
Il pasticciaccio del “premierato”
19 Novembre 2023
Salvini e Landini: stessi obiettivi
23 Novembre 2023Nel precedente articolo https://www.luminosigiorni.it/2023/11/locazioni-turistiche-fenomeno-ingovernato/ concludevo sottolineando che manca da parte della politica l’aver colto l’aspetto chiave e più doloroso della proliferazione delle locazioni turistiche, ovvero la drammatica perturbazione del mercato immobiliare.
Non stiamo parlando del mercato per le famiglie a basso reddito, ma della classe media, cioè di chi ha uno stipendio e fa l’economia cittadina ma è costretto ad andare via. Le locazioni a breve termine non rispondono alla domanda di soggiorni brevi che non siano turistici, un lavoratore che ha necessità per qualche giorno è difficile che ricorra a una locazione breve perché i prezzi sono proibitivi, e come sappiamo c’è una certa mobilità di lavoratori fuorisede del servizio sanitario, professori, insegnanti o anche di passaggio. Si è addirittura costretti a rinunciare al posto di lavoro. Si può anche finire per accamparsi, letteralmente, come dimostra il caso del 27 settembre scorso quando il personale che a fine giornata pulisce i bus nel deposito, hanno trovato a dormire in sacco a pelo dentro ai autobus gli autisti della ditta Tribuzio (alla quale Busitalia Veneto SpA – società di trasporto pubblico del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane che non riesce a coprire i servizi regionali per carenza di autisti – ha subappaltato corse). Perché? Troppo cari e introvabili gli alloggi da affittare a breve termine ai lavoratori.
Intendiamoci: le LT sono solo un fattore (non l’unico) del fenomeno dell’overtourism (materia complessa da affrontare adottando un sistema integrato di misure, con una logica strategica e non tattica) né sono la causa di tutti i mali neanche sul piano dell’emergenza abitativa dove la causa principale è riconducibile all’assenza di politiche per la casa. Tuttavia, le LT danno un contributo determinante a dinamiche deleterie su più fronti: accelerano la riduzione dell’offerta di negozi e servizi di vicinato, squilibrano il mercato della casa (in affitto e in vendita) favorendo l’aumento spropositato di rendita che non porta vantaggi economici alla collettività essendo attività passiva che produce ricchezza e poi spesa individuale, non reinvestimento di risorse e sviluppo economico, per non parlare delle conseguenze sul lavoro, poco remunerato e prevalentemente in nero, senza indotto.
Ma torniamo alla politica. La quale è carente di volontà, politica appunto, nell’affrontare e risolvere la questione, anche perché nella maggioranza parlamentare esistono posizioni diverse e veti incrociati, costantemente sotto la pressione delle potenti lobby delle agenzie immobiliari multinazionali, delle piattaforme di intermediazione e delle associazioni di host (i locatari).
Per dare una scossa alla politica il Sindaco di Firenze Dario Nardella ha adottato una delibera comunale per la tutela del patrimonio e dei centri storici con misure di tipo urbanistico, consentite da specificità comunali e regionali toscane che hanno il limite di non potere essere estese all’intero territorio nazionale e, sul piano locale, di non toccare il pregresso. Quello del sindaco di Firenze è un utile sasso gettato nello stagno della politica, tuttavia, non si può arginare un fenomeno laddove ha già rotto gli argini e dilaga nel territorio: il numero delle LT è già oltre la soglia critica in troppe località e lì va ridotto, non basta contenerlo.
Altri fanno finta di voler cambiare tutto per non cambiare niente. È il caso del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, ossessionato dal rispetto del decoro al quale sembrano finalizzate le (sconosciute) misure che ha in testa con quali pare voglia introdurre sanzioni… per qualcosa che è già scontato debba essere rispettato insieme a ogni altra regola di convivenza civile (quiete pubblica, rispetto dei regolamenti urbani, condominiali e del vicinato, ecc.) e al (doveroso) versamento delle imposte locali e nazionali. Venezia avrebbe potuto al contrario essere la città pilota in cui sperimentare misure per contrastare il fenomeno grazie all’emendamento n. 37.02 al decreto 50 /2022) presentato dall’on. Nicola Pellicani (riferito alla sola città di Venezia), tuttavia il sindaco Brugnaro – che aveva in passato annunciato di volere intervenire – non ha fatto nulla, limitandosi a deviare l’attenzione su misure palliative come il ticket d’ingresso. Nel frattempo, nella città lagunare i posti letto per turisti sono aumentati fino a superare quelli per abitanti. Affetto da strabismo appare poi lo sguardo di chi si appella a un approccio repressivo nei confronti del sommerso, cioè di quelle attività che vengono svolte senza ottemperare agli obblighi per non essere tracciate ed evadere il fisco. È certamente giusto perseguire chi non rispetta le regole della convivenza civile, ma questa è faccenda che aggrava lo scenario, perché già in troppi casi le LT legittimamente gestite sono troppe, oltre la soglia critica. Un’azione strutturata e di sistema non può non prevedere misure atte a contenere e, nelle zone con grave disagio abitativo, contrarre il numero delle LT, come da noi previsto.
La proposta di Alta Tensione Abitativa
Incoraggiati dal successo delle prime iniziative pubbliche abbiamo approfondito il tema con convegni scientifici per specialisti del settore giuridico, economico, turistico e urbanistico, ed altri di dimensione internazionale per scambiare informazioni con quanto avviene in altri paesi. Il lavoro ha avuto come esito l’elaborazione di una proposta di legge per la regolamentazione delle locazioni a breve termine, incardinata su alcuni principi fondamentali.
- applicare la norma ai comuni ad Alta Tensione Abitativa: con ciò garantendo la proporzionalità dell’intervento destinato a contesti in cui è ratificata una crisi abitativa, evitando di riferirsi solo alle città d’arte o di finalizzare la norma al rispetto del decoro
- ridimensionare l’attuale scenario che ha già superato la soglia critica: il numero delle LT è oggi eccessivo, non basta dunque fare affidamento sulla leva fiscale che congela lo stato di fatto esistente (i buoi sono già usciti dalla stalla e bisogna farli rientrare);
- contingentare: limitando il numero degli immobili che è consentito dare in locazione turistica entro una determinata soglia, da calcolarsi in rapporto al numero degli abitanti;
- garantire l’accesso a tutti: subordinando l’avviamento dell’attività alla partecipazione a bandi comunali di durata limitata (quinquennale, un tempo sufficiente a rientrare degli investimenti coincidente con la durata dei contratti a canone concordato) e introducendo il principio della rotazione tra i beneficiari laddove il numero delle domande sia superiore alla soglia di cui al punto precedente;
- favorire l’attività d’integrazione al reddito dei residenti: per un verso assoluta libertà a chi affitta una camera in casa propria (com’erano i B&B) senza limiti di alcun genere né autorizzazioni di sorta e, per altro verso, facoltà di affittare l’intera casa per un massimo di 90 giorno l’anno (altrimenti vuol dire che non si è residenti);
- evitare la concentrazione in capo a un singolo soggetto: limitando il numero di case che un proprietario può destinare a LT;
- fare una legge nazionale: i principi della norma devono valere sull’intero territorio nazionale;
- riconoscere il massimo decentramento amministrativo, autonomia e flessibilità ai comuni: all’interno dell’inquadramento nazionale restituire il pallino alle amministrazioni locali che sono quelle che hanno il polso della situazione dando ai comuni facoltà di adottare questo regolamento, il potere di declinarlo anche differenziandolo all’interno delle aree comunali, il diritto di modificare nel corso del tempo con agilità i criteri del regolamento in modo da adeguarlo ai cambiamenti sopraggiunti nel territorio (incoraggiando così i comuni a dotarsi di assessorati e osservatori alla casa con strumenti analitici che consentano di seguire le dinamiche in atto);
- rispettare le prerogative della proprietà privata nel rispetto dell’interesse pubblico: il diritto soggettivo non può in alcun modo danneggiare il diritto preminente collettivo.
Come si evince, ATA affronta la questione dal punto di vista della crisi abitativa e del conseguente disagio urbano e sociale, il nostro è un approccio a favore della sopravvivenza della città messa a repentaglio dal dilagare delle locazioni turistiche. Non è una battaglia contro il fenomeno turistico tout-court e tantomeno c’è il ben che minimo intento punitivo verso il residente che esercita l’attività come integrazione al reddito, l’attività di LT non va comunque criminalizzata o penalizzata, ma governata. Non vogliamo neanche impedire le forme di accoglienza alternativa alle strutture alberghiere come i B&B, vogliamo piuttosto tornare allo spirito originario con cui si dava modo al viaggiatore di incontrare gli abitanti delle località visitate per comprendere meglio lo spirito dei luoghi e i modi dell’abitare Inutile però far ricorso a “cure palliative”, c’è piuttosto necessità di riequilibrare l’impatto che quest’attività ha sulle politiche abitative e sul mercato immobiliare residenziale. Le misure proposte dalla ministra non sono incompatibili e possono anzi complementari e integrative alla proposta di legge di ATA che non è quindi in contrapposizione alternativa, inoltre nell’iter di dialettica parlamentare la nostra proposta può essere affinata per quanto concerne le norme transitorie o affinando il quadro sanzionatorio o con altre integrazioni e migliorie a condizione che si mantenga inalterato l’impianto della nostra proposta di legge con gli obiettivi che sono la riduzione, il contingentamento, la subordinazione dell’avviamento l’attività ad autorizzazione previa la partecipazione a bandi dei Comuni i quali va dato il potere di regolamentazione.
Abbiamo deciso di elaborare una proposta di legge con tutti i crismi, ma piuttosto che avviare l’iter per una legge d’iniziativa popolare si è preferito offrire una prestazione di servizio civica come contributo fattivo di partecipazione sociale alla politica, passando il testimone in un incontro tenuto in Senato per poi in prospettiva passare i poteri ai comuni. Vogliamo salvaguardare quest’attività quando rappresenta una forma di integrazione al reddito che aiuta gli abitanti a sostenere le sempre maggiori spese necessarie per continuare vivere nei nostri centri che stanno diventando monofunzionali, subordinati alle esigenze dell’industria turistica diventata economia prevalente nonostante i rischi derivanti da fluttuazioni o improvvise interruzioni come è avvenuto nel corso della pandemia o a Venezia dopo l’acqua granda del 2019. Dobbiamo smetterla di praticare una politica come contrapposizione pregiudiziale e contrapposizione a prescindere, dobbiamo tornare a far politica che è la capacità di governare il confronto tra maggioranza e minoranza facendo sintesi delle varie posizioni e trovando una mediazione ragionevole che non accontenta in tutto e per tutto una delle parti, ciascuna delle quali deve rinunciare a una quota delle proprie convinzioni e aspettative.