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28 Giugno 2024Quando per la Biennale Cinema del 2023 ho avuto l’occasione di avvicinarmi tra i primi spettatori a “Comandante” di Edoardo de Angelis, subito ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un film che dopo tanto tempo dava finalmente una immagine diversa dell’essere in guerra, ed ho sentito contemporaneamente la profonda necessità di trovare anche sul grande schermo chi sapesse mostrare una propria opinione, col mezzo cinematografico, sul momento storico che viviamo, gremito di guerre senza logica e senza fine in ogni parte del mondo.
La storia era vera e si rifaceva alla vicenda vissuta da Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Cappellini, che si era distinto, durante la seconda Guerra Mondiale , per una singolare e generosa decisione, quella di affondare prima ma di portare a bordo del sommergibile poi, salvandolo, l’equipaggio naufrago del mercantile belga Kabalo requisito dalla Marina britannica , mostrando così di prediligere le leggi del mare a quelle della guerra. Il film aveva dato grande spazio visivo all’angustia degli spazi del sommergibile, 73 metri di lunghezza , 70 tonnellate di peso , spazi dove si accalcavano già i diversi membri dell’equipaggio, e dove, miracolosamente, si sarebbero aggiunti i militari belgi, alcuni addirittura in coperta per mancanza di spazio interno, in una impresa di condivisione di vita quotidiana in tempo di guerra che nessuno degli spettatori prima, e dei lettori del libro con lo stesso titolo poi, avranno modo di dimenticare. Quella che vince qui è la legge del mare, più forte per Todaro anche delle leggi di guerra, quella che impone di salvare comunque chi è in difficoltà. Ed ancora una volta, con le immagini quotidiane in TV dei salvataggi in mare degli esuli dalle coste dell’Africa, delle difficoltà e degli impedimenti politici, il film e il libro diventano riferimento imprescindibile per il nostro tempo.
Film che , nato nel 2018, anno della violazione della legge del mare, si ferma nel 2020 per il lockdown, e nasce l’idea di trasformare la sceneggiatura in libro autonomo, pur ispirato alla forma del film. La situazione intanto si sblocca sul piano sanitario, Favino si presenta come protagonista e dà vita in modo incomparabile a questa figura di uomo-soldato , di eroe”normale”, col filtro continuo delle voci di un intero equipaggio.
Ed eccomi finalmente alla seconda parte delle mie osservazioni, che deriva da una lettura molto piu’ recente del libro “Comandante”, scritto nel 2023 da Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi, che aveva già messo mano alla sceneggiatura.
La cosa che più ho trovato interessante in questo libro, è stata proprio la sua formula di “romanzo” autonomo dalla sceneggiatura del film, pur contenendo esso, nella costruzione di volti, personaggi, linguaggi, alternanza di voci diverse all’interno della narrazione, lo spirito profondo, la profonda umanità di ogni singolo uomo dell’equipaggio e del comandante in primis, cosicchè, in una singolare ed interessante esperienza di lettura, ho colto ad un tempo la bellezza dello stile e della forma narrativa, ma risuonavano alle mie orecchie anche le voci dei marinai, quella di Todaro, quelle dei marinai salvati dal naufragio, e vedevo anche i volti e i movimenti e gli spazi angusti in cui tutti loro si muovevano nelle varie scene del film.
La varietà dei dialetti , che si esprime subito col secondo ufficiale, nel suo veneziano esplicito, ma anche il siciliano, il napoletano, tutti espressi benissimo nella scrittura, costruisce una sorta di famiglia ideale di giovani e meno giovani che condividono questa vita claustrofobica e subacquea , avvicina il lettore al loro respiro quotidiano, alla forza della resistenza in nome della guerra, dove tutti appaiono subito prima uomini e poi soldati.
La funzione dei capitoli dedicati a Todaro nel libro è sostanziale per dare il calibro giusto a tutta la vicenda. Innanzitutto lui si rivolge quasi sempre alla moglie, volendola in qualche modo fare più vicina alla sua vita trasmettendole pensieri e riflessioni su uomini e situazioni che si trova a vivere ogni giorno.C’è in lui sempre ad un tempo il senso profondo della sua missione e la nostalgia per questa Rina moglie amorosa . Le dice, tra l’altro “…A chi a casa si lamenta del burro scadente sei autorizzata ad ammaccargli un occhio perché merita una vita scadente. Qui, questi ragazzi hanno in corpo più terrore che sangue ma non si lamentano, trasformano la debolezza in forza devastante e adesso, tesi come sono nell’attesa di qualcosa, potrebbero forare lo scafo di un cacciatorpediniere con un’unghia. Sono pronti. E inermi.
Quando torno, Rina, vorrei dormire, ma prima, prima di dormire, facciamo l’amore?…”
Diventano poesia di guerra persino gli infiniti elenchi di cose da mangiare impossibili da avere nel sommergibile che il cuoco di bordo inanella su ordine del comandante, e sono pagine che ci incantano attraverso la voce di Giggino il cuoco. E nella mancanza totale della retorica della guerra che permea ogni singola pagina del libro, anche l’incontro con l’ufficiale belga che sa parlare l’italiano è un nuovo motivo di incontro umano.
Dopo il salvataggio dell’equipaggio belga, in una breve nota alla moglie , Todaro ci consegna la sua filosofia di vita “…Rina carissima, oggi è un giorno fausto. C’è un eroismo barbaro e ce n’è un altro davanti al quale l’anima si mette a piangere : il soldato che vince non è mai così grande come quando si inchina davanti al soldato vinto. Oggi noi e i nostri nemici, insieme, ci siamo salvati.”
E a chiudere queste riflessioni appassionate , lascio ai miei lettori una citazione del cuoco napoletano, quando italiani e belgi, ammassati nel sommergibile, trovano magicamente proprio nel cibo un momento particolare di vicinanza reciproca. I belgi insegnano agli italiani il segreto delle patate fritte, come loro lo hanno inventato. E, tra questi uomini così lontani e costretti ad una vicinanza forzata, si crea un unico spirito, una muta comprensione che oltrepassa ogni barriera .
“…Ecco ‘nu popolo che tiene coraggio, aggio pensato mentre lo preparavo, se s’inventa ‘nu fritto accussì povero. Ed ecco ‘nu popolo che tiene del genio, aggio pensato dopo averlo assaggiato, se il fritto che s’inventa è accussì delizioso. All’improvviso, quando abbiamo cominciato a servire chiste patatine fritte, dint’’o Cappellini è sceso ‘o silenzio che accompagna la robba seria, con gli italiani stupefatti e i belgi ca se sentivano a casa.”
Solo in questo caso, non vale per i miei lettori il consiglio di leggere prima il libro e poi vedere il film. Le due forme espressive sono così compenetrate l’una nell’altra che le parole scritte e le immagini sullo schermo costruiranno comunque, in modo diverso ma egualmente intenso, una forte emozione per chi vi si vorrà avvicinare.
“Comandante”, 2023, Italia, regia Edoardo De Angelis
Edoardo De Angelis Sandro Veronesi , Comandante, Romanzo Bompiani 2023