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17 Marzo 2025Le candidature per le elezioni comunali, secondo l’attuale legge sull’elezione del sindaco, si basano su due elementi: uno è il futuro programma per la città, elemento unificatore delle alleanze; l’altro è il candidato.
L’attenzione sulla figura del candidato spesso mette in ombra il programma di cui il futuro sindaco dovrebbe essere garante. Nel programma devono essere evidenziate le politiche finalizzate ad una visione della città, soprattutto se si tratta di una città di rilevanza internazionale; finalizzate al suo sviluppo, e non tanto la serie di interventi di ordinaria o straordinaria manutenzione (come è stato ben specificato in altri articoli su LuminosiGiorni).
L’illustrazione del programma di cui è titolare Alessio Vianello sta interessando tanti cittadini ed ha attivato una raccolta di opinioni. Non sappiamo come andrà a finire in quanto a candidature e a possibilità di elezione. Resta comunque come un laborioso contributo alla risoluzione dei problemi di Venezia, anche per la metodologia adottata.
Nel nostro paese la politica declama buoni propositi e progetti, ma solo in tempi recenti – anche grazie al monitoraggio da parte dell’Unione Europea – per attuare i progetti ci si preoccupa di specificare il reperimento delle risorse. Uno dei punti salienti del programma di Vianello riguarda proprio il reperimento, con l’attingere in gran parte ai proventi della enorme economia turistica anziché ai soli trasferimenti statali. E’ previsto il ricorso a filtri per frenare l’afflusso turistico incontrollato: sono soluzioni radicali, e da più parti osteggiate in quanto verosimilmente foriere di attenuazione dei vantaggi consolidati di gruppi o categorie sociali, che hanno dal turismo, così come è ora, introiti ritenuti intoccabili.
Allora ci possiamo chiedere: una coalizione come quella dell’attuale opposizione all’attuale sindaco, estesa ed eterogenea, condividerà le motivazioni per fare proprio il suddetto programma? E ci saranno convergenze da parte di forze politiche all’interno della coalizione che amministra la città? Si tratta di un programma di grande impegno e di lunga durata, che non si adatta ad essere racchiuso nell’attuale alleanza all’opposizione, ma meriterebbe larga condivisione. E allora niente vieta che si formi una convergenza proveniente da diversi formazioni politiche facenti parte fino ad ora di alleanze contrapposte; niente vieta che un programma di radicale innovazione produca innovazione anche nelle alleanze e nelle contrapposizioni dei partiti.
Ci sono due motivi che potrebbero favorire alleanze innovative, adesioni da parte di forze politiche al momento avversarie. Un motivo risiede nelle caratteristiche attuali dei risultati elettorali: l’alta percentuale dei votanti che cambiano partito o schieramento rispetto alla votazione precedente; e l’alta percentuale di astenuti, che potrebbero, di fronte a politiche di cambiamento, decidere di tornare alle urne.
L’altro motivo è che si tratta di elezioni cittadine, non nazionali. Le elezioni in un ambito cittadino , in caso di ribaltamento della alleanza al potere, non comporta rischi e timori – costantemente paventati e potenziati dall’una e dall’altra parte – quali quelli che potrebbero scaturire dai ribaltamenti nei governi nazionali.
Riguardo all’amministrazione veneziana, lasciando da parte le vicende giudiziarie, lo stile del sindaco Brugnaro si è rivelato pessimo, soprattutto nel dialogo con l’opposizione e nell’attività comunicativa; anche da parte di settori dell’attuale opposizione non ci si è risparmiati nel delegittimare e disprezzare l’avversario, nel richiamare la virtù assoluta e indiscutibile delle proprie posizioni (si ricordi lo slogan di anni fa “per il 25 aprile liberiamoci di Brugnaro”, slogan propagandistico ovviamente, ma con un accostamento delirante). Semmai timori e soddisfazioni, vantaggi e svantaggi in ambito locale riguardano, oltre che una parte dei cittadini, categorie economiche, associazioni, confraternite ideologiche, lobbies interpartitiche e intrapartitiche.
E’ un auspicio azzardato quello della larga convergenza sul programma? Non è di facile attuazione, nel presente; e molti lo considereranno utopico, o quasi. Tuttavia ci sono città e cittadine che per 70 anni sono state roccaforti di un colore, e quel colore ultimamente è cambiato: rivolgimenti che qualche anno prima sarebbero apparsi immaginari, e ciò nonostante sono accaduti.
E per quanto riguarda il candidato, tra i raggruppamenti facenti parte dell’attuale opposizione veneziana, come pure tra i raggruppamenti dell’amministrazione in carica, ci sono forze politiche con la volontà di convergere su un candidato propositivo e professionalmente rappresentativo? Oppure prevarrà la logica del candidato di bandiera, o del candidato di compromesso?
L’autorità politica emana dai partiti, diversamente dal prestigio professionale. Nei primi anni di funzionamento della nuova legge sull’elezione diretta del sindaco ci fu un ricorso diffuso alla candidature di figure esterne, dato il discredito che i partiti si erano attirati con le continue crisi di giunta; in seguito i partiti hanno ripreso il controllo delle candidature.
Sembra che i partiti si attardino nelle nomine non tanto per il giusto tempo di contrattazione tra di loro, ma per la vetusta prassi di non “bruciare” il candidato, come una carta che si scopre nella fase finale della partita: solo che chi vince la partita non è, come prima, affare dei giocatori, cioè dei partiti, ma del corpo elettorale. La conoscenza per tempo del candidato e del programma risponde a esigenze dei cittadini, anche tramite una buona attività di promozione (cioè di marketing , anche se la parola non suona a tutti simpatica) .