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6 Luglio 2022In questi giorni di fermento, in cui molto si parla di un ipotetico “terzo polo”, sia esso posizionato al centro o più dichiaratamente liberal-democratico, ho chiesto ad Andrea Forlani – Segretario bolognese di Azione -, e a Marco Lombardo – Segretario Provinciale di Azione, nonché da poco nominato alla Segreteria Nazionale del partito -, di discutere insieme se e come potrebbe svilupparsi tale agglomerato, anche considerando la recente esperienza nel comitato bolognese sorto per sostenere i Sì ai referendum sulla giustizia.
L’occasione per vederci è la riunione provinciale degli iscritti di Azione, che si tiene in modalità mista (parte degli astanti sono in presenza e parte collegati via Zoom), presso il Centro Sociale Costa di via Azzo Gardino, punto di ritrovo dei molti movimenti che animano la città.
La nostra conversazione parte proprio dall’iniziativa, a sostegno dei Referendum sulla Giustizia, organizzata dal Segretario Cittadino di Azione e i suoi omologhi di Forza Italia e di Italia Viva: “Sappiamo bene” – mi dice Forlani – “che Azione, non avendo partecipato alle ultime elezioni cittadine, non è presente negli organi amministrativi. Questo è chiaramente un problema, perché non possiamo esprimere al meglio la nostra attività politica tuttavia, adesso, questa posizione ci permette una libertà di movimento che esula da possibili direttive di coalizione. Possiamo, dunque, seguire una delle nostre caratteristiche fondanti ed avere un approccio pragmatico sulle tematiche da trattare, senza dover chiedere ai nostri interlocutori un appoggio incondizionato.
Sul tema dei referendum, c’era fin dall’inizio una convergenza di idee e di obiettivi sia con Forza Italia sia con Italia Viva; non nascondo che la conoscenza personale ed il buon feeling instauratosi ha aiutato molto.
Bisogna sottolineare che l’unico obiettivo erano i referendum e non c’era nessuna intenzione di aprire una sperimentazione locale di Terzo Polo. Tuttavia, se è vero che Italia Viva è in Giunta con la coalizione di maggioranza, mentre Forza Italia intende rimanere all’opposizione, questo non vuol dire che in futuro non possano esserci convergenze su diversi temi specifici.
Anche altre compagini politiche cittadine, dalla nostra alleata +EU ad altre formazioni come i Socialisti, i Repubblicani e i Liberali fino alla Buona Destra, hanno sostenuto l’iniziativa, pur non entrando formalmente all’interno del Comitato”.
Approfitto della nuova posizione di Marco Lombardo, da poco nella Segreteria Nazionale di Azione, per chiedergli se il buon esempio bolognese porta a prospettive diverse sul piano Regionale o, meglio ancora, su quello Nazionale. “Fortunatamente, sul piano territoriale locale si riesce ancora a lavorare liberamente con proposte pragmatiche, che possono essere appoggiate da chi le ritiene corrette e da chi condivide una certa idea del territorio, anche se temporaneamente o, comunque, solo per il tema in questione. Più difficile è seguire questa strada in Regione e sul piano nazionale: in entrambi i casi, infatti, per poter collaborare, serve liberarsi delle “ali estreme”, ossia di quei politici che inseguono solo il consenso temporaneo, ma non sanno proporre soluzioni concrete. Abbiamo già visto che le formazioni populiste sono capaci di grandi proclami, favorite in questo anche dai canali di comunicazione social; ma poi al momento di governare, spesso, hanno fatto marcia indietro, perché non hanno il coraggio di portare fino in fondo le loro idee.
Vedrai che nei prossimi mesi il Centro Destra rimarrà compatto, pur con Fratelli d’Italia che continua nelle sue posizioni propagandistiche anche nei confronti della EU”.
Lombardo non crede nell’opzione centrista, come agglomerato di partiti che non si ritrovano nei due schieramenti e che si uniscono solo per riuscire ad ottenere peso politico, sostenendo con convinzione: “Credo in un’opzione più radicale, in cui Azione prosegue le attività congiunte con +Eu e con altre liste civiche, come avvenuto alle ultime elezioni, in modo da mostrare i nodi identitari dei due poli. Serve interrompere questa falsa alternanza mostrando le contraddizioni presenti sia nel Centrodestra (N.d.r.: la presenza di un partito liberale, seppur conservatore, con formazioni che si sono definite sovraniste e, alle volte, antieruopee) sia nel Centrosinistra (N.d.r.: dove il campo largo che comprende l’estrema sinistra e la formazione di Conte faticherà ad andare lontano). Alle prossime elezioni politiche, nessuno dei due attuali Poli raggiungerà la maggioranza e Azione con +Europa può presentarsi come alternativa, o porsi a supporto dell’uno o dell’altro campo, senza però nessun mercato dei voti, quanto piuttosto spingendo fuori dal contesto le frange estremiste siano esse populiste, sovraniste o antieuropeiste”.
Non stiamo, dunque, parlando di un generico centro aperto a tutte le possibili soluzioni, ma: “del perno di una coalizione di governo, simile a quanto fatto in Europa con la elezione della von der Leyen, ovvero una coalizione in appoggio ad una figura di riferimento che abbia capacità, doti e reputazione adatte per governare e non intendo solo Draghi”.
Tutti noi, infatti, ci ricordiamo che è bastata la settimana delle elezioni del Presidente della Repubblica – in cui Draghi per ovvi motivi si era messo in disparte -, per farci capire quanto abbiamo bisogno di una guida autorevole, non autoritaria, capace con il suo standing di guidare un governo democratico: “senza tale figura”, dichiara Marco Lombardo, “si rischia di tornare ad essere un aereo senza controllo”
Serve, dunque, definire chi potrebbe essere parte di questa aggregazione, anche pensando alle molte voci su G. Sala, che si sono rincorse prima e dopo la scissione del M5S. Andrea Forlani ricorda che il M5S è sempre stato marginale a Bologna e nelle ultime elezioni cittadine, perchè ha dimostrato di essere poco influente, quindi, secondo il Segretario bolognese di Azione: “L’uscita di Di Maio e l’avvenuta scissione non cambiano la situazione cittadina e men che meno la posizione di Azione a Bologna e nella Città Metropolitana”. Marco Lombardo ritiene che G. Sala e parte del movimento dei Verdi possono essere possibili interlocutori, purché si mantengano europeisti e si liberino di quanti si oppongono ad ogni cambiamento o proposta, incarnando quelli che gli anglosassoni definiscono N.I.M.B.Y. (not in my back yard, non nel mio giardino). Afferma Lombardo: “Sala è un politico di qualità e potrebbe essere un elemento importante, ma per aggregare a livello nazionale serve avere una certa capacità di toccare con mano i problemi dei vari territori; bisogna avere la possibilità di visitare e conoscere tutte le provincie Italiane”
Mentre parlo con i miei interlocutori delle possibili aggregazioni, mi chiedo quali potrebbero essere i principi sui quali non si può transigere e faccio notare che Azione, talvolta, non ha preso posizione nei dibattiti sui diritti civili. Marco mi interrompe subito dicendo: “Io e te eravamo in piazza assieme alla manifestazione della Cellula Coscioni per il referendum sul fine vita e Azione era presente al Gay Pride. Siamo da sempre a difesa dei diritti civili, coniugandoli con i doveri sociali di ognuno di noi. Dobbiamo tenere fermi i nostri principi ma non estremizzarli, unendo le differenze senza, tuttavia, omogeneizzarle”. Interviene anche Andrea Forlani e conferma tale posizione affermando: “Siamo a difesa dei diritti civili, dei diritti di tutti, ma non possiamo farne l’unica bandiera della nostra politica, come fanno gli estremisti di entrambi i lati. La sfida è tenere assieme conservatori e riformisti nel rispetto di tutti”.
Arriviamo, così, all’ultimo tema della nostra chiacchierata relativo a quale potrebbe essere, alle prossime elezioni, una soglia di successo per Azione. La storia elettorale dei partiti che io definisco “laici”, sia ideologicamente che dal punto di vista religioso, non lascia molti dubbi: anche unendo PLI, PRI, Radicali PSDI e PSI non si arrivava a fatica a superare percentuali a 2 cifre, tranne forse nell’era di Craxi. Se Azione, alle prossime politiche, ottenesse un 8%, avrebbe raggiunto un buon risultato.
Forlani è d’accordo con la mia riflessione e ricorda che, nella Prima Repubblica, la presenza della Democrazia Cristiana era molto ingombrante, affermando: “le sue correnti coprivano un’area che andava da una sinistra vicina al PC fino alla destra liberale. Dopo la I Repubblica, e durante la II Repubblica, il quadro è completamente cambiato e si sono liberate molte aree, anche a causa di questo bipolarismo che ha dato valore agli estremismi. Serve comunque organizzarsi al meglio e cercare quante più persone che siano attive nella vita, anche locale, del partito.”
D’altra parte, anche Lombardo conferma che l’ambizione è quella di diventare il quarto partito (8-10%), cercando di superare Forza Italia e il Movimento 5 Stelle, per essere il perno di un’azione riformista contro il consenso a corto raggio dei populisti. “Serve rompere” – sostiene Marco – “lo schema attuale e puntare a principi precisi, raccogliendo il consenso dei delusi che non si riconoscono più in questi schieramenti”, Anche lui ricorda come siano cambiate le prospettive quando dice che: “la logica bipolare, nata come dinamica di alternanza, è degenerata negando qualsiasi opzione agli elettori che, infatti, si sono allontanati. Serve, dunque, un’evoluzione del nostro sistema politico, forse una III Repubblica, dove non si debba più sentire dire “non dividiamoci se no vince l’altro schieramento”. Entrambi i rappresentanti di partito sono d’accordo sul fatto che: “non si devono ripetere gli errori fatti dal Partito d’Azione, ma essere capaci di veicolare il messaggio politico a tutti”.
Messaggio che deve rimanere il vero aggregante per andare alle elezioni.