Se il leader si circonda delle persone sbagliate, è il leader sbagliato
6 Gennaio 2024LUMINOSI GIORNI, CON UNA VESTE NUOVA, RIPROPONE AL LETTORE IL SUO MANIFESTO
20 Gennaio 2024Paolo Malaguti ci accompagna nel Veneto della Prima Guerra Mondiale e ci mostra il tramonto
del trasporto fluviale.
Nel mese di novembre 2023 Paolo Malaguti, autore nato a Monselice e
presente nell’editoria da alcuni anni con una serie di opere che hanno la
nostra regione come protagonista, mi ha accompagnato attraverso tre dei
suoi romanzi in un interessante percorso narrativo, storico, linguistico, che mi
ha insegnato a guardare la mia terra con occhi attenti e diversi.
Quello che ho letto per ultimo , è anche il suo penultimo in ordine di
pubblicazione (l’ultimo è “Piero fa la Merica”, Einaudi 2023 ), e su di esso
preferisco aprire le mie note . Si tratta de “Il Moro della Cima” , ritratto intenso
e poetico di una figura realmente vissuta a Borso del Grappa , e che nella
sua lunga vita ha attraversato le numerose vicende del nostro Paese , la
Prima Guerra Mondiale in primis, attraverso un occhio sempre colmo di
amore smisurato per quella Grapa che aveva riempito la sua immaginazione
e la sua volontà fin dagli anni della prima adolescenza. La Grapa sarà il suo
destino di una vita. E noi lettori, con incanto crescente, saliamo con lui per le
pendici erbose prima, sassose sulla cima poi, per anni e anni e anni. In
queste pagine si ritrovano elementi della scrittura di Malaguti, che già
apparivano nei due precedenti volumi che avevo letto prima di questo: “Prima
dell’alba “ (Neri Pozza 2017) e “Se l’acqua ride” (Einaudi 2020).
Il primo elemento, come dicevo, è quello della natura , che viene travolta
dall’orrore della vita quotidiana di trincea , e nella fatica mortale del
ripiegamento poi ne “Prima dell’alba”, e ha come protagonisti invece i corsi
d’acqua della nostra regione fino alla Romagna ne “Se l’acqua ride”, con i
loro incanti a tutte le ore del giorno e della notte, e con le fatiche del lavoro
dei padroni dei burci e dei loro equipaggi, impegnati nel trasporto di merci da
una provincia e all’altra, da una regione all’altra, in una rete di fiumi e canali la
cui attività commerciale verrà bruscamente interrotta negli Anni Sessanta,
sostituita dal trasporto su terra.
Ma torniamo al Moro e ad un altro bellissimo spunto narrativo all’inizio del
romanzo: quello della dimensione del racconto orale, attraverso le parole di
Jack Scape e delle sue storie sull’America da cui era appena tornato. Ecco: il
filò nella stalla (siamo alla fine dell’Ottocento), la magia della parola che
incanta e raccoglie l’attenzione dei presenti scaldati dal fiato delle vacche,
trasforma queste pagine nello sfondo ideale per una storia che sembra favola
ma è realtà. Le descrizioni dei percorsi per raggiungere l’alpeggio dove
governa le vacche tutta l’estate con Menico da bambino e ragazzo e poi
giovane uomo, si aprono magicamente in una pagina speciale, dove appare
sul fondo, in una giornata chiara, l’immagine di Venezia:” …Riuscì però a
volgere lo sguardo alla pianura, e ne valse la pena, perché una brezza da
levante aveva spazzato la foschia , e Menico, da davanti, gli gridò : -El mare.
Sulle prime non capì, del resto quel malgaro non gli pareva mica tutto a
posto, poi però lo vide : oltre i campi, piccole tessere di un mosaico verde
frammentato dalle linee più scure dei sieponi e dalle rette bianche delle rare
strade, oltre il corso sinuoso e dorato del grande fiume, oltre la pianura, lì in
fondo si vedeva una falce di luce pura stendersi subito prima che iniziasse
l’orizzonte, e quella non poteva essere che acqua : sì, lì c’era il mare , lì c’era
Venezia”.(p.21) E nel libro c’è un susseguirsi di descrizioni anche minime di
angoli, erba, cieli, bestie piccole e grandi, in una dimensione si solitudine
senza parole da scambiare, solitudine cercata e necessaria, che neanche tre
anni di servizio militare, neanche una docile sposa di montagna e tre figli
riescono a scalfire. Lì, su quella cima, il Moro sente sempre, in tutta la sua
vita, di dover tornare, come se una parte di sé non fosse in pace, non fosse
completa, se non lassù. Quando governerà per anni il rifugio che lì verrà in
seguito costruito, riuscirà sempre e comunque a costruirsi un tempo della
contemplazione solitaria, nello spiazzo davanti al rifugio, magari a notte
fonda, guardando il profilo della cima del Grappa illuminata dalle stelle.
La guerra lo vedrà sgomento per i morti e i feriti e la violenza degli scontri, ma
anche per la distruzione di quella bellezza che l’industria di guerra in poco
tempo aveva completamente cancellato. E’ come una donna amata con
passione, quella montagna , per lui, e cerimonie, benedizioni, oratoria inutile
alle sue orecchie, non restituiranno mai quella bellezza vergine del passaggio
dell’uomo, se non dei rari escursionisti e dei malgari, che aveva conosciuto
negli anni della sua gioventù.
Una nota di tipo linguistico adesso: l’uso di espressioni della lingua veneta,
molto frequenti soprattutto ne “Se l’acqua ride”, ma presenti a dare senso
maggiore anche in questo romanzo, sono parte intrinseca sempre della
narrazione di Malaguti, e , ne “Prima dell’alba”, il microlinguaggio di trincea ci
porta con i soldati ancora più dentro la loro sofferenza quotidiana. Non è mai
un uso gratuito, anche se frutto di uno studio specifico da parte dell’autore,
che poi però nei suoi volumi sembra accarezzare con affetto la nostra lingua
veneta, per dare a storie e protagonisti maggiore spessore e significato di vita
e di esperienza.
Un ultimo passo da “Il Moro della Cima” ci accompagna una volta ancora nel
mondo da lui amato così appassionatamente:
“…Quando il Moro ebbe dato l’ultimo giro alla grossa chiave, rimase per un
attimo sospeso davanti alla porta di legno ormai chiusa. Attorno a lui era tutto
bianco, e il sole, ancora basso, sciabolava la neve di bagliori accecanti.
Forse il Paradiso è così, gli venne da pensare: una distesa bianca, senza
macchia, e una porta pronta per essere aperta. …”(p.105)
Con Malaguti e i suoi libri si aprono tante porte, quelle della memoria, quelle
della lingua veneta, quelle di personaggi vivi, forti, a tutto tondo, fieri della loro
natura , e sempre in relazione profonda col mondo che li circonda.
Paolo Malaguti, Prima dell’alba, Neri Pozza 2017
Paolo Malaguti, Se l’acqua ride, Einaudi 2020
Paolo Malaguti, Il moro della cima, Einaudi 2022