
Ancora sulla vexata quaestio del Centro
7 Gennaio 2025
Pensieri in libertà
10 Gennaio 2025A dispetto del termine “sicurezza” che è il focus del semestre di presidenza polacca del consiglio europeo, credo che la parola chiave per connotare il 2025 sia “incertezza”! Sia sul piano nazionale ma soprattutto sul piano internazionale. Stiamo facendo un salto nel buio. Proviamo a dare uno sguardo a volo d’uccello!
Nell’anno più “elettorale di sempre” ovunque nel mondo si sono affermate le destre in questo lungo anno di elezioni globali. Sono andati al voto sette dei dieci Stati più popolosi al mondo, dall’India al Messico, dall’Iran alla Russia, dalla Tunisia al Sudafrica, dagli Stati uniti alle elezioni per il Parlamento europeo. Ma ciò che è risultato evidente è che stiamo sperimentando una nuova forma di potere, nuove forme di governo e soprattutto la crisi delle democrazie che ormai è sotto gli occhi di tutti. Come si suol dire, è soffiato un forte vento di destra.
È soprattutto negli Stati uniti che si è venuta definendo e affermando una destra, sempre più collocata in un’estrema destra, formata da una inedita saldatura tra classe dirigente, potere politico e potere economico, micidiale mix di capitalismo, tecnocrazia, nazionalismo, imperialismo, razzismo, suprematismo, forme di autocrazia. Condita da arroganza, prepotenza, logica del dominio imperialistico, sovranismo che impone la sua visione interferendo anche nelle questioni interne di paesi terzi. Come l’ha definita Ezio Mauro: la tecnodestra, capace di “condizionare l’intero sistema e interferire sulle scelte: succede nei momenti di crisi o in occasione di un rivolgimento sociale. Ma può verificarsi quando una fase è in esaurimento, per estenuazione”.
Che bella combriccola che si è candidata a governare il mondo, a comprare e asservire il mondo alla loro visione!
Che fantastica combriccola che sparge consigli o offre sostegno ad una parte politica, in Italia come in Germania, facendo strame di un principio fondante le relazioni internazionali: l’autodeterminazione dei popoli.
Che deliziosa combriccola tra 15 giorni sarà al potere prospettando la più grande deportazione di immigrati illegali, forme di protezionismo anacronistiche, imponendo ai paesi Nato la spesa per gli armamenti del 5% del pil. E amenità varie. Credo che questo strapotere di questo stato che continua a detenere il monopolio della forza e del potere a livello mondiale sia la fonte di incertezza maggiore che si prospetta.
A questo fa da contraltare la sudditanza dell’Europa, sempre più appiattita sulle posizioni americane, succube delle scelte Nato, incapace di contrapporre una sua visione e sue posizioni autonome sia nella guerra in Ucraina, sia sul genocidio a Gaza. Quando si deciderà ad essere un’entità politica in cui ogni stato cederà parte della sua sovranità in materia di politica estera e di difesa, cessando il suo ruolo subalterno e inconsistente tra le potenze mondiali e porrà fine alle irrilevanti 27 politiche estere dei singoli stati, arroccati a tutela del proprio nazionalismo?
Altra questione la creazione di un forte potere personale che abbiamo sperimentato da decenni in Italia a partire dal berlusconismo capace di condizionare il voto e le scelte politiche e di sovvertire gli schemi. Oggi è il “trumpismo” che detta legge, come fosse un’idea di mondo, un’ideologia e non un populismo bieco, un’accozzaglia di slogan che danno voce alla rabbia, ai rancori e alle miserie delle masse per raccattarne consenso!
“La tech right si è già costituita in soggetto pubblico”, capace di rivoluzionare e rompere le strutture della politica tradizionale.
La pace! Quale pace si può prospettare per tutti i fronti aperti? Anche su questo fronte il nazionalismo, la volontà di affermazione della propria nazione sugli altri popoli la fa da padrona. La Russia con un colpo di mano sta tentando di imporre la propria territorialita’ su alcune zone dell’Ucraina che ritiene debbano appartenerle.
E sempre l’imperialismo sotto forma di sionismo incombe come una mannaia su Gaza, non solo devastando e annientando il suo popolo ma anche distruggendo qualunque residuo di struttura urbanistica e di tessuto sociale, rendendo impossibile un’ipotetica futura ricostruzione come entità autonoma. Ma Israele ormai impegnato su più fronti, dal Libano alla Siria allo Yemen oltre che anche in Cisgiordania, non ha limiti, non ha freni, nessuno è in grado di imporglieli, colpendo a colpi di fendente a destra e a manca chiunque, secondo lui, potrebbe essere una minaccia alla sua sopravvivenza. E tutti si riempiono la bocca della vuota formula “2 popoli 2 stati”, ben sapendo che è una idiozia pura in quanto nessuna opzione in tal senso sarà realizzabile senza un territorio certo, senza confini perché a macchia di leopardo. Quindi aneliamo una pace che né Hamas né Israele vogliono. Quindi incertezze anche su quel fronte, anzi con un’unica certezza che non ci sarà pace in quel pezzo di mondo.
Siamo, inoltre, in una fase di operazione nostalgia per un passato piuttosto distante ma non troppo perché ancora vivo e rivitalizzato nella mente di chi ancora lo sogna.
Erdogan, che si è inserito nella questione siriana, sogna di recuperare i fasti dell’impero Ottomano e imperversa contro i curdi.
Putin sogna di realizzare il sogno di un Urss che nella sua mente e forse in quella di molti non è mai crollata definitivamente.
Israele sogna per sé quella terra promessa che, ops, guarda caso, è abitata da altri che, pertanto bisogna eliminare e questa perversione che viene da lontano, molto lontano, direi dall’Antico testamento, sorregge tutte le scelte politiche e militari di Israele.
E a casa nostra c’è qualcuno che ha nostalgia di un passato che pesa ancora nella loro mente. E considera Mussolini uomo dell’anno!
– Cosa unifica queste realtà così distanti? La crisi dei sistemi democratici e delle democrazie tout court che sono percepite stantie e ormai obsolete non in grado di difendersi dagli attacchi antidemocratici, retaggio novecentesco anacronistico in un mondo modificato da quello che Severino (già nel 1988, ne La tendenza fondamentale del nostro tempo) aveva chiamato l’Apparato scientifico tecnologico che ha come finalità l’autoriprodursi, l’autoperpetuarsi, non certo il benessere e la felicità dei cittadini (come recita la Dichiarazione di indipendenza degli Stati uniti d’America). E se la tecnica è capace di trasformare il mondo, libera da qualunque etica ha come fine ultimo la trasformazione della politica in quanto esige libertà ed eliminazione di ciò che ostacola l’indefinito incremento della propria potenza. Ormai l’apparato scientifico-tecnologico è la forza che domina su ogni altra.
- Cosa manca? Un’idea nuova di mondo, una visione di futuro o meglio una prospettiva che non sia “una regressione alla civiltà della forza, ripudiando in blocco cristianesimo, illuminismo, diritti umani, costituzionalismo e democrazia”; una prospettiva che non sia recupero conservatore di un passato, nutrito di uno spirito reazionario ma un progetto che sia reale proiezione verso un mondo più giusto.
Ma forse qui sta il nodo: non sono più un valore la giustizia, l’uguaglianza e la solidarietà tra le classi all’interno dello stesso paese e tra i popoli?
Forse è proprio questo: sono cambiate le gerarchie di valori, saltata l’idea di stato di diritto per liberare la piena potestà del leader verso le democrature o democrazie autoritarie, verso uno svecchiamento del sistema che, ormai, vede coniugati le classi dirigenti, l’apparato scientifico-tecnologico e chi detiene il potere economico che, nel momento in cui si ergono a guida politica puntano ad una velocizzazione del processo decisionale che spetta non più ad un soggetto collettivo dal basso ma a chi “comanda”, in una prospettiva verticistica.
Dopo la seconda guerra mondiale sembrava che, con la creazione degli organismi sovranazionali, si fossero trovate le formule giuste per demonizzare, criminalizzare e aborrire guerre, conflitti e rivalità tra popoli e garantire pace e cooperazione tra i popoli.
Cos’è andato storto in questi 80 anni e soprattutto negli ultimi anni?



