Contraddizioni in seno al popolo
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27 Settembre 2024L’omicidio di Giulia Cecchettin avvenuto qualche mese fa aveva scosso il Paese come forse non era mai accaduto prima. L’orrore suscitato dall’assassinio della ragazza ha dato vita a un dibattito vivacissimo su ciò che può determinare tanta crudeltà e su ciò che invece è possibile attuare per prevenirla. Tutto questo, però, non ha sortito alcun cambiamento. Il fenomeno del femminicidio non ha subito battute d’arresto e le parole su ciò che si deve e non si deve fare non hanno prodotto fatti di rilievo.
Quest’estate ho letto un bel libro. Un libro dal titolo provocatorio, “Non farti fottere”, di Lilly Gruber. Un libro, il cui contenuto ho condiviso sin dalle prime righe e che mi ha indotto ad alcune importanti riflessioni. La giornalista parla di una realtà che conosco molto bene, che è quella degli adolescenti. Fa presente quanto sia dannosa, nella famiglia come nella scuola, la mancanza di un’efficace educazione all’affettività e alla sessualità. Precisiamo: nella scuola tale educazione non attiene ancora a un curricolo preciso, ma nelle situazioni più felici, è demandata alla maturità e alla coscienza dei docenti che se ne fanno carico, esponendosi talvolta a critiche e a reazioni di diffidenza da parte dei genitori. Si tratta in ogni caso di una lacuna imperdonabile, della quale spesso non si sospetta la gravità. La scoperta del sesso (e la sua relativa iniziazione) in età adolescenziale è un dato di fatto. Fino a tre o quattro decenni fa avveniva tramite il passaparola. Compagni più navigati, con l’aria di saperla lunga, davano contezza delle gioie del piacere e delle vie attraverso le quali raggiungerlo, soffermandosi su descrizioni dettagliati sulle fattezze anatomiche degli attori di un gioco tanto meraviglioso quanto proibito. Le informazioni date non sempre erano veritiere, ma l’immaginazione volava, e ci si preparava mentalmente a un’esperienza che di certo sarebbe stata indimenticabile. Insomma, l’educazione sessuale non rispettava certo i crismi che un approccio scientifico impone, ma era una timida prova di avvicinamento ai primi rudimenti sessuali. In genere in famiglia parlarne era tabù, tranne in quelle più illuminate ed emancipate. Oggi il sesso in famiglia non è più argomento disdicevole. Peccato però che se ne parli poco. Peccato che si parli poco in generale, perché il tempo è poco, il lavoro è tanto e si è sempre di corsa. Paradossalmente, il porno online diventa un veicolo facilissimo (e allettante) di informazione per giovani e giovanissimi. E soprattutto è gratuito, ma i contenuti trasmessi non hanno nulla di educativo.
Non a caso, lo strupo di gruppo è una pratica che si sta diffondendo in maniera molto preoccupante presso i giovani, non di rado minorenni. Il parroco di Caivano, dopo la violenza perpetrata in questo Comune in provincia di Napoli, se ne è uscito con un’osservazione efficace, e che cioè sono i video porno che si sostituiscono all’educazione sessuale, trasmettendo ai nostri giovani quanto di più violento si realizza all’interno di una relazione. Lasciati soli con in mano un telefonino che permette loro di accedere gratuitamente a un mondo che non sono in grado di gestire e di comprendere, anestetizzano le loro coscienze e si convincono che l’eros – di per sé fonte di gioia se consenziente – sia la brutalità che viene trasmessa dal sito web con cui si collegano. Una brutalità che, nella maggior parte dei casi, vede la donna accerchiata e sottomessa dal branco famelico. È la cosiddetta modalità della gang bang che legittima lo stupro e ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, dal catcalling allo stalking alla violenza. È il porno online che riduce il corpo della donna ai suoi orifizi, trasformandolo in territorio di possesso, quasi un campo di battaglia dove i soldati puntano con ogni mezzo, all’esplosione del proprio piacere. È il porno che fa scuola, guida, educa e offre modelli di comportamento.
Che si voglia o no, non si tratta di un problema solo morale. È un problema sociale e civile che va affrontato a scuola come in politica, in famiglia come nei vari spazi educativi frequentati dai giovani. La scuola, poi, dovrebbe assumere un ruolo centrale, inserendo nei propri curricoli di intelligenza emotiva, già operativi, percorso seri di educazione all’affettività e alla sessualità, al fine di abbattere stereotipi e prevenire fenomeni inquietanti di violenza e di accanimento sul corpo delle donne. L’ipocrisia non porta a nulla. Il perbenismo e il rifiuto di affrontare anche sul piano istituzionale questa emergenza fa il paio con le rimostranze di un deputato leghista che accusava gli esponenti dell’opposizione di voler coinvolgere i bambini nelle loro porcherie. Peccato che i bambini, abbandonati a se stessi, abbiano libero accesso a ben altre porcherie che in un futuro neanche lontano potrebbero avere conseguenze nefaste. D’altronde – per citare chi ha subito la brutalità degli uomini – , lo sappiamo bene, le azioni sono mostruose, ma chi le fa è normale, né demoniaco, né mostruoso. Figuriamoci, poi, se a compiere queste azioni sono dei ragazzi. L’emergenza porno tra i giovani è di fatto un problema istituzionale – e non solo privato – che non va sottovalutato. È facile parlare di punizioni esemplari quando la frittata è fatta. La violenza non si debella con trent’anni di galera, ma con un’educazione mirata e consapevole. Chi è ai vertici dell’istituzione scuola dovrebbe averlo capito da un pezzo.