Il Paese dove il diritto alla privacy non esiste
7 Agosto 2024Nani senza ballerine
8 Agosto 2024“Hitler era vegetariano e amava i cani”. Prendo a prestito questa affermazione da un libro del matematico Piergiorgio Odifreddi*, un grandioso rompipalle razionalista, a cui bisogna però dar spesso ragione, perché molte volte, causticamente, ci vede giusto. Odifreddi dà seguito all’affermazione di cui sopra, concludendo “…ma non basta per dedurne che bisogna mangiar carne e odiare i cani”.
Il senso è facile da intendere, se consideriamo che nel nostro secolo Hitler è, con molte buone ragioni, considerato il male assoluto, saldamente in testa a questa speciale classifica, per ora senza competitori in grado di scalzarlo (Putin è una mammola al confronto). Cosa vuol dire Odifreddi? È da stupidi farsi problemi ad esprimere una inclinazione, un’idea, una convinzione, se la stessa è appannaggio anche di individui con cui non avremmo nulla a che spartire.
Però, stia tranquillo, la stragrande maggioranza della gente non cade in questa stupidità, non si cura, quando emerge, di questo tipo di contraddizioni che la riguarda. Anzi, come si dice, “sta serena”.
Accade nella vita quotidiana. Per dire, può accadere di scoprire all’improvviso che una persona che detestiamo nel profondo è molto amica, ricambiata, di un’altra persona che a nostra volta stimiamo e amiamo. Certo, non è che per questo dovremo ripensarci e detestare quella che fino a ieri era un’amica! Non so quanto siano diffusi accadimenti del genere, ma per esperienza diretta, so che ci sono. E quando però ci sono, si generano due tipologie di reazioni. C’è una piccola minoranza che, pur non rinunciando a voler bene all’amica in oggetto, un pò si trova a disagio e un pò s’infastidisce. E c’è chi non fa una piega e se ne frega, continua la buona relazione, non ponendosi domande. Va così, amen. La maggioranza delle reazioni è di questo ultimo tipo, quasi tutti la risolvono così, “non fanno un plissé”, direbbero con francesismo un po’ snob in Lombardia, perché soavemente non si accorgono neppure della contraddizione. Basta non fare l’incontro a tre (poi accade lo stesso l’incontro a tre e le reazioni dei tre, imbarazzo o menefreghismo, convivono in quella mezz’ora al buffet del vernissage, ma il menefreghismo domina, gli imbarazzati sono dei complessati emotivi e basta, che la piantino).
La cosa facilmente può applicarsi alla politica, oggi più che in passato, quando le appartenenze ideologiche avevano muri che contenevano idee tutte omologate tra di loro, senza possibilità di essere trasversali.
L’esempio per l’oggi mi riguarda direttamente, se penso che da sempre sono favorevole alla costruzione del Ponte sullo stretto di Messina. In un’altra occasione spiegherò le mie buone ragioni, che difendo con una certa decisione, anche se devo dire ho sempre tralasciato, volutamente, le questioni economiche, sismiche e di impatto dell’opera, tutte questioni sensate, ma che non scalfiscono il mio convincimento sul principio in sé: quel ponte lì, per me, s’ha da fare, poche palle.
Ebbene, come ben si sa, non solo il leghista Salvini è favorevole come me, ma è anche ministro dei lavori pubblici, primo play maker oggi dell’operazione.
La cosa m’imbarazza? Beh, sì.
Non sono leghista, nè lo sono mai stato, e considero la Lega di oggi (anche se non tutta, e molto meno quella delle origini) una pericolosa formazione politica di destra destra, con venature che non esito a definire talora costituzionalmente sovversive. E soprattutto considero Salvini l’incarnazione di tale carattere, anche se ovviamente ancora molto lontano dai vertici del male rappresentato dal Fuhrer tedesco. Confesso che, se fosse Zaia l’alfiere pubblico del Ponte, l’imbarazzo sarebbe un pò minore, anche se devo dire che resterebbe.
Quindi? Sul ponte va così e, nonostante l’imbarazzo, non cambio idea. Anche se poi mi scoccia assai che ci sia chi strumentalizza questo imbarazzo per rinfacciarmi la condivisione con il leghista, e mi scoccia ancora di più se c’è chi fa due più due quattro e conclude cha allora io sono “di destra”, come indubitabilmente è Salvini. A quel punto sarei portato a incazzarmi di brutto, se non ci fosse un angioletto o un diavoletto sulla mia spalla che mi ricorda che anche io strumentalizzo, su altri temi. Nello stesso identico modo.
Un esempio delle mie strumentalizzazioni? Beh, la questione guerra in Ucraina è un caso tipico.
Con qualche tentennamento all’inizio, quando non avevo ancora ben capito cos’era successo, sono favorevole non solo alla difesa armata di Kiev, ma anche all’appoggio economico e di armi da parte dell’Europa e della NATO. Ho avuto molte occasioni di spiegare i perché valoriali e costituzionalmente democratici del fatto che sono un ultras su questo tema. E, se non fosse che si scatenerebbe una guerra di missili distruttivi devastante per il pianeta, fosse per me, in linea teorica, la NATO in persona dovrebbe intervenire e arrivare a Mosca, come fecero nel ‘45 gli alleati a Berlino, magari piantando la bandiera con la corona oro stellata in campo azzurro direttamente sulle guglie del Cremlino. Liberazione era a Berlino, liberazione sarebbe oggi a Mosca.
Ebbene quante volte su questo tema ho accusato i pacifisti in buona fede e i loro alfieri politici (soprattutto i 5 stelle) di avere la stessa posizione, filo Putin e ipocritamente pacifista, proprio di Salvini e di molta altra destra italiana? L’ho fatta spesso apertamente questa accusa, azzardandomi anch’io a dire che di fatto “ il vostro pacifismo insieme a Salvini è quindi ‘di destra’ ”. Conclusione, me ne rendo conto, stupida se vogliamo, per quanto comprensibile nella foga di una discussione. L’unica differenza è forse che, rispetto al mio imbarazzo sulla questione del Ponte di Messina, tutte le volte i pacifisti, chiamati in causa con questa accusa, dimostravano anche loro un sereno menefreghismo per tale aristotelico sillogismo, un’alzata di spalle e via.
Lo confesso: ho fatto altrettanto, e molto strumentalmente (“votate con la destra!”), quando la sinistra massimalista, insieme ai democratici costituzionalisti parrucconi alla Zagrebelsky, affossò il referendum costituzionale di Renzi. Ma nessuno si è sentito scalfito. Chissenefrega.
Ci sono altri casi dove potenzialmente, se avessi avuto l’occasione, avrei potuto fare la stessa cosa e si pensi ai cosiddetti valori cattolici. Ci sono autorevoli esponenti del Partito Democratico che sono in cuor loro cattolicamente antiabortisti nel senso che, fosse per loro, abolirebbero o riformerebbero una legge troppo permissiva, in ciò allineandosi a pensieri e parole della destra più oscurantista. Loro lo sanno, anche senza doverglielo ricordare, e, come dire, se ne sbattono alla grande. Eppure, su certi punti programmatici, poniamo in chiave di giustizia sociale, come per esempio su imposte patrimoniali e simili, quegli stessi esponenti Dem di matrice cattolica sopra citati si dimostrano egualitaristi al massimo, che neanche i “levellers” della Rivoluzione Inglese.
Imbarazzo? Neanche a parlane.
E che dire di quegli elettori di destra destra del Sud, quelli che si sono dovuti inghiottire e magari votare una Lega Nord nata con gli intenti anti-terronici del “Forza Vesuvio e Forza Etna”? Come accetteranno la nordista legge sull’ “Autonomia differenziata”, che, sembra, li penalizzi alquanto? Ebbene, di fronte al probabile referendum per abolire quella legge, molti di loro voteranno, presumo, per il sì, per l’abolizione cioè, e lo faranno senza problemi e imbarazzi insieme alla sinistra e poi due mesi dopo, ci fossero elezioni dalle loro parti, di nuovo voteranno per la Lega. Non faranno una piega neppur loro, c’è da giurarlo. D’altra parte, c’erano anche a suo tempo atei convinti che votavano per la Democrazia Cristiana. Olimpici e convinti, e ricordo che c’era chi faceva loro notare che, forse, se votavano per un partito “cristiano”, tanto atei convinti non erano. Spallucce anche loro.
Che cosa pensare in conclusione?
Concludo che, quando penso al mio imbarazzo per essere a favore del Ponte insieme a Salvini, me lo tengo però stretto stretto con un certo affetto quell’imbarazzo. Perché avrà anche ragione Odifreddi – e in molti con nonchalance lo accontentano – nel dire che dobbiamo mantenere le nostre idee comunque, senza farci condizionare e superando con superiorità la stupida contraddizione di questi sillogismi. Però se anch’io la supero, ma invece lo faccio con sentimenti contrastanti, se quantomeno sento comunque il disagio per la piccola, discreta stupida contraddizione della mia posizione, a cui comunque non rinuncio, allora forse al genere umano appartengo ancora. Con le sue debolezze e le sue ansie, che minano le certezze, e bravo chi le mantiene.
DIZIONARIO DELLA STUPIDITA’, fenomenologia del non senso della vita, EDITORE RIZZOLI (Odifreddi per la sua affermazione parafrasa a sua volta un’ analoga, presente in un libro del filosofo Leo Strauss, “Diritto naturale e storia”.