Genius loci: Sud vince Nord uno a zero – Costume & Malcostume
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24 Settembre 2024Qualcuno dice si tratti del “carattere” italiano che si manifesta in ogni occasione bellica, qualcun altro parla di una decisione politica tipica dei pusillanimi.
Certo che l’esordio dell’Italia in sede di Parlamento Europeo non è stato dei migliori.
Tutti i deputati italiani, di ogni appartenenza politica, hanno votato contro la risoluzione promossa da Popolari, Socialisti e liberali di Renew: si stava parlando di permettere all’Ucraina di colpire obiettivi militari e strategici per consentirle di arginare l’invasione.
Gli forniamo le armi per fare cosa? Una raccolta per appassionati del genere o, peggio, incentiviamo il commercio illegale di armamenti?
E poi però tutti ad esprimere solidarietà a parole all’Ucraina e a votare la disposizione finale che contiene anche quell’art. 8 tanto inviso quanto vilipeso.
Bella prova di ambiguità.
A leggere poi i comportamenti dentro le diverse famiglie politiche, in particolare quelle appartenenti ai Socialisti, c’è da farsi venire il mal di testa.
L’ineffabile Travaglio, sempre pronto a fustigare il costume degli altri, questa volta fa un prezioso lavoro di ricostruzione: il gruppo europeo del PD, sono in 21, vota in otto (dicesi 8) modi diversi: a gruppetti che nemmeno quando in compagnia si deve decidere lo spritz da bere.
Poi, ad approfondire, si può leggere Claudio Cerasa che riporta alcune autorevoli fonti delle Forze Armate che attestano come in realtà non ci sia nessuna disposizione stringente negli accordi, per altro secretati, che limiti l’uso delle armi fornite a Zelensky: pura scena a beneficio del popolo “neutralista”.
Pessima figura!
Arriva poi la nomina di Fitto a Vicepresidente della Commissione Europea con alcune deleghe di peso anche se non dello stesso valore del suo predecessore Gentiloni e anche lì a fare le pulci: pesa di più un chilo di piombo o un chilo di piume?
Giorgia Meloni strabuzzando gli occhi più del solito parla di “vittoria” (d’altra parte lei dice che sta facendo la storia…): “non è soltanto una candidatura conservatrice o di Fratelli d’Italia, è una candidatura italiana” (cit.). L’opposizione si divide fra chi sminuisce: “un pugno di mosche” (cit.M5S) e chi chiede perentoriamente a Fitto: “si liberi della retorica antieuropeista” (cit.PD)
Al di là della retorica dispiegata a piene mani, sarebbe il caso di dire basta con questa cosa del ruolo riconosciuto all’Italia, perché all’Italia (paese fondatore) spetta un commissario di diritto, e basta anche con l’idea dell’interesse nazionale come guida dell’attività futura di Fitto, perché i commissari devono fare gli interessi dell’Unione.
Ci si permetta di riportare il comma 3 dell’art. 17 del Trattato istitutivo dell’UE: “I membri della Commissione sono scelti in base alla loro competenza generale e al loro impegno europeo e tra personalità che offrono tutte le garanzie di indipendenza”, aggiungendo poi che “i membri della Commissione non sollecitano né accettano istruzioni da alcun governo, istituzione, organo o organismo”.
La cosa più significativa e più qualificante però rimanda alla posizione sulla fornitura e sull’uso delle armi all’Ucraina.
Come sia possibile stabilire una unità di intenti, un comune sentire – non appunto sul gusto dello spritz – sui valori di democrazia e di libertà (per tutti) che dovrebbero accumunare le forze politiche che si appellano ad un’idea di unità di CentroSinistra e come, in questo assieme, il partito di maggioranza possa esercitare un ruolo aggregatore, in un contesto di autorevolezze e di fermezza, è la domanda di fondo che sottende a questo schieramento.
Il dubbio assale i più. E in questo ambito si aggiunge la discussione su chi deve far parte di questa alleanza.
Renzi e la sua Italia Viva hanno già dichiarato la disponibilità a portare idee e proposte e su quelle aprire il confronto e di conseguenza stabilire il terreno comune da condividere. Avendo acquisito il “lasciapassare” di Elly Schlein che non vuole mettere veti sulla partecipazione di chicchessia.
Poi però ci sono quelli del “no, tu no” (cfr. Jannacci): Conte che fa l’esame alla coerenza di Renzi è credibile come lo sono le parole di Pinocchio.
Quelli del PD che storcono la bocca sono poi come quelli che dopo essere andati a pranzo in un ristorante di lusso, con il conto già pagato, si lamentano del grembiule dello chef.
Non che il percorso che Matteo Renzi ha disegnato sia un’autostrada a 4 corsie, assomiglia più a un viottolo di campagna, ma indubbiamente è l’unica strada percorribile per quella fascia di elettorato che si ispira al riformismo fatto di concrete proposte e di altrettanto concrete decisioni (quando sei al Governo).
Il peso elettorale di Italia Viva è poco? Sicuramente; ma nel contesto della legge elettorale vigente può fare la differenza considerando che il distacco fra i due schieramenti si misura su pochi punti percentuali e i collegi marginali li conquisti con una manciata di voti.
C’è una parte di persone che appartengono ad un’area moderata, cosiddetta di centro, che sostengono come invece sia più importante rivendicare un’autonomia e un distacco dai due campi che giocano la vera partita elettorale.
È un percorso e una avventura politica che nella storia repubblicana non è mai riuscita a sfondare e a superare le difficoltà di aggregazione e di creazione di una rappresentanza politica degna di questo nome.
Il più o meno recente passato è infarcito di questi tentativi, tutti andati a vuoto, da ultimo il flop clamoroso alle recenti elezioni Europee, in un regime di proporzionale puro.
Darsi l’obiettivo di costruire un partito di centro può essere sicuramente una prospettiva politico/culturale stimolante, degna di essere perseguita e non pregiudizialmente osteggiata. A parte tutte le difficoltà che caratterizzano un percorso di questo genere, il tempo non è però una variabile indipendente, e in politica il “qui e ora” (concetto già espresso) è un fattore dirimente.
Se dobbiamo fare i conti con il “qui e ora”, in questo frangente, percorreremo quel viottolo di campagna: vedremo l’effetto che fa.
C’è un fil rouge che unisce il tutto? A me pare proprio di sì: la mancanza di una visione e di una strategia che sappia coniugare la politica con la realtà, che si stacchi dalle beghe di basso profilo (dalla politica politicata), che disegni un futuro sostenibile per il Paese che ne ha un gran bisogno, considerate tutte le magagne che lo affliggono.
In buona sostanza che sciolga molte delle “contraddizioni in seno al popolo”