La Grande Venezia nel secolo breve
22 Dicembre 2016RAI 3 e la drammatizzazione inscenata su Venezia: c’è chi non ci sta.
31 Dicembre 2016Il 2016 per l’Europa è stato un anno sicuramente segnato in termini politici dal Referendum sulla Brexit, quando, l’impensabile è diventato improvvisamente possibile.
Il 2016 per gli Stati Uniti d’America, è stato caratterizzato dall’elezione di Donald Trump, quando per molti, la vittoria di quest’ultimo era considerata quasi impossibile.
Oggi, i due eventi sono accomunati dalla riflessione sviluppatasi in contemporanea tra le due sponde dell’Atlantico, sul fatto che qualcosa si sia fermato.
Nello specifico, a fermarsi forse è quel processo che Dean Acheson, Segretario di Stato del presidente Harry Truman, dal 1949 al 1953, nelle sue memorie aveva descritto come di costruzione di un nuovo ordine liberale dopo la seconda guerra mondiale, attraverso l’istituzione delle Nazioni Unite, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e della Nato.
A fermarsi con esso, è oggi anche il secondo grande processo di sviluppo che ha interessato le democrazie occidentali negli ultimi anni e che ha preso il nome di Globalizzazione 2.0.
E’ come, se la proiezione e l’elaborazione di questi processi che, ad esempio, in Europa hanno raggiunto il loro culmine con la creazione di un mercato unico e di una moneta unica, si siano improvvisamente spenti e offuscati.
In aggiunta, ciò che sta accadendo nelle democrazie avanzate dell’Unione Europea e del mondo ha a che vedere anche con l’impatto dei cambiamenti dettati dallo sviluppo tecnologico che, se da un lato è portatore di un processo di potenziamento delle opinioni e del dibattito democratico, dall’altro è distruttivo per le conseguenze che proprio questo sviluppo ha su molti posti di lavoro.
Sulla scia di questi temi di portata dirompente, l’Europa e molti degli Stati che la compongono, rischiano seriamente di imboccare una strada politica molto pericolosa.
Infatti, oggi in Europa, mentre una parte dei partiti di centro sinistra sono in declino, i partiti conservatori cercano di far fronte alla pressione esercitata da quei partiti nazionalisti e anti immigrati che soprattutto in Austria, Gran Bretagna, Francia, Germania, Ungheria, Polonia e Olanda stanno aprendo una Quarta Via politica, basata sul protezionismo e sulla nostalgia che ben si riconoscono nel martellante slogan di Trump: “Make America Great Again”.
Idee quali: il ripristino della sovranità nazionale, il recupero di denaro da Bruxelles per dirottarlo verso i bilanci nazionali, il potere di decidere sull’ingresso degli immigrati nel proprio paese, sono solo alcuni dei capisaldi con cui i fautori di questa Via, stanno facendo breccia su molti elettori.
All’inizio di questa strada c’è una carica di ostilità, scetticismo e pericolosa dose di cinismo corrosivo verso la politica che tende a negare del tutto l’importanza della politica stessa, la quale, invece come ricorda il teorico della politica Bernard Crick, e come è auspicabile ricorderanno i cittadini europei chiamati al voto il prossimo anno, è l’unica vera alternativa a forme di governi coercitive e alla altrettanto pericolosa tirannia della maggioranza.
Il 2016 ha avvisato, ora spetta all’Europa saper rispondere.