COSTUME & MALCOSTUME – Un polverone di patatine croccanti
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24 Aprile 2024Temo che l’enfasi posta dai media sul tema fascismo e antifascismo sia più dannosa che utile per l’opposizione. E parlo da antifascista convinto da sempre, anche con una tradizione familiare impegnata in questo senso fin dal 1922!
Il monologo di Scurati è perfetto dal punto di vista logico. Più tranchant ma efficace è il pensiero dello storico Luciano Canfora, che ha schematizzato il pensiero politico in tre grandi categorie: socialista, liberale e fascista.
Non vi è alcun dubbio, a mio avviso, che Meloni & C. abbiano un pensiero e una formazione fascista, risalente al MSI che a sua volta si richiamava alla Repubblica di Salò, pur con un Almirante che ha rispettato le regole democratiche. Ma la premier Meloni è partita con un consenso intorno al 5% per arrivare a quasi il 30% attuale. Non è che gli italiani abbiano votato lei perché è fascista; forse nemmeno per le sue posizioni estreme sulla famiglia e l’aborto. Il vento di destra nel mondo occidentale ha altre cause, nel cambiamento veloce dell’economia, le conseguenze della globalizzazione e della delocalizzazione delle produzioni più povere, l’incertezza nei rapporti di lavoro l’impoverimento aumentato e che ha colpito anche la classe media, l’immigrazione.
Movimenti nostalgici sono sempre esistiti in Italia e in tutto l’Occidente. Da noi temo siano stati anche troppo tollerati, tanto che non ho mai visto applicare sanzioni per apologia di fascismo malgrado le manifestazioni ricorrenti a Predappio, al cimitero maggiore di Milano, a Acca Laurenzia con tanto di camice nere e saluti romani. Ma si tratta di fissati mentali di minoranza. L’italiano medio oggi non sa nemmeno cosa è stato il fascismo, quanto meno per ragioni anagrafiche. Oso aggiungere una malignità: hanno in gran parte accettato il regime, salvo pochissimi, e si sono svegliati antifascisti quando le bombe degli alleati hanno cominciato a piovere sulle loro teste.
Se non sono troppo ottimista, Meloni con il consenso raggiunto e il ruolo che riveste ha tutto l’interesse ad apparire un leader moderato, a coprire e guidare un’area che in passato era rappresentata da Berlusconi. Non a caso ha cambiato atteggiamento una volta eletta rispetto alle sue promesse ed espressioni sovraniste della sua campagna elettorale. Ma nello stesso tempo non tradisce le sue radici culturali, certamente con meno coraggio di Fini, ma anche con una considerazione di marketing, quella di non voler perdere i consensi delle ali più estreme, tanto è vero che sono diventate terreno di caccia di Salvini, a mio avviso più fascista di fatto della Meloni. E le posizioni sull’aborto e i centri per le nascite forse non fanno testo perché tocca un elettorato cattolico che è ancora relativamente numeroso e anche trasversale.
Sarà un atteggiamento che avrà una continuità in futuro? Temo dipenda da due fattori:
- Il risultato delle elezioni europee, a seconda che vinca una maggioranza popolare/socialista oppure una conservatrice. E forse anche quelle americane.
- L’andamento dell’economia, che oggi non pare negativo malgrado la crisi della Germania e della Francia, ma che si spera siano contingenti
Detto in veneto, Meloni sta forse col cul su do careghe, moderata fino a quando ne avrà convenienza, pronta a riprendere gli originali atteggiamenti sovranisti un domani se ne avesse la convenienza, soprattutto per trovare altri responsabili dell’impossibilità di realizzare le tante promesse elettorali che ha fatto.
L’opposizione, liberale o socialista che sia, non inciderà per nulla agitando il tema dell’antifascismo se non sarà in grado di offrire una speranza di cambiamento e, in Italia, di sviluppo, che oggi non è in grado di delineare.