Ad maiorem Dei gloriam ≈ Allah Akbar
9 Gennaio 2016Se le minacce spingono la UE ad unirsi
16 Gennaio 2016È stupefacente che quanto successo nella notte di Capodanno a Colonia ed altre città del Nord Europa a caldo sia stato letto abbastanza concordemente come una conseguenza dell’aumentata incidenza della popolazione di religione islamica in Germania ed in generale in Europa seguita all’ondata immigratoria di pochi mesi fa. Come se, quindi, quanto successo fosse un evento necessitato, come un’esplosione in un ambiente saturo di gas.
Negli ultimi giorni le cronache hanno infine dimostrato quello che francamente pareva logico pensare sin dal’inizio: è stata una manifestazione organizzata tramite canali social e quindi pensata a freddo prima. Anche in un Paese pieno di immigrati islamici (di più o meno recente immigrazione) non è infatti credibile che mille persone (1000!!), proprio guarda caso nella notte in cui un po’ di casino è fisiologico, convergano per caso nello stesso posto e tutte e mille decidano di non avere nulla di meglio da fare che andarsene in giro a palpare o peggio tutte le donne che incrociano.
Io temo che questa sia la prima manifestazione di un modo alternativo, diciamo soft ma non meno insidioso (anzi), per metterci in crisi. Mettiamoci per un attimo nei panni dello stratega dell’ISIS che vuole distruggere la nostra civiltà ed il nostro modello di convivenza. Certo, l’ideale per lui sarebbe creare un disastro tipo Torri Gemelle o Stazione Atocha alla settimana. Ma sono operazioni complesse, che richiedono organizzazione, denaro, competenze, pazienza. Più facile è trovare qualche esaltato e fornirgli un mitra perché vada a sparare agli avventori di bar e ristoranti come a Parigi. Ma anche in questo caso, devi procurarti le armi e trovare un tizio sufficientemente svitato e fanatico perché si presti all’azione pur sapendo che con ogni probabilità ci rimetterà la pelle. Purtroppo, ce ne sono tanti ma vanno comunque, come dire, cercati con il lanternino. Ma quanti ragazzotti islamici che vivono in comunità separate, molto poco integrate, spesso ai margini e rancorose possono offrire orecchie bendisposte al messaggio “facciamo casino, ci divertiamo danni delle donne occidentali, che sono tutte puttane, gli portiamo via i soldi ed abbiamo un’alta possibilità di farla franca ed alla peggio andiamo in galera”? È chiaro che il potenziale esercito di reclutabili aumenta di due ordini di grandezza. Perché per farti accoppare per la causa devi proprio essere convinto che Allah è grande e che in Cielo ti aspetta una moltitudine di vergini arrapate mentre, per rischiare un po’ di galera (dove magari sei già stato più volte), basta non avere nulla (o poco) da perdere, avere motivi per essere maldisposto verso la società in cui vivi ed il gioco è fatto.
A dispetto della maggiore facilità di messa in atto, il risultato del blitz di Colonia non è però meno devastante: è stato plasticamente attaccato uno dei simboli di quello che i fanatici islamisti non amano della società occidentale ovvero la condizione di libertà della donna. E sembra fare parte di un lucido disegno di attaccare tutto ciò che questi invasati detestano. A Parigi la vita spensierata, gli spettacoli (Bataclan, i bistrot..) o la libertà di opinione (Charlie Hebdo), a Colonia la libertà di movimento e l’autodeterminazione delle donne. Ed è molto più capillare la sensazione di pericolo ed allarme che potenzialmente può ingenerare in tutti noi. Perché gli obiettivi sensibili possono essere difesi con l’esercito, l’intera popolazione femminile no.
Pessime notizie quindi, aggravate dalla constatazione che molti dei fermati in Germania erano addirittura profughi venuti di recente dalla Siria, alla faccia della riconoscenza per il Paese che ha dato loro asilo.
Può parzialmente essere di conforto il fatto che questa neo strategia apre un problema sì gigantesco ma al tempo stesso lo derubrica da guerra di religione a problema di ordine pubblico e di politiche sociali. Intendiamoci, nessuna sottovalutazione: è evidente che il modello di contratto sociale in cui siamo sempre vissuti è messo a dura prova e su questa testata ce ne siamo occupati molte volte (cfr. ad esempio http://www.luminosigiorni.it/2015/01/il-difficile-esercizio-della-convivenza/). Ed è vero che nel caso delle popolazioni islamiche la religione riserva alla donna un ruolo nella società e nella famiglia che le nega diritti fondamentali. E questo è un punto su cui nessun understatement è accettabile. E forse è giunto il momento di imporre dei paletti precisi anche da noi.