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30 Ottobre 2024La capacità di questa scrittrice di accompagnare il lettore attraverso le vicende, i pensieri, i rapporti familiari, il destino delle vite di un gruppo di personaggi mi aveva già catturato in passato, ma fino all’estate scorsa, quando ho letto in lingua originale un suo romanzo del 2013, The Burgess Boys, non mi ero soffermata con tanta attenzione (forse per l’impegno della lingua inglese da decifrare letterariamente) su come il suo luogo d’origine, il Maine, e la sua città d’elezione, New York, si alternino sempre idealmente nella sua scrittura.
Nel caso di questo libro, il pretesto iniziale è del tutto autobiografico, in una conversazione tra l’autrice e la madre, che le ricorda i tre fratelli conosciuti da ragazzi a Shirley Falls, nel Maine, suo luogo d’origine.
La vicenda che riguarda Susan, Bob, Jim, e il figlio di Susan, Zach, si dipana lungo un anno, in una costruzione narrativa fatta di sezioni parallele, ed insieme di movimento temporale presente-passato, età adulta-giovinezza-infanzia dei tre fratelli.
Ad ognuno di loro nella vita è toccato un ruolo sociale diverso, una diversa collocazione nella scala dei privilegi e della notorietà.
Jim appare quello più “riuscito”, avvocato di successo a New York, marito di Helen , devotissima moglie e ricchissima signora dell’alta società newyorchese, posizione che sembra permettergli giudizi taglienti e condiscendenza esplicita nei confronti degli altri due. Da primadonna, gli è facile usare il suo sarcasmo nei confronti del fratello Bob, che vive anch’egli a New York, e che, avvocato a sua volta , ha però rinunciato ai processi per una professione legale più modesta e di routine, non ha saputo restare con la moglie, ma ha con lei comunque un fortissimo legame di amicizia. Il suo atteggiamento verso la famiglia e il mondo in generale, molto più empatico di quello elitario di Jim, gli darà un ruolo più complesso nella vicenda narrata. Ed infine Susan, l’unica dei tre fratelli ad essere rimasta a Shirley Falls, divorziata con un figlio adolescente, appare sbalestrata, confusa, trascurata, in una casa fredda e trascurata anch’essa. Il rapporto col figlio Zac, difficile e pieno di conflitti, ha creato un ragazzo diverso, isolato, infelice, irrisolto.
Il gesto insensato di Zac , che scaglia una testa di maiale all’interno dello spazio di una cerimonia islamica tenuta da immigrati somali , scatena una reazione di eventi che accompagnerà il lettore in due viaggi paralleli, quello del ruolo dei due zii per cercare di trovare una soluzione all’accusa nei confronti del ragazzo per crimine d’odio, e quello a ritroso nella loro vita di ragazzi e bambini, aprendo così a noi lettori squarci indispensabili a comprendere la forma della loro vita attuale.
E’ un percorso accidentato, fatto di tentativi falliti per trovare una risposta la più indolore possibile per il ragazzo, ma è anche l’occasione per guardarsi in faccia tutti assieme per la prima volta dopo tantissimi anni, e trovare inaspettatamente risposte a dolori profondi che hanno origine dalla loro infanzia. La presenza dei nuovi immigrati somali, la loro posizione all’interno della società della cittadina che li accoglie tra mille pregiudizi, ci fa scoprire ancora una volta come la letteratura , se bene espressa, possa fare luce con grande chiarezza sulle contraddizioni sociali sempre nuove a cui deve far fronte l’America in questo caso, tutto il mondo in ogni caso in questi difficilissimi tempi che stiamo vivendo.
Sarà proprio un rappresentante di questo gruppo di cittadini provenienti dall’Africa a dare una svolta positiva alla vicenda legale del ragazzo, andando oltre la superficie, e comprendendo la reale ragione del suo gesto.
I percorsi di vita dei tre fratelli, complicati durante quest’anno dai forzati contatti più frequenti per sostenere la causa del nipote, ci vengono consegnati con le loro difficoltà e contraddizioni sempre maggiori, e Jim, tra i tre, sarà quello a sconvolgere più rapidamente la sua immagine patinata di principe del foro e di uomo di successo, mentre Bob, il fratello “fallito” ai suoi occhi, troverà una nuova collocazione proprio nella sua cittadina d’origine, e Susan, finalmente, tenterà di ricostruire la sua immagine di donna e di madre.
E’ dunque un libro in qualche modo “circolare” che, partendo da una tragedia risalente all’infanzia dei tre fratelli, trova una risposta di speranza per ognuno di loro alla fine della vicenda giudiziaria di Zac, e ci lascia intravedere alla fine uno spiraglio di luce per tutti.
La mia lettura successiva dell’ultimo libro della Strout, “Lucy davanti al mare” , è stato in fondo lo spunto per ritornare al romanzo appena descritto. Perché siamo di nuovo nel Maine, la protagonista è Lucy Burton, una scrittrice che già appariva in un altro romanzo della stessa autrice, ma soprattutto siamo tornati nella Shirley Falls dei fratelli Burgess.
Lucy e l’ex marito si rifugiano lì in una grande casa sull’oceano, per scappare dal Covid, e lì si mettono in contatto proprio con Bob, sposato con una signora del luogo e prodigo di aiuto e di suggerimenti per i due newyorchesi (di nuovo i due luoghi d’elezione dell’autrice) rivelando ancora una volta la sua intelligenza, generosità umana, spirito collaborativo. E in questa emigrazione di luoghi e personaggi si è costruito nella mia immaginazione di lettrice un filo morbido, lungo, ma solido allo stesso tempo, in grado di costruire senza parere connessioni profonde tra vicende molto diverse tra di loro.
E il grande protagonista , in questo secondo libro, è proprio il paesaggio, che tante volte gia’ ne “I fratelli Burgess” ci aveva accompagnato raccontandoci le diverse stagioni a Shirley Falls e a New York . Qui ci sono scogliere del Maine e l’oceano che, da silenzioso sfondo al senso di solitudine di Lucy lontana dalla sua New York, si trasformano gradatamente in motivo di compagnia, di conforto, nel ritrovare in quel luogo fatto soprattutto di natura, una nuova dimensione di sé e della sua scrittura, oltre che nuove risposte nel campo degli affetti privati.
Se ne “I fratelli Burgess” si raccontava cosi’ il sole di novembre a Shirley Falls:” Il sole di Novembre, basso nel cielo, ma toccando la città da un angolo, si diffuse attraverso le strade, attraverso i prati che erano ancora verdi, sulle zucche ammaccate abbandonate qui e là dopo Halloween, si mise a brillare contro i tronchi degli alberi e i loro rami spogli, toccati dalla luce attraverso l’aria chiara, che creava un pulviscolo luminoso nel luccichio delle vecchie strade.”, o si descrivevano i colori di New York in autunno :”I colori di Central Park erano di tipo serenamente autunnale, l’erba di un verde spento, e le querce rosso dorate, i tigli si stavano trasformando in un giallo pallido, gli aceri erano in procinto di lasciar cadere le loro foglie tinta arancio, ma il cielo era molto azzurro e l’aria ancora abbastanza calda…”, in “ Lucy davanti al mare “c’è l’acqua dell’oceano : “Oltre la zanzariera del portico il mare si dispiegava all’orizzonte, producendo il suo rumore poderoso e costante, e c’erano le isole dritte davanti a noi, molto più verdi ormai, e c’era l’acqua che senza sosta sbatteva contro gli scogli”.
Ecco che dunque il nostro viaggio tra luoghi e persone che ricompaiono altrove sembra non finire mai, e questa sensazione di venire accompagnati da Strout nelle sue pagine e nella sua vita dà un sapore particolare , familiare, di invitati speciali nella sua dimensione narrativa.
Elizabeth Strout , The Burgess Boys, Simon § Schuster UK 2014
Edizione italiana Elizabeth Strout,I ragazzi Burgess, Fazi Editore 2013
Elizabeth Strout, Lucy davanti al mare, Einaudi 2024-09-21
n.b. Le citazioni da “The Burgess Boys” sono tradotte a cura di chi scrive.