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6 Marzo 2025Da quasi vent’anni una benemerita associazione culturale, La Casa delle Parole, ogni settimana offre nell’accogliente sala del Teatrino di Palazzo Grassi un’esperienza unica di conoscenza e di scambio, basata sul linguaggio e sulla sua infinita varietà semantica. Per ogni incontro un tema di particolare richiamo esperienziale viene incardinato su una parola chiave ed espresso in più lingue, così da fornire in presa diretta un’occasione di scambio e di confronto aperto alla molteplicità dei diversi significati. Per conoscere questa realtà ormai affermata, abbiamo chiesto alla Presidente, Chiara Romanelli, di rispondere alle nostre domande per far conoscere questa attività e ciò che continuamente si propone.
Come è nata storicamente l’idea di mettere in piedi questa attività?
Nel 2006 (la casa a breve compirà vent’anni!) Maria Donata Grimani, Riccardo Held ed Enrico Palandri si sono incontrati qui a Venezia, provenendo da diversi luoghi ed esperienze, e hanno immaginato uno spazio che potesse accogliere e raccontare, attraverso la letteratura e la poesia, la molteplicità delle presenze culturali veneziane.
La condivisione di testi, letti ad alta voce in lingua originale e in traduzione italiana, permette di esprimere il carattere cosmopolita della città, avvicina persone con storie, vite, formazione varie, unisce con un obiettivo comune – la lettura ad alta voce di lingue differenti – predilezioni e esperienze. Come dice Donata Grimani nel volume che abbiamo appena pubblicato Parole di Casa. Da Venezia al mondo, Dueville – Vicenza, Ronzani Editore / Casa delle parole, 2024, la nostra città è «incrocio di lingue e culture fin dalle sue più lontane origini, Venezia dove tante persone arrivano da ogni parte del mondo: alcune ripartono, altre si fermano per un periodo della loro vita, altre – ancora – per sempre. L’idea era quella di “rubare”, a chi di loro lo permettesse, un pezzo della loro storia attraverso brani di letteratura nella lingua dei loro paesi d’origine».
I primi incontri dell’Associazione, che ha dall’inizio trovato appoggio nelle istituzioni cittadine, sono stati ospitati a Casa Goldoni, poi sempre più persone hanno iniziato prima a seguire, poi a proporre le loro letture e partecipare attivamente alle serate, fino alla realtà attuale in cui, ospiti del Teatrino di Palazzo Grassi, abbiamo raggiunto un numero di lettori superiore a settanta e un pubblico per ogni serata che spesso supera le cento persone.
Il senso dell’attività di un’associazione è nascosto nel suo Statuto. Cioè nelle cosiddette ‘finalità associative’ che solitamente compaiono nei primi articoli, e che vogliono subito chiarire dove si vuole andare e con chi. Quali sono tali finalità?
Ricopio i primi tre articoli dello Statuto che, effettivamente, dicono molto di quello che la Casa fa e si propone di essere.
- Favorire l’incontro tra le lingue presenti a Venezia e approfondire lo studio delle loro letterature;
- Sensibilizzare la diffusione e la conoscenza, attraverso lo studio, la ricerca, l’esperienza, l’insegnamento e la comunicazione in generale, delle lingue presenti a Venezia e anche attraverso contatti tra persone, enti ed associazioni;
- Proporsi come luogo di incontro, scoperta e approfondimento per coloro che sono interessati alle diverse lingue presenti a Venezia.
Seguono poi altri punti, ma in questi la nostra fisionomia è già delineata.
Ritengo poi importante rilevare che l’incontro con Casa delle parole ha spinto e spinge i partecipanti a un bellissimo viaggio di ricerca all’interno della propria esistenza, sulle tracce della parola che si sta cercando. Ciascuno di noi intraprende un itinerario nella propria vita, nel proprio bagaglio culturale, nella memoria, attraverso i propri libri e i ricordi, oppure in territori nuovi inseguendo suggestioni, solleciti che vengono dal tema stabilito. È per molti un’occasione di riandare alla propria libreria, di riprendere in mano autori e testi incontrati chissà quando, o di trovare improvvisamente sensate e pertinenti voci prima trascurate.
Di non minore spessore è un altro esito della frequentazione di Casa delle parole: la lettura ad alta voce. Quando si presenta un testo lo si legge ad alta voce davanti agli altri partecipanti, e se il testo viene scelto lo si legge ad alta voce in Teatrino davanti a tutto il pubblico presente. I lettori della Casa non sono attori e non ambiscono ad esserlo, ma hanno l’obiettivo di rendere la propria lettura chiara e comprensibile: ciò prevede una anche minima preparazione che passa, appunto, per la lettura ad alta voce. Una scoperta entusiasmante ed appassionante che cambia radicalmente l’approccio alla comprensione dei testi, ma soprattutto una chiave per il loro godimento.
Quali sono le modalità concrete che ha scelto l’associazione per perseguire i suoi scopi?
Come tutti i giochi che si rispettano, anche Casa delle parole ha le sue regole e il suo preciso funzionamento. Stabiliamo ogni anno nove temi (parole) e li distribuiamo da ottobre a giugno. Ci incontriamo ogni quindici giorni, di martedì. Nella serata di preparazione (ospitati a turno nelle nostre case) ciascuno di noi (siamo un gruppo di circa trenta-quaranta lettori, di ogni età e fisionomia) legge un testo di prosa o poesia della durata di due-tre minuti al massimo pertinente alla parola del mese. Due persone – che cambiano ogni mese (questo è importante perché garantisce varietà di atteggiamenti e gusti) – scelgono i testi più belli ed efficaci che saranno poi letti, dopo due settimane, al Teatrino di Palazzo Grassi. Una regola fondamentale è che i testi siano letti in traduzione italiana e in lingua originale. I lettori delle lingue originali devono essere madrelingua.
Per ogni incontro/parola viene prodotto un fascicolo che raccoglie i testi; distribuito in Teatrino ai presenti, viene poi caricato sul sito della Casa (da dove si possono scaricare anche i pdf dei fascicoli delle edizioni passate https://www.casadelleparole.it/).
Il termine ‘parole’ evoca la lingua parlata e la babele linguistica del pianeta. Le varietà e le differenze linguistiche evidentemente sono viste come un’opportunità rilevante. Ma come avviene l’incontro se c’è l’ostacolo non da poco della comprensione linguistica?
Per molti l’ascolto di una lingua parlata poco conosciuta è solo sonorità, interessante, seducente, ma difficilmente capace di far pervenire i contenuti, la semantica, il senso. Come si supera nell’esperienza concreta questo obiettivo ostacolo?
Il bello dell’incontro sta esattamente nel lasciarsi condurre dall’imprevedibilità delle lingue. I testi presentati sono sempre offerti con la traduzione accanto, quindi il livello della pura comprensione è soddisfatto. Il fascino delle lingue sconosciute invece arriva con grande forza proprio in quei casi in cui siano lingue lontanissime da noi, nel tempo e nello spazio. E ogni lingua, anche l’italiano o quelle più consuete, risulta nuova se letta da qualcuno che presenta ai partecipanti la sua ricerca di senso e di contenuto. Testi sconosciuti o noti dai tempi della scuola si rianimano per noi in Teatrino attraverso la presenza di nuove voci. Per riprendere la domanda, direi che sono proprio gli incontri ciò che di clamoroso (ed emozionante) avviene nelle nostre riunioni: sono incontri con mondi interi attraverso le voci dei lettori.