati, info point, di un garrulo protagonismo sui social e dell’appoggio dell’intellighenzia salottiera, nostrana e non.
Un pensiero riconoscente e affettuoso a Paolo Cuman, anima inesausta dell’Associazione e a Silvia, Antonio, Gianfranco, Stefano, Giorgio, Franco, Massimo, Carlo, Chiara, Claudio (e tutti gli altri).. è stato un onore e un piacere essere al vostro fianco in questa battaglia civile e di verità.
E uno all’ignoto autore del disegno di copertina, un bambino di Zelarino che nel 1997 così rappresentava la sua città. Sono sicuro che oggi, da adulto, avrà fatto la scelta giusta.