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29 Marzo 2024L’amico Marco Zanetti rievoca sulla testata web Belluno Press (https://www.bellunopress.it/2024/03/26/fantastoria-il-veneto-che-poteva-essere-ma-non-si-e-voluto-di-marco-zanetti/?fbclid=IwAR1MgywD3PQbSvsGOWcqQ45kdd0tlCSs25Ix-TOS9dX7pjIgSJU-6E4vmuc) la remota vicenda della candidatura di Ettore Bentsik alla Presidenza della Regione Veneto, in contrapposizione a Giancarlo Galan nel 1995, che vinse, anche se non di molto, allora, la contesa.
Marco lo fa mettendo in scena una simpatica fantastoria ambientata in quel lontano 1995, in cui immagina il ribaltamento della situazione con lo svolgimento di Primarie per un ipotetico “campo largo” ante litteram di impronta ulivista. In cui non Bentsik le vince, anche se, si evince dal racconto, vi partecipa, ma le vince una donna simbolo come Tina Anselmi. Ex democristiana si, ma con un pedigree partigiano sicuramente apprezzabile da una sinistra unita (e infatti, a proposito di ‘campo largo’ con dentro todos caballeros, al fantasioso fronte partecipa, in quella storia, anche Rifondazione Comunista). Quindi, accorpando i dati elettorali di allora, nella fantastoria Anselmi vince le Primarie e vince poi, ed è quel che più conta, anche la contesa regionale con Galan. Che mantiene i suoi voti reali di allora, perdenti però sui valori percentuali unitari degli altri messi ‘tutti insieme’, che portano in più in dote il premio di maggioranza: un trionfo per l’Anselmi, già sessantottenne nel ‘95. La storia della regione Veneto se tutto ciò fosse successo sarebbe forse stata diversa, sembra alludere Zanetti, anziché prigioniera da trent’anni di alleanze di centro destra che, con due soli uomini al comando, Galan e Zaia, hanno da allora governato. Nella realtà di quel 1995 personalmente non ricordo se, senza parlare di Primarie, il nome dell’Anselmi comunque fosse stato fatto in alternativa a Bentsik, probabilmente sì, ma questo è un dato ininfluente nel contesto.
Il messaggio dell’apologo zanettiano è chiaro: ci vogliono le Primarie per scegliere la persona vincente. E il messaggio più o meno velatamente si inserisce nella vicenda veneziana, richiamando un recente articolo, apparso sulla testata web Ytali, scritto da Michele Mognato. In questo articolo c’è un esplicito appello, rivolto, ma è sottinteso, al mondo del centrosinistra veneziano per cominciare a ragionare su leadership e programmi in vista della scadenza amministrativa che nel ’25 o più facilmente nel ’26 toccherà alla città di Venezia. Molto probabilmente non ci sarà Brugnaro a fronteggiare da destra il “campo largo” veneziano, ma poco importa, sembra sottintendere Mognato. Bisogna costruire un fronte per sconfiggere anche i suoi eredi, la logica della chiamata alle armi “contro” resta la stessa, nonostante i richiami ai programmi, che assumono il ruolo consueto di inconsistente foglia di fico ( la nota è mia).
Come valutare questa ripresa della formula delle Primarie? In sé è una richiesta legittima e che ha precedenti vincenti, anche se effettuati a salti, a volte si a volte no. Ma appartiene nettamente alla logica bipolare, con cui si dà per scontato che esistono due, e solo due, campi possibili per la contesa. In fondo furono gli Stati Uniti d’America a esportare la formula. E lì vige da sempre questa logica, con solo due partiti a fronteggiarsi. Non nascondo neppure che Marco Zanetti, con il suo stile sempre rispettoso, e lo ringrazio per questo, ha lanciato il sasso anche alla nostra testata per coinvolgerla, attraverso di lui, nell’impresa iniziata con la fantastoria, ma destinata a concretizzarsi, anche presso di noi, con interventi successivi mirati sulla futura contesa veneziana o allargati all’ancor più imminente contesa regionale. Tuttavia, abbiamo declinato l’invito, pur disponibili a dare informazione del senso del suo articolo e a segnalarlo, come stiamo facendo.
Riprendo qui più compiutamente le nostre ragioni, che nella corrispondenza privata sono state onestamente spiegate, perché chiedere è sempre lecito e rispondere è cortesia.
Il percorso delle Primarie non può essere il nostro perché da tempo abbiamo messo in campo nelle pagine di LUMINOSI GIORNI un’iniziativa intitolata “La città futura”, che ambisce immodestamente a definire un embrione di nostro programma PRIMA. Per POI eventualmente vedere quali forze politiche e movimenti lo sposano, senza alcuna prioritaria delimitazione. Esattamente il contrario della logica delle Primarie che predefinisce PRIMA un perimetro, POI entro quel perimetro costruisce un “programma condiviso” (che però per essere davvero condiviso è un gioco di sottrazione, con probabile esito vicino al nulla) e POI ANCORA scegliere il candidato sindaco attraverso le Primarie.
A cui attenersi, si capisce, senza slealtà.
Il perimetro che Marco Zanetti ha individuato, a cominciare dalla metafora dalla sua fantastoria, è lo stesso individuato da Michele Mognato, vale a dire quel ‘campo largo’ a Venezia più facilmente ottenibile, visto che i Pentastellati non hanno mai avuto la consistenza nazionale. Entrambi non si curano delle potenziali differenze programmatiche interne a quel perimetro, nel quale ci dovrebbero essere visioni contrastanti su molti aspetti (in primis, ma non solo, sul tema ambientale). E comunque, e questo per noi è il punto, dentro quel perimetro ci sono visioni antitetiche alle nostre, che abbiamo espresso in decine e decine di articoli da dodici anni a questa parte. Non per caso all’appello di Mognato ha già risposto positivamente Andrea Martini, onesto e trasparente portatore di una Weltanschauung sulla città diametralmente opposta alla nostra, sul porto, sui trasporti, sull’ambiente e su molto altro.
È ormai così: la logica bipolare della politica fa ingollare qualsiasi cosa programmatica pur di battere il fronte considerato opposto, perché è la logica della politica ‘contro’, a cui noi invece vorremmo sottrarci. Si dirà che nel sistema maggioritario a doppio turno è inevitabile questa logica, e ciò è vero. Del resto, elezioni europee a parte, ormai da oltre tre decenni in Italia i sistemi maggioritari si sono imposti, alle regionali, alle nazionali e in certa misura alle comunali. Quindi è altrettanto vero che una posizione come la nostra è destinata a tenere piè fermo, ma a non vincere mai con nessuno, se si devono sacrificare punti programmatici fermi annacquandoli per esigenze di alleanze. Perché in questo caso per noi una vittoria sacrificata al NOSTRO programma sarebbe sempre una vittoria di Pirro, una sconfitta sostanziale. Oppure una posizione come la nostra è destinata a sperare che una rappresentanza delle nostre idee prima o poi abbia la forza, autonomamente in ‘campo stretto’, di presentare una persona al primo turno che riesce ad andare al ballottaggio e a vincerlo, e in questo senso il doppio turno apre degli spiragli che nelle contese ad altre scale sono preclusi. In fondo, seppure in un contesto diversissimo dall’attuale, ciò accadde a Cacciari vent’anni fa.
Non sono dunque le Primarie il percorso che abbiamo in mente, perlomeno come prerequisito, anche se non escludiamo possano essere uno strumento per eventualmente scegliere l’interprete migliore di un programma PRIMA condiviso.