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30 Giugno 2024Non ci sono dubbi: chi, come me, ha sperato in una minima affermazione dell’area liberale alle ultime elezioni europee, ha subito una cocente delusione. Federico Moro (https://www.luminosigiorni.it/cultura/il-sogno-evaporato-la-sconfitta-dei-migliori/) ha parlato di un sogno evaporato e Aldo Mariconda (https://www.luminosigiorni.it/italia/la-debacle-dellex-terzo-polo/) di una debacle e di un Terzo Polo ormai morto.
In poche parole: una sconfitta.
Ho passato l’ultimo mese prima delle elezioni parlando ad amici e familiari del valore e della competenza dei nostri candidati (il capolista Watson, la liberale Pezzuto e la combattiva Soldo). Molti hanno facilmente riconosciuto i loro meriti, apprezzandone idee e iniziative. Tuttavia, la comprovata preparazione e la solida coerenza dei singoli rappresentanti non sono bastate: la coalizione Stati Uniti d’Europa non è riuscita a superare lo sbarramento.
Non ci fa gioire il fatto che anche Azione – pur avendo candidati preparati e competenti -, sia rimasta fuori dall’emiciclo europeo.
Cosa è mancato, dunque, affinché le nostre idee e proposte raggiungessero gli elettori?
I litigi personali dei cosiddetti “leaders” di partito e la conseguente trasformazione degli attivisti in “hooligans” virtuali capaci solo di insultare, non hanno aiutato. Tuttavia, sarebbe riduttivo fermarsi ai due esponenti “capibastone”; e intanto, sui social, continua lo scambio di accuse reciproche, che coinvolgono tutte le forze politiche dell’area di centro.
Ed è’ innegabile che sia mancata anche una coesione, a salvaguardia di una strategia comune tra le compagini politiche principali. Ciò ha consentito che, a causa della legge elettorale in vigore, ogni candidato e ogni partito lavorasse solo per se stesso, con palesi incomprensioni e ostilità; e, soprattutto, un inutile dispendio di energie disponibili.
D’altra parte, è un dato certo che la maggioranza dei cittadini aventi diritto si sia allontanata dal voto, anche a causa della reiterata consuetudine di riproporre vecchi personaggi della politica; nomi noti agli elettori, ma con un passato affatto liberale o, comunque, poco coerente con il messaggio proposto dalla corrente liberale.
Bisogna ammettere che, la causa principale della nostra sconfitta politica è stata la mancanza di una visione comune: non siamo riusciti a trasmettere alcun messaggio agli elettori, su che tipo di Europa vogliamo nei prossimi 10 anni.
Ogni compagine politica ha un’anima indipendente, che può fondarsi su valori e obiettivi diversi, pur condividendo molti principi fondamentali; tuttavia, erroneamente, la breve e intensa campagna elettorale dell’area centrista, per le elezioni europee, è stata focalizzata sulle reciproche divergenze, piuttosto che puntare sugli aspetti comuni.
Quel che serve ora è ripartire dalla definizione dei principi comuni, per stilare un programma preciso e concreto, che diventi la chiave di volta per riprendere un dialogo forte e chiaro con la base elettorale, alla quale offrire un’alternativa politica, idonea a contrastare efficacemente l’attuale bipartitismo sempre più estremista.
Il programma proposto, tempo fa, da LDE, individuava fin dall’inizio la questione principale su cui noi Liberali dovremmo focalizzare il nostro impegno politico, ossia, analizzare e controllare come spendiamo i nostri soldi.
Non si tratta più di ipotizzare una rivoluzione fiscale in un senso (tagli lineari proposti da molti falsi liberisti) o in un altro (l’introduzione dell’ennesima patrimoniale che una sinistra accecata dal pauperismo vorrebbe) ma, In sostanza, serve riprendere in mano la c.d. “spending review” con l’obiettivo di ottimizzare la spesa pubblica, non solo indirizzando i fondi verso i bisogni reali dei cittadini (infrastrutture, scuole e ospedali), ma anche creando prassi condivise di selezione dei fornitori, di controllo la spesa e di verifica della qualità delle opere realizzate e dei servizi resi.
Riprendere il controllo del debito pubblico, infatti, consentirebbe di evitare politiche di austerity, rivitalizzando importanti settori economici da tempo trascurati.
Gli esempi sono molteplici e ci toccano da vicino: fra tutti, il risanamenti dei bilanci locali e le modalità delle gare d’appalto nei vari settori pubblici, potrebbero costituire il banco di prova da cui cominciare. Al riguardo, non serve un approccio burocratico o fiscalista: bisogna assicurarsi, piuttosto, che siano rispettate le regole della libera concorrenza e che la qualità del servizio pubblico offerto sia effettivamente all’altezza del prezzo pagato.
Il tema del debito pubblico è infatti indissolubilmente legato a quello della libera concorrenza. E’ innegabile che il libero mercato abbia portato enormi vantaggi ai cittadini: basti pensare, ad esempio, ai voli aerei low cost e alla conseguente possibilità di visitare l’Europa, e non solo, grazie alla deregolarizzazione avvenuta nella Comunità Europea a fine anni ’90. E ancora, l’arrivo di Italo in alternativa alle Ferrovie dello Stato, ha permesso una riduzione dei costi delle tratte ferroviarie; mentre l’apertura del mercato telefonico ha consentito lo sviluppo dell’ampia possibilità di comunicare a basso costo.
Tuttavia, il libero mercato necessita di una regolamentazione, semplice e lineare, atta a garantire offerte omogenee e comparabili,
Così come è evidente che sia necessara un più efficace intervento a tutela dei lavoratori. Quanto successo recentemente a Latina non è altro che la punta di un iceberg, peraltro già incisivamente denunciato da Valentina Furlanetto in “Noi schiavisti”. La cronaca quotidiana denuncia che, ogni giorno, anche in Italia, un folto numero di immigrati clandestini viene sfruttato da un manipolo di delinquenti, che fingono di essere imprenditori. Il caporalato esiste nelle campagne delle regioni meridionali, così come negli allevamenti e nei cantieri del settentrione. Anche negli studi dei professionisti, giovani laureati vengono sfruttati fingendo che siano collaboratori occasionali a partita IVA, quando in verità risultano essere dei veri e propri dipendenti impiegati per otto/dieci ore al giorno in cambio di un simbolico corrispettivo economico. E’ urgente, quindi, ripristinare la legalità!
Perché il lavoro – qualunque esso sia e purché sia giustamente remunerato -, consente la realizzazione dell’individuo e garantisce la sua dignità personale; e noi Liberali vogliamo sia una certezza per tutti.
Altro punto programmatico fondamentale di Stati Uniti d’Europa sono diritti civili dei cittadini. Noi Liberali dobbiamo batterci per uno Stato laico, che garantisca la libertà di scelte consapevoli e responsabili: dobbiamo pretendere un matrimonio paritario che non faccia differenze in base all’orientamento sessuale; dobbiamo assicurarci che il diritto all’interruzione della gravidanza non sia ostacolato, di fatto, da una pretesa libertà di coscienza dei medici o dalla presenza dei pro-life nei consultori. Dobbiamo finalmente regolamentare il suicidio assistito, affinché il diritto di scelta sancito dalla Corte Costituzionale diventi finalmente una realtà e non solo una falsa promessa (questo si).
Alla fine del suo articolo, Bruno Gerolimetto (https://www.luminosigiorni.it/cultura/elezioni-europee-2024-ha-vinto-la-paura/) indica chiaramente quale sia la strada da seguire quando ricorda che serve una politica più radicale e una narrazione più incisiva.
Liberiamoci, dunque, dal giogo delle vecchie “etichette”, che ci costringono a prendere posizioni distanti dai nostri valori. Partiamo col definire il nostro programma politico; rendiamolo fruibile e applicabile nelle realtà locali, facendolo conoscere ai cittadini e ribadendo poi con coerenza, le nostre proposte anche a livello nazionale ed europeo!
Solo partendo dai territori e agendo con coerenza e determinazione potremmo ricostruire una solida alternativa liberale