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4 Maggio 2025Impazzano sui giornali le dichiarazioni di Ching e di Brugnaro che, lette le carte dell’accusa, mettono i puntini sulle i, ognuno ovviamente cercando di portare l’acqua al proprio mulino. Detto che l’esito giudiziario della vicenda ci interessa il giusto (cioè poco), è interessante fare qualche considerazione sulle conseguenze politiche (leggasi: l’impatto sugli elettori) di quanto emerge.
È necessaria una premessa: non è mai stata in discussione la posizione di potenziale conflitto di interessi del Sindaco. È ovvio, evidente, sotto gli occhi di tutti. Lo è sempre stato e soprattutto lo era anche in occasione della sua rielezione; evidentemente non è determinante per la maggior parte dell’opinione pubblica (escluderei che qualcuno abbia creduto all’effettiva cecità del blind trust). Quindi nella valutazione di quanto è successo bisogna fare lo sforzo di astrarsi e fare la tara di questo macigno iniziale. Cerco di spiegarmi meglio: se ci si appiattisce sulla posizione “Brugnaro ha interessi privati che coltiva utilizzando sistematicamente la sua posizione di pubblico ufficiale, dalla Reyer, ai Pili e chi più ne ha più metta” allora si perde la possibilità di valutare i singoli atti del Sindaco che possono (e direi devono) essere giudicati nel merito perché, come vedremo, sussistono ben diverse possibili casistiche dal punto di vista del giudizio etico sulla condotta del Sindaco.
Una seconda raccomandazione è che è bene concettualmente tenere distinti il piano legale e giudiziario e quello dell’opportunità, politica o anche solo di immagine. Per il fatto banale che questi non coincidono: può verificarsi il caso di una condotta politicamente ed eticamente discutibile che non configura un reato o un illecito e, viceversa, alcuni comportamenti tecnicamente illeciti non necessariamente vengono colti come più di tanto riprovevoli dalla percezione pubblica.
Entriamo ora nel merito e vediamo le dichiarazioni delle due parti, ovvero Ching e Brugnaro. Entrambe le parti concordano sul fatto che il presunto affaire corruttivo sulla cessione dei Pili (né il collegamento con l’acquisto di Palazzo Papadopoli) non ha avuto luogo. Ci sono stati contatti (documentati) ma ambedue dicono che non se n’è fatto nulla e anzi la trattativa è morta sul nascere anche per le differenti visioni sul modello di business, Ching pensando a una joint venture e Brugnaro a una vendita di terreno pura e semplice. A riprova, entrambe le parti evidenziano che non c’è alcun documento neanche preliminare (escludendo un Memorandum of Understanding ma è qualcosa di assolutamente non vincolante) in tal senso. L’unico documento scritto è il faraonico progetto per cui l’accusatore Vanin voleva essere pagato. Ma, ancora, entrambe le parti negano di averlo commissionato e tanto meno approvato. Questo indebolisce di molto la più grave delle accuse che aleggia, ovvero che per aumentare il valore commerciale dell’area, il privato Brugnaro avesse promesso un aumento di cubatura edificabile da parte del pubblico ufficiale Brugnaro. Va altresì doverosamente precisato che l’allineamento delle posizioni di per sé non dimostra nulla: è infatti evidente che le parti hanno un concorde interesse a sostenere la loro versione, perché si escludono reciprocamente dai presunti reati di concussione (Brugnaro) e corruzione (Ching). Resta il fatto che (parere personale) è un’accusa che vedo molto difficile sostenere e provare. Ma naturalmente vedremo gli sviluppi.
Dove divergono le due narrazioni? In due punti: 1) Ching lamenta una certa insistenza della controparte nel proporre la vendita del terreno (cosa che invece Brugnaro tende a rappresentare come una mera ipotesi, un interessamento uguale a molti altri che non ha avuto seguito); 2) Ching, ancora, sostiene che nel corso dei contatti mai era stato fatto cenno alla necessità di costose bonifiche e quindi di fatto adombra una specie di tentata truffa. Brugnaro (non senza qualche logica) ribatte che detta condizione era di dominio pubblico ed è inverosimile che un’organizzazione solida e rodata come quella dell’imprenditore di Singapore non ne fosse a conoscenza e comunque non avesse previsto indagini preliminari.
Quale considerazione trarre da quanto sopra? Io direi che non emergono sostanziali novità nell’impianto accusatorio; che, posso sbagliarmi e vedremo intanto se ci sarà il rinvio a giudizio, mi sembra poco solido (mi spingo in una previsione: Brugnaro forse che sì forse che no sarà rinviato a giudizio, ma anche che lo fosse, non sarà condannato). Al contempo però qualche spiacevole schizzo di fango (per non citare una sostanza meno nobile) le dichiarazioni di Ching lo sollevano. Proprio tenendo presente la distinzione necessaria tra aspetto legale e di immagine, anche se dal punto di vista legale l’accusa ha armi che potrebbero essere spuntate (vedremo comunque gli esiti), ci sono pochi dubbi che la figura del Sindaco ne venga intaccata. Perché pesa quel too greedy, troppo avido, riportato da Ching, l’aver più volte (quattro o cinque) ribadito l’offerta di vendita.. insomma, il quadro che emerge non è certo quello di un’occasione come tante di sviluppo del territorio (di cui giustamente si occupa un Sindaco) che non ha avuto seguito, di una ordinaria interlocuzione di affari (suoi privati) di cui si era quasi dimenticato e aveva demandato ai collaboratori. Collaboratori, peraltro, suoi fiduciari (e nulla quaestio) ma con un incarico pubblico (e pubblicamente retribuito).
Appare dunque uno scenario intermedio tra le due stucchevoli e radicalmente contrapposte narrazioni che finora si sono confrontate: da un lato i fans del Sindaco (“Brugnaro è un grande imprenditore, se coltiva i suoi interessi non fa nulla di male, non approfitta certo della sua posizione di Sindaco”) e dall’altro gli oppositori senza e senza ma (“Brugnaro è il male assoluto, qualsiasi cosa fa sbaglia, pensa ai suoi interessi e non a quelli della città”). Insomma, come quasi sempre, la realtà non è nettamente bianca o nera ma presenta un’infinità di sfumature di grigio.
Infine, sarà interessante capire se e quanto questa vicenda avrà riflessi sull’opinione pubblica e dunque sui cittadini elettori. Escludiamo quelli appartenenti alle rispettive curve ultras (per le quali, qualsiasi cosa succeda, Brugnaro resta un eroe senza macchia o il più spregevole degli esseri umani). Ma penso alla parte di elettorato contendibile, che vota e si indirizza sulla base dei programmi, delle condotte e dei risultati, quella in altre parole il cui voto va conquistato (e che può essere determinante). Penso in particolare a tutto un mondo fucsia di elettori che fa riferimento a personalità ricche di consenso personale che già si ritrova senza il traino del candidato Sindaco, senza un vero partito nazionale di riferimento (Coraggio Italia, con tutta evidenza, non è mai decollato), che già ha trangugiato la pietanza putrescente del caso Boraso e che adesso assiste a quello che perlomeno è un serio danno di immagine per il campione di riferimento. Che effetto farà tutto ciò su questi cittadini?
Immagine di copertina © Gazzettino e Corriere della Sera