Una recensione: Esodo, Religione, fede, politica, numero 243, luglio-settembre 2024.
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25 Novembre 2024Far sapere ai cittadini come noi sappiamo trattare chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro a quel vetro oscurato… è per il sottoscritto una intima gioia. Chi parla è Andrea Delmastro, il Sottosegretario alla Giustizia con delega all’Amministrazione Penitenziaria e l’ossessiva anafora in cui si cimenta è il vetro oscurato dei nuovi modernissimi mezzi per il trasporto dei detenuti soggetti al regime del 41 bis.
C’è da rimanere senza parole perché quelle espressioni machiste “non lasciamo respirare”, “incalziamo” avrebbero potuto essere comprensibili se significanti la determinazione ad assicurare alla Giustizia i criminali in libertà; e così infatti la premier, mentendo sapendo di mentire, ha detto che andavano intese. Ma il Nostro no, le rivolge precisamente “a chi sta dietro a quel vetro oscurato”, a chi è già, dunque, nelle mani della Giustizia e deve dunque scontare la giusta pena (e sarebbe pure da discutere se le condizioni del 41 bis siano sempre giuste e giustificate ma ci porterebbe fuori tema) ma non certo essere vessato e meno che meno vessato per la pura soddisfazione, per l’intima gioia, di chicchessia.
Parole grevi di minaccia, di ferocia quasi sadica, che farebbero rabbrividire in bocca a qualsiasi cittadino ma che pronunciate da un rappresentante dello Stato e per di più preposto all’Amministrazione Penitenziaria lasciano basiti; parole che evocano regimi dispotici, epoche passate e secoli oscuri, non il Paese di Cesare Beccaria, una democrazia liberale dove il carcere non è uno strumento di vendetta ma di giustizia e addirittura, in linea di principio, anche di recupero.
Qualche considerazione a margine.
La prima origina dall’ovvia domanda: il Sottosegretario è davvero un sadico e allora affidargli quella responsabilità è stato come nominare Dracula a capo dell’AVIS? Io tendo a pensare che Delmastro non si compiaccia realmente delle sofferenze inflitte ai detenuti, non si auguri forme sottili di tortura come pure si potrebbe evincere dalle sue parole dissennate. Penso che si sia fatto trascinare dall’impeto del momento, voleva celebrare i nuovi automezzi, mostrare che lui è solido e determinato come una roccia… forse voleva davvero riferirsi ai mafiosi in libertà e non ai detenuti come dalla (pietosamente) benevola interpretazione di Meloni.. sta di fatto che ha detto una cosa di significato completamente diverso e, aggravante, durante una manifestazione pubblica del suo ruolo di Sottosegretario, non in un comizio, non al bar cogli amici. Del resto, Delmastro si è già dimostrato più volte un campione mondiale di gaffes (le rivelazioni all’amico Donzelli di notizie riservate, il pasticciaccio della notte di Capodanno col compare Pozzolo). Ma il punto è che Delmastro non è solo. Non a caso entrambi gli episodi di cui sopra hanno coinvolto parlamentari del suo stesso partito. Il primo partito d’Italia dimostra troppo spesso di avere rappresentanti di imbarazzante inadeguatezza. Questo è un problema in primis naturalmente per la premier ma per il Paese tutto e sbaglierebbe chi non si ritrova nell’attuale maggioranza di governo a rallegrarsi della cosa, a compiacersi della propria superiorità. Perché avere dei rappresentanti del Potere, da cui dipende l’amministrazione della cosa pubblica, il nostro destino, i rapporti col mondo è un problema del Paese intero, di noi cittadini tutti. Indipendentemente dalla linea politica, argomento che esula dal tema di cui trattiamo, ma solo dal punto dello standing e delle capacità personali.
È del resto del tutto comprensibile: FDI è un partito che ha avuto una crescita impetuosa negli ultimi anni, il suo inner circle è rimasto quello dei tempi in cui era ai margini, formato da persone che sono sempre state fuori dai giri che contano, delle leve del potere, della rete di relazioni, anche amicali, di consuetudini, frequentazioni della classe dirigente. Personaggi il cui unico merito politico è essere rimasti pazientemente e coerentemente dalla parte del campo in cui non si toccava palla. Salvo improvvisamente essersela trovata tra le mani e dovendoci giocare, senza mai, per rimanere nella metafora, essere stati testati e temprati dalla partita vera. Ripeto, è oggettivamente un problema di tutti, non solo di quel partito. Anche perché si riflette, a cascata, pure a livello territoriale. Pensiamo per esempio a chi potrebbe essere il prossimo (candidato) Sindaco di Venezia… ve lo immaginate, il sempiterno campione cittadino di FDI, a capo di una macchina così complessa?
Infine, stupisce non poco la flebile reazione delle opposizioni. Il vulnus formale all’Istituzione che rappresenta è talmente grave che mi aspettavo un coro di reazioni indignate, invocazioni di dimissioni immediate e oblio per questo individuo. Certo, le parole di Delmastro sono state bollate come indecenti, vergognose, orribili (tutto vero) e non sono mancate le richieste di dimissioni. Ma l’impressione è di un rito stanco, una presa di posizione più per dovere d’ufficio che per indignazione, non ho visto i big stracciarsi le vesti, nessun particolare furore.
Una lettura benevola potrebbe essere che il mondo politico si è ormai mitridatizzato alle gaffes del Nostro e quindi non si faccia più di tanto impressionare. Una meno consolatoria è che i diritti dei condannati al 41 bis (e, temo, di tutti i detenuti) non siano proficui come tema elettorale, siano meno à la page dei diritti LGBTQ+, che sia più profittevole politicamente indignarsi per le parole di Valditara sui femminicidi colpa dei migranti (parole su cui beninteso è sacrosanto indignarsi) più che dimostrare attenzione per il mondo carcerario e le condizioni disumane di certe carceri. Fatto salvo, alla prossima rivolta sanguinosa, versare lacrime di coccodrillo.
Immagine di copertina: © Torino Cronaca