L’irrilevanza del Capo
24 Febbraio 2024LA CITTÀ FUTURA di Roberto Panciera. Focus su: Commercio
29 Febbraio 2024L’Autorità Portuale ha presentato recentemente il Documento Preliminare di Progettazione (DPP nel seguito) del cosiddetto waterfront di Venezia redatto dall’Autorità Portuale (con il supporto tecnico di IUAV), il quale, pur comparso con buona evidenza sulla stampa, non ha suscitato alcuna eco tra le forze politiche. Eppure, si tratta del progetto di ridisegno, molto incisivo, di una vasta (quasi 17 ha) parte di città (S. Basilio, Santa Marta, Scomenzera, S. Andrea e Marittima) e interessa 1550 metri di riva (tra Canale Giudecca e Scomenzera). Potenzialmente, un vero e proprio nuovo quartiere nella città storica.
Per una città relativamente immobile dove gli interventi urbanistici sono giocoforza limitati, un evento di fatto epocale. Eppure, sia lato maggioranza, sia lato opposizione un silenzio assordante. Francamente, trovo la cosa inspiegabile. L’unica spiegazione che, ad essere maliziosi, potrebbe venire in mente è che, essendo il deus ex machina di tutta l’operazione l’Autorità Portuale e non l’Amministrazione comunale, da parte di questa non c’era occasione di autopromozione e, parallelamente, da parte delle opposizioni (così sollecite a gridare allarmi per presunte devastazioni per interventi anche di scala infinitamente minore di quello in oggetto) non c’era un ricavo politico di polemica con il Sindaco.
Il progetto prevede tre sub-ambiti di intervento e consiste (qui e in seguito in corsivo citazioni dirette dal DPP) la valorizzazione paesaggistica e funzionale delle aree di Marittima, S. Andrea, Santa Marta e San Basilio, (…) la riqualificazione urbana e degli edifici, integrando, ove possibile, alle funzioni portuali nuovi servizi alle città anche al fine di rafforzare il legame porto-territorio..
Vediamo a questo punto i tre sub-ambiti uno per uno.
San Basilio
Su S. Basilio si ripropone e rafforza il disegno già perseguito in passato di apertura alla città. Si prevedono nuove aperture per favorire passaggi pedonali (..) in alcuni punti strategici al fine di determinare una nuova porosità urbana tra il quartiere S. Marta limitrofo e il bordo lagunare, creando una maggiore connesione tra le due zone. Qui va detto che, a mio modesto parere, si è mancato di un po’ di coraggio, perché l’area resta promiscua. La parte in arancio nella figura sotto resta vincolata all’utilizzo portuale, con una fascia di rispetto larga 6 metri lungo tutta la riva (mentre quella in verde diventa di fatto suolo pubblico). Si pensa a una recinzione semovibile per eventuali operazioni doganali per limitare “temporaneamente” l’accesso ai pedoni. Sinceramente, mi sembra il classico ‘na scarpa e un socolo. Avrei trovato più coraggioso eliminare del tutto la funzione portuale e spostarla tutta in Marittima che avrei dedicato interamente alle piccole navi (non scavando dunque il Vittorio Emanuele, ma qui si apre un discorso più complesso).
Santa Marta
All’angolo tra i Canali Giudecca e Scomenzera un’idea molto forte (area in verde nella figura sotto): la creazione di una piazza affacciata sull’acqua con verde al posto dell’attuale parcheggio per realizzare il quale si parla di uno spostamento in un sito fuori dell’area di intervento (una vaghezza che certo non renderà felici coloro che oggi lasciano la macchina). Il documento parla di vuoto urbano che rappresenta un’occasione unica di connessione, di punto di terminale e di pausa all’interno del bordo del percorso del borgo lagunare. Insomma, uno spazio pubblico in posizione invidiabile servizio del quartiere di Santa Marta (NB l’area in arancio è destinata a pedonalizzazione e permeabilità con il retrostante ambito residenziale) e delle strutture universitarie adiacenti arricchito, eventualmente, di uno spazio per eventi (area viola). Si tratta di una riqualificazione enorme per tutta Santa Marta, non più quartiere “raggomitolato” in se stesso e isolato ma aperto alla riva del Canale della Giudecca e completato da una piazza in posizione assolutamente spettacolare.
Scomenzera e Sant’Andrea
Si tratta della parte di intervento più radicale. In sostanza, il progetto prevede di liberare tutta la sponda dello Scomenzera, sia la parte ex platea lavaggi (verde nella figura) da dedicare a funzioni di pubblica utilità o servizi pubblici sia la ex Stazione FS Sant’Andrea (viola in figura) nella quale è prevista nuova edificazione di edifici per ricerca, nuova residenzialità, oltre a funzione direzionale, commerciale e terziaria.
La liberazione della ex stazione FS verrà perseguita mediante lo spostamento dell’attuale sedime dei binari in Marittima (che restano necessari quale deposito mezzi e fascio di appoggio) sull’altra sponda del canale Scomenzera, ovvero in Marittima (ne parliamo subito dopo). L’operazione consentirebbe peraltro di eliminare il ponte ferroviario (area 12 nella figura a fianco) e di pedonalizzarlo (eventualmente tramite demolizione e ricostruzione) garantendo la permeabilità pedonale in direzione del parcheggio nei pressi della stazione del People Mover. Attenzione che questo collegamento pedonale dà valore al nuovo eventuale quartiere che potrebbe/dovrebbe sorgere.. significa di fatto avere la macchina sotto casa.
Venendo alla sponda lato Marittima, dove come detto andranno spostati i binari, troviamo una abbastanza clamorosa novità: una nuova stazione FS. Vale la pena di riportare integralmente le parole precise del DPP, visti i molteplici impatti di una cosa del genere:
l’elemento principale infrastrutturale di questo ambito è rappresentato dall’inserimento di una diramazione ferroviaria della stazione principale di Venezia all’interno dell’isola della Marittima. (..) si considerino indicativamente i seguenti fattori (la nuova stazione andrà sviluppata in accordo con RFI):
– La dimensione della stazione ferroviaria sarà caratterizzata da 5 binari della lunghezza di 250 m;
– La stazione sarà del tipo “passeggeri” e interesserà il bacino d’affluenza degli utenti della Regione Veneto e più in senso lato dell’area del nord-est italia;
– La dimensione, la tipologia e i materiali dovranno rispettare il contesto urbano.. (..)
– La posizione della stazione (..) dovrà essere valutata in relazione anche a considerazioni strategiche da portare avanti insieme al Comune di Venezia in quanto questo progetto modifica considerevolmente l’accessibilità al centro storico di Venezia e necessita il ripensamento del sistema di adduzione pedonale (con la realizzazione di uno o più ponti sul Canale Scomenzera) e di trasporto pubblico (interscambio con People Mover, con servizi di navigazione)
– La possibile integrazione a breve e/o lungo termine dei Terminal Isonzo 1 e 2 nel piano di organizzazione, gestione e sviluppo della stazione ferroviaria.
E continua:
Lo sviluppo progettuale della nuova stazione ferroviaria dovrà essere definito, assieme a RFI, a livello di studio di fattibilità, in relazione alle possibili trasformazioni in scala più ampia (..) in relazione alle interferenze che la posizione della stazione stessa può avere con il possibile sviluppo futuro dell’area circostante che tenga conto dell’interazione con le aree di contesto e con i flussi anche pedonali indotti.
Qui a fianco la sommaria indicazione della nuova derivazione ferroviaria.
Questo è quanto. Alcune considerazioni a margine. La prima è di merito: il progetto presenta idee potenzialmente bellissime, la nuova piazza, il lato del Canale Scomenzera liberato e di fatto un nuovo quartiere, la porosità con la città, un rilancio di Santa Marta.. insomma carne al fuoco come mai in passato. Il tutto nella città storica, e in un momento in cui come mai prima si parla di carenza di residenzialità, di spazi per studenti, di attrazione di lavoratori da tutto il mondo e di contrasto al declino demografico. Si tratta di un’opportunità epocale, quello che i dotti chiamano in gergo game changer. Con molti punti di domanda: su tutti il senso e la funzione della dependance della stazione in Marittima (che confesso mi sfugge). Un altro (notevole) elemento di incertezza sono gli investimenti necessari per realizzare tutto questo
Si tratta di un disegno che dovrà essere concretizzato dalle proposte dei progettisti incaricati e nello stesso DPP in vari punti si legge tra le righe la necessità di una condivisione per “riempire” di contenuti e quindi c’è spazio per la collettività di discuterne. Quella offerta dal Porto è potenzialmente un’occasione epocale. Che va sfruttata. Pensare i trasporti, studiare gli insediamenti negli edifici ristrutturati, parlare con le Università, valorizzare opportunità.. in una parola: costruire (insieme) il futuro.
E qui la politica, quella “alta”, deve dire la sua. Lascia basiti la sostanziale indifferenza che le forze politiche, tutte, hanno almeno ad oggi dimostrato. Al contrario, è una questione vitale per la città e un posizionamento sulla proposta dell’Autorità Portuale deve essere parte integrante di ogni programma per le prossime Amministrative.