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30 Luglio 2025Ormai sono anni che se ne parla e non si cava un ragno dal buco per insipienza, per indolenza, per ignavia, sicuramente per interesse.
La gestione del sindaco Brugnaro da questo punto di vista è stata evanescente quando non deleteria, persino neghittosa.
I veneziani, almeno quelli che non vivono del turismo di massa, non sono più in sintonia con quel fenomeno, è saltato l’equilibrio tra le attività turistiche massive e il resto della città. Tutto il patrimonio di studi, progetti, e proposte elaborati negli anni per cercare di risolvere il problema dell’overtourism non ha avuto seguito.
Io spero vivamente che nella prossima amministrazione ci saranno persone capaci di pensare non solo agli incassi ma finalmente alla qualità di vita dei veneziani, magari coraggiosamente anche scontentando qualcuno perché non si può continuare a sostenere un turismo di proporzioni immani, semplicemente non è possibile, pena l’ulteriore esodo verso la terraferma e la trasformazione definitiva di Venezia in un grande parco a tema.
Venezia e l’ombra dell’overtourism: un futuro da ricostruire
Venezia è da tempo diventata l’emblema mondiale dell’overtourism, le raccomandazioni dell’Unesco sono sembrate più dei pannicelli tiepidi che delle reali prescrizioni o delle indicazioni pregnanti e risolutive, e i numeri lo confermano: oltre 13 milioni di presenze nel 2024 con una permanenza media di 2,4 notti, e un centro storico che fatica a respirare. Ma nel 2025, qualcosa comincia a cambiare. Per la prima volta dopo anni di crescita ininterrotta (parentesi del COVID a parte), i dati parlano di un rallentamento: -6,7% di presenze nel primo trimestre rispetto all’anno precedente, con una contrazione del 15% nella terraferma veneziana. I motivi vanno ricercati nella contingenza internazionale, nella situazione di generale incertezza, nei focolai di tensione sparsi attorno a noi, nella debolezza del dollaro. Ma forse anche nella cattiva fama che ha caratterizzato il turismo veneziano di questi ultimi anni.
Il turismo nel tempo ha cambiato forma
La composizione dei flussi turistici mostra una crescente frammentazione: il 41% dei visitatori sceglie alloggi non convenzionali come B&B e case private che sono cresciuti a dismisura fino ad offrire un numero di posti letto superiore al numero dei residenti (fonte OCIO), mentre gli alberghi accolgono il restante 59%. Anche la provenienza geografica è varia, con gli Stati Uniti in testa (18%), seguiti da Italia, Francia, Regno Unito e Cina.
La tassa d’ingresso: soluzione o illusione?
L’introduzione di una tassa di accesso di 5 euro, raddoppiata per chi prenota all’ultimo minuto, si era data l’obiettivo di scoraggiare il turismo giornaliero, che rappresenta circa il 70% dei 30 milioni di visitatori annui. Ma in realtà si è rivelata solo uno strumento per fare cassa: nessun disincentivo all’afflusso dei day tripper è derivato da questo contributo d’accesso. In due anni di “sperimentazione” questo è un fatto incontrovertibile, studiato dall’Università (CISET) con i pochi dati disponibili, perché l’Amministrazione Comunale non ha ancora colpevolmente messo a disposizione tutta la massa di informazioni raccolta con il sistema della Control Room (pagata con i soldi pubblici).
Ma l’idea di alzarla a 100 euro sembra più una provocazione estrema che una strada percorribile: non basta limitare gli ingressi con il denaro per risolvere un problema tanto complesso. Si rischia di escludere chi viaggia con curiosità e rispetto, ma con budget limitati, confondendo qualità del turismo con potere d’acquisto.
Vivere Venezia, non attraversarla
Il cuore del problema è la combinazione fra la quantità delle persone – un numero compatibile con la capienza complessiva della città (definire cioè la “capacità di carico”) – e la qualità del soggiorno. Venezia soffre: i servizi essenziali sono carenti, la vita quotidiana è stravolta, la pressione turistica cancella le identità locali. Non basta “monetizzare” il flusso turistico. Serve una visione profonda: investimenti in servizi pubblici, contrasto feroce all’abbandono dei residenti, valorizzazione delle attività produttive locali, educazione al rispetto della città, controllo severo della sicurezza dei cittadini (residenti e turisti) ma soprattutto l’offerta di una Card Multiservizi con prenotazione obbligatoria che incentivi la visita “intelligente” e prolungata.
Ripensare il turismo: un atto di rispetto
Il turismo deve tornare a essere motivo di incontro, economia propulsiva, non rendita di posizione, ma soprattutto non una mera transazione economica. Chi visita Venezia dovrebbe sentirne il battito, non solo attraversarla. La vera rivoluzione non passa dalle casse delle biglietterie, ma dalla volontà collettiva di preservare l’anima della città e restituirla ai suoi abitanti.



