Habemus Protocollo Fanghi
30 Maggio 2023Castigat ridendo mores: ancora a proposito del libro “La bussola del dubbio”
8 Giugno 2023Con un’intervista a tutta pagina del Gazzettino a firma Alda Vanzan, notista politica di spessore ed esperienza, l’avvocato Alessio Vianello – dopo una lunga conversazione su un progetto che riguarda la città, il suo futuro, lo sviluppo possibile e quello auspicato, un lavoro che partirà da giugno e che per sei mesi coinvolgerà accademici, liberi professionisti, manager, rappresentanti sindacali, del volontariato, delle categorie e che culminerà con la pubblicazione di un libro – chiude con «sarà un lavoro corale. Chiaro che poi non ci ritireremo a vita privata. Alla città serve uno scossone»
Di fatto Alessio Vianello lancia ufficialmente la sua candidatura a Sindaco di Venezia.
E già questa è una buona notizia, per la qualità della persona, per le modalità di approccio, per la serietà del lavoro che da quel che si intende, verrebbe messo in campo.
Il doppio mandato di Brugnaro, sperando che il Governo e il Parlamento non si inventi una qualche gabola per consentire una terza candidatura dei sindaci, va in scadenza definitivamente nella primavera 2026; e già qui c’è un allungamento dei tempi di 6 mesi sulla base dell’emergenza Covid che ha segnato l’inizio del periodo della seconda sindacatura.
Ma alla luce dei fatti e delle risultanze di una politica amministrativa annunciata con squilli di tromba e fragore di gran cassa non risulta che il lavoro di questo sindaco rimarrà nella memoria di questa Città se non per molti annunci a vuoto, per certe intemperanze dell’uomo, per frequenti maldestre uscite pubbliche, per le mancate o parziali risposte alle emergenze di varia natura che già c’erano e che si sono ulteriormente aggravate sia a Venezia Città storica che nella Terraferma.
Alessio Vianello potrebbe essere il candidato che serve per mettere a terra una serie di proposte e di programmi che in larga parte sono patrimonio acquisito della discussione pubblica cittadina, e in buona parte saranno elementi di “novità”, almeno nell’interpretazione, e che scaturiranno dal lavoro che si appresta a mettere in atto da qui a fine anno.
Lavoro incentrato sul futuro rapporto tra residenti/turisti/utenti dei servizi a Venezia Città storica; il futuro assetto del territorio di Mestre; il futuro rapporto tra salvaguardia della laguna, porto commerciale, riconversione di Marghera.
Va rilevato però che la qualità dei temi, la complessità dei problemi implica la ricerca di soluzioni che devono travalicare il senso di appartenenza ad uno schieramento precostituito.
Quella che va infatti evitata è la prassi che per troppe volte è stata adottata in occasioni elettorali, soprattutto precedenti all’era brugnariana: mettere insieme tanti pezzi; che però, proprio perché erano tanti e diversi tra loro, non era facile condensare intorno a una posizione sufficientemente netta e riconoscibile. Se tieni dentro tutti e in più vuoi evitare di scoprirti da ambo i lati, il rischio è che la proposta manchi di incisività. E che il tuo programma elettorale ne esca annacquato e soprattutto irrealizzabile per via dei veti “ideologici”.
Qualche esempio per definire meglio le potenziali problematicità: lo scavo dei canali portuali per rendere competitivo il Porto di Venezia, la spinta forte, intransigente e ultimativa da parte dell’Amministrazione Comunale per l’adozione del Piano morfologico della Laguna, un sistema di mobilità urbana che risponda alle esigenze di ripopolamento e di attrattività per l’insediamento di nuove attività diverse dal Turismo, una politica sulla residenza che interfacci la proprietà privata con la necessità sociale di una città che rimanga viva e popolata.
Perciò andrebbe assolutamente evitato il richiamo al “mettiamoci tutti assieme per sconfiggere l’avversario” perché poi saresti immobilizzato da uno schieramento ingessato e improduttivo. L’obiettivo non può e non deve essere questo, ma quello di mettere assieme le forze per concretizzare una visione e realizzare un disegno strategico che proietti la Città sugli scenari dei prossimi 10/15 anni. In definitiva: alleanze di programma e non di schieramento, o, meglio, alleanze prima di programma e poi, di conseguenza, di schieramento.
E allora quello che servirebbe è una formazione politica caratterizzata da un’impronta fortemente “civica”, largamente rappresentativa delle diverse anime riformiste e progressiste, basata sulle persone e non sulle appartenenze. Con una forte e solida base programmatica autonoma, qualificata, netta e condivisa. Frutto di un serio lavoro di preparazione e di una ampia partecipazione pubblica.
Un progetto politico ambizioso con qualche rischio: quello di intercettare una sequela di veti incrociati all’insegna degli orticelli di appartenenza nella fase preparatoria, qualora i programmi ben definiti non fossero accettati da alleanze ampie, e di non arrivare al ballottaggio nel caso, da non escludere in partenza, si decidesse coraggiosamente di correre da soli, per fedeltà e coerenza con il programma messo in campo dopo tre anni di lavoro.
Perché si dà per scontata l’indisponibilità del Centrodestra veneziano voglioso di consumare una serie di ulteriori rivalse nei confronti di un passato politico di Centrosinistra che, pur con errori e alcune lentezze e incertezze soprattutto a partire dal 2005, ha prodotto anche qualcosa di buono in questa città e perché gli appetiti dei vari signorotti leghisti e fratelloni italioti vorranno mettersi in vista per dimostrare che alla fine Brugnaro non era poi così capace come diceva di essere; e che “loro sono pronti”.
Anche perché l’onda lunga fucsia si sta smorzando e i margini per schierare forze vincenti pare si sia ridotto di molto, ancor più dopo i vari flop politici nazionali del boss. E una sostituzione al potere, in quel campo, è nelle cose.
In ogni caso i partiti del polo di Centrodestra in città non hanno grandi profili da proporre, né si sono mai distinti per una particolare capacità di visione e di proposta. Anche se Fratelli d’Italia ha una indubbia forza elettorale, questa è frutto dell’onda lunga nazionale più che di un radicato consenso. Molto meno la Lega che è reduce da una caduta di consensi dopo il doppio exploit delle elezioni 2018 ed Europee 2019.
E semmai è lecito pensare che una proposta pragmatica e sui temi concreti possa essere attrattiva anche per l’elettorato che ha dato per due tornate consensi proprio al polo di Centrodestra.
Ma logiche di schieramento riflesse sul programma potrebbero nascere anche nell’arena del Centrosinistra tradizionale dove fisiologicamente la proposta di Vianello e del suo think tank cercherà i maggiori consensi e in cui il PD è ancora il detentore della “golden share”.
Qui invece si vorrà dimostrare di essere in grado di riprendere le redini del governo di questa città schierando, perché no, i paladini dell’intransigenza, della contrapposizione a prescindere, dei massimalismi ambientalisti e dei conservatorismi più raffinati.
Come, d’altra parte, è il portato della segreteria Schlein che sta caratterizzando questa ultima stagione politica e che, salvo imprevisti o clamorose défaillance alle prossime elezioni europee, dovrebbe portare avanti questa linea del PD fino ad incrociare le amministrative del 2026.
La regata è lunga, non si intravede nemmeno “il giro del paletto” ma l’imbarcazione di Alessio Vianello se ben condotta e ben supportata – tra l’altro lui sa come si fanno le regate, dal momento che partecipa con grande successo agli Internazionali Master di canottaggio – potrebbe segnare l’avvio di una nuova stagione della politica veneziana nel quadro di una autonomia programmatica e di un profondo metodo di rinnovamento politico.
Ai remi!