Islam vs Europa
31 Gennaio 2015Curriculum dello studente, prossimo venturo
4 Febbraio 2015La narrazione, adesso si dice così, su Matteo Renzi da quest’oggi si arricchisce dell’elezione di Mattarella alla massima carica dello stato, la Presidenza. Fino a ieri i narratori più assidui, nelle interviste, negli “spettacoli-parola”, ma molto anche per strada, negli interni, nei gruppi amicali della domenica e, inevitabilmente, nell’web e negli smartphone, erano i suoi detrattori più accaniti, sorretti qualche volta da una stampa occhiuta e puntigliosa. Chi lo voleva denigrare con irrisioni a profusione univa due rilevazioni non facili da mettere insieme e che comunque venivano con non chalance messe comunque insieme: 1)’promette e promette soltanto e non fa niente, le scelte non le fa’. E poi, disgiungendo, si arringa ( job acts per esempio):2) ‘ Le sue sono scelte di destra ‘. Bertoldo direbbe a questo punto: “allora le fa o non le fa le scelte?”. Forse la verità stava nel mezzo: fa quelle che riesce a fare con un parlamento di sabotatori che cercano di fare in modo che appaia sempre azzoppato e zavorrato, annunciatore di qualcosa che non viene mai. Poi qualcosa fa ed è pronto, quantomeno nella-chiamiamola-sinistra , la qualifica già preparata, qualsiasi cosa faccia: di destra.
Questa narrazione ha il sapore di qualcosa di già confezionato in anticipo quando Renzi (‘loro’, i teledipendenti da Crozza e Travaglio, dicono ‘Renzie’) si è affacciato per la prima volta alla politica. La politica italiana ha l’olfatto acuto e capisce subito. La politica italiana non lo vuole e lo pre-giudica perché le è estraneo, vuole sempre sparigliare, non è inquadrabile nelle famiglie per bene e tradizionali della nostra tradizione politica. Vuole usare questa politica per farla fuori. Questo è il suo peccato originale. Non viene dalla famiglia della politica partitocratica che ha fatto ( il peggio di) due Repubbliche. Si badi: non estraneo alla famiglia della sinistra o della cattolicità politica, ma semplicemente estraneo alle famiglie della politica. Strano. Una maggioranza silenziosa nei sondaggi lo appoggiava, dava segno di stimarlo, ma appunto quella silenziosa. Una minoranza garrula, che, perché garrula, diviene spesso maggioranza all’udito, andava giù col macete perché il suo giudizio lo aveva già dato prima: pollice verso all’alieno prima ancora che cominci a muoversi. E non solo i politici di professione a far pollice verso, ma anche l’uomo qualunque della sinistra ideologica, il moralista che non può che ricorrere allo schema politico ideologico con cui è nato e cresciuto.
Ora la costruzione dell’elezione di Mattarella, votato da una maggioranza dei ‘due terzi’ dei due rami parlamentari riuniti, piuttosto qualificata, direi, imbarazzerà per un po’ di tempo. Ha già imbarazzato i più onesti e in buona fede, lo si legge nelle prime esternazioni. Pochi. I detrattori ideologici duri e puri, si può star sicuri, attribuiranno questa manovra al cinismo della politica, al suo machiavellismo e, sempre si può star sicuri, lo bolleranno di ‘finto nuovismo’, avendo egli, secondo loro, lavorato con i mezzi consueti della politica politicata.
Su questa elezione e sulle conseguenze onestà vuole invece che si attenda e che non si faccia neppure una contro narrazione agiografica. Anche perchè i sabotatori sono ancora in Parlamento, pronti probabilmente alla rivincita. Forse nelle analisi qualcuno azzarderà che la sua non è politica di destra, ma magari è ‘diversamente sinistra’.
Certamente una osservazione attenta non può non accorgersi che il rottamatore ha cercato di rottamatare quel che c’era effettivamente da rottamare, ma, con memoria lunga e senso della storia del nostro paese, vista la sua età, non ha rottamato tutta la tradizione politica a cui evidentemente non è così estraneo e che in alcuni momenti, e guarda caso uscendo dagli schemi anche allora, ha dato il meglio di questa rabberciata, ma una volta tanto vitale, Repubblica. Nel proporre all’Italia e far votare Sergio Mattarella ha rivisto in filigrana il film di un certo orgoglio nazionale realmente unitario che ha qualche nome e qualche riferimento: i Padri Costituzionali, prima di loro Gramsci e Sturzo, dopo di loro Moro e Berlinguer. Tradizione piena di enormi limiti ideologici se si vuole, ma l’unica eticamente alta, le due cose possono stare insieme. Un’altra tradizione vuole che l’elezione del Presidente della Repubblica sia salutato dal colpo di cannone del Gianicolo. Una festa laica, perché al di là dell’etichetta, laica è questa Repubblica.