CONO DI LUCE In cerca di un mondo migliore con Sallay Rooney
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23 Settembre 2022CITTA’ COME RETE DI RELAZIONI
A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili. Dalla costa d’un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l’intrico di fili tesi e pali che s’innalza nella pianura. E’ quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell’altra. Poi l’abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case. Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma. (Da “LE CITTA’ INVISIBILI” di Italo Calvino – Le città e gli scambi. 4. Ersilia)
Protagonista di questa riflessione è il Fiume Piave, il territorio che attraversa per un tratto del suo percorso, i ponti, che lo attraversano, e gli uomini e le donne, che vi si affollano intorno, e le relazioni tra tutti.
IL FIUME CHE DIVIDE
Attualmente il Fiume Piave, prima di mescolarsi al mare Adriatico, percorre un territorio per circa 9 km, dove quattro comuni vicini si affacciano alle sue sponde, occupando circa 54 Km quadrati. In questo rettangolo allungato ci vivono circa 64.300 persone, anima più anima meno, che hanno costruito nel tempo tali e tante relazioni da rappresentare di fatto la popolazione di un’unica città. La popolazione di questo territorio è data dalla somma di San Donà, con quasi 42.000 abitanti, di quella di Musile di circa 11.300, di quella di Noventa, di quasi 7.000, di quella di Fossalta, con poco più di 4.000. Due di questi Comuni stanno a destra e due a sinistra del fiume, e, insieme alla sua area fluviale, ne diventa di fatto il centro. San Donà è chiaramente il campanile più importante, oltre che per numero di abitanti, anche per tutti quei servizi che si trovano dentro i confini comunali, come scuole, uffici, attività commerciali, ospedale. Lo raggiungono quotidianamente gli abitanti degli altri tre comuni, ma anche quelli dei comuni più lontani dal fiume: negli anni si è sviluppato un intreccio di relazioni con sempre maggiore intensità e complessità.
I residenti del quadrilatero non sono fortunati allo stesso modo, dato che chi sta a Noventa raggiunge San Donà più facilmente di chi sta a Musile e Fossalta. La discriminante è la difficoltà di attraversamento del Piave, dei secondi rispetto ai primi. L’attraversamento di per sé non sarebbe un gran problema, anzi: la vista della bellezza naturalistica del corso d’acqua e del suo parco ripagherebbe chiunque lo attraversasse. Il problema sta nella modalità di attraversamento e nelle opportunità e mezzi per farlo.
In questo caso le possibilità di attraversamento del fiume sono sostanzialmente quattro: tre utilizzabili con mezzi a quattro e due ruote o a piedi e una con il treno. A Nord un ponte di barche, che esiste dagli anni ’50, unisce, con un percorso galleggiante a pagamento, le sponde presso Noventa e Fossalta. E’ di fatto un ponte ‘provvisorio’ mobile per consentire l’alternanza tra il traffico automobilistico e quello nautico fluviale. Scendendo verso Sud il ponte della ferrovia consente l’attraversamento dei treni che viaggiano sulla linea Venezia Trieste, poggiando sulle due sponde di Musile e San Donà. Esiste dalla fine dell’ottocento, e quello attuale è stato ricostruito dopo che il primo venne fatto brillare, durante la prima guerra mondiale. Scendendo ancora, il ponte della Vittoria sopporta dalla fine dell’ottocento, in quel punto, il via vai della maggioranza delle persone che raggiungono San Donà. Per i fatti della storia, ha subito nel tempo distruzioni e ricostruzioni: quello attuale fu ricostruito e inaugurato negli anni ’50 del secolo scorso e unisce la sponda più vicina al centro di San Donà con la sponda più vicina al centro di Musile. E’ l’attraversamento più usato da chi abita in questo quadrilatero, ma anche da chi percorre la Statale Triestina, tanto da aver ricevuto dalla stampa l’appellativo di ‘grande malato’, per la fragilità statica. Più a Sud ancora l’ultimo nato, il ponte dei Granatieri, inaugurato nel 2008, per togliere il traffico dei mezzi pesanti dal Ponte della Vittoria, unisce San Donà a Musile nella zona di campagna.
Il fiume e il suo parco, centro di questo territorio, è delimitato da argini di contenimento del possibile e oramai ciclico innalzamento del livello dell’acqua, che sempre di più si trasforma in alluvione. Quando succede diventa impossibile utilizzare alcuni dei ponti, come quello di barche e quello della Vittoria.
Il fiume e il suo parco sono un ostacolo da superare, un elemento che non sta sullo stesso livello delle relazioni quotidiane: diventa una barriera fastidiosa, una scusa per discernere chi sta di qua e da chi sta di là. Quella identità del territorio, data dal ‘di Piave’ che sta nel nome dei quattro comuni, segna e ricorda quotidianamente che la stessa è limite. La presenza dell’elemento naturale sparisce, come quando si cerca di dimenticare una situazione scomoda.
Il Piave divide per la difficoltà del suo attraversamento.
IL FIUME CHE UNISCE
Ogni anno, in estate, tra il Comune di San Donà di Piave e Musile di Piave, si svolge una rievocazione storico/folcloristica in costume d’epoca, “Il Patto di amnistà”. La leggenda narra che nel medioevo i due comuni fossero due piccoli villaggi in mezzo ad una zona paludosa, molto legati alle loro chiese e ai loro santi patroni. A causa di una disastrosa alluvione del fiume Piave, che ne deviò il corso, furono ridefiniti i confini tra il patriarcato di Aquileia e la diocesi di Torcello. La chiesa di San Donato, santo patrono di San Donà, si ritrovò sull’altro lato del fiume, nel territorio di Musile. Per risolvere la questione venne sancito un patto: lasciare il nome di San Donato all’attuale centro urbano di San Donà e festeggiare il santo patrono a Musile. In cambio San Donà si impegnava a offrire agli abitanti di Musile tutti gli anni due capponi. Lo scambio avviene in centro del fiume, sopra il Ponte della Vittoria.
Io vivo a Musile di Piave, e se mi si chiede di dove sono, rispondo che sono di Venezia, più precisamente del Basso Piave. Quel fiume che di fatto, con i suoi ponti, storia, con la sua acqua, sponde e inondazioni cicliche, scandisce il tempo dell’umanità che vi si affanna intorno e che tiene legati quei quattro comuni e i loro confini, diventa per me e per chi vive da queste parti identità e casa.
Le relazioni quotidiane che esistono tra le varie funzioni dislocate di qua e di là del fiume, come la residenza verso i servizi, i servizi verso la residenza, la residenza verso il lavoro e il lavoro verso il tempo libero e via dicendo, insieme alle relazioni con il fiume, definiscono questo spazio e la percezione dello stesso. Quando lo si attraversa e l’acqua non si vede perché in coda, può capitare di pensare che le relazioni sarebbero fluide e più intense tra chi sta da una parte e chi sta dall’altra, se questi ponti si potessero percorrere senza il traffico intenso delle ore di punta: attraversandolo la percezione di un territorio diviso in quattro comuni è netta. Quando si percorre il fiume lungo i suoi argini, accompagnati dallo scorrere dell’acqua, le relazioni tra le funzioni perdono di importanza. La vista del parco e delle due sponde abitate prevale: senza doverlo attraversare si ha la consapevolezza di un unico territorio, legato proprio da quel limite.
Il Piave unisce.
“LA CITTA’ DEL PIAVE”
La Città del Piave: Che bel nome sarebbe, non servirebbe più dire Basso Piave per identificare questo territorio!
Le relazioni tra i quattro comuni sono sempre più complesse, come dicevo, e con l’aumentare della popolazione, il comune di San Donà acquisisce sempre più il ruolo di polo per il territorio prossimo.
Da decenni si dibatte su quale sia la soluzione più adatta per far sì che i quattro comuni divisi/uniti dal tratto di fiume possano beneficiare della loro vicinanza, a volte continuità, delle aree urbane e allo stesso tempo si cercano soluzioni per alleggerire il traffico dovuto alle modalità di attraversamento del fiume stesso, oramai insufficenti.
Da qualche decennio prevale l’idea di agevolare l’attraversamento del fiume come soluzione per la costruzione di un nuovo sistema urbano.
Le ipotesi aperte sui tavoli dei consigli comunali e della stampa locale sono state di diverse tipologie, spesso rivolte alla costruzione di un ennesimo ponte, sulla cui posizione non si è trovato un accordo. A volte è prevalsa l’idea di realizzarlo a fianco del ponte della Vittoria, a volte a fianco del ponte della ferrovia, a volte un pò più a nord. Recentemente l’aumento della congestione in entrata e uscita dal ponte della Vittoria ha riportato la discussione sulla stampa. Si è fatta strada l’ipotesi della costruzione di un tunnel sotto il fiume, a ridosso del centro urbano di San Donà: soluzione verificata anche nella sua fattibilità tecnica. Il tema dell’interramento delle infrastrutture, è già stato sperimentato in altri territori, oltre i confini nazionali e non, e dove realizzato ha ottenuto un miglioramento delle relazioni del sistema urbano, consegnando ai residenti aree preziose, sia in termini di spazio urbano/naturale, che in termini di relazioni.
Alla luce delle considerazioni fatte c’è da chiedersi se risolvere l’attraversamento del fiume, rendendolo più veloce, possa veramente unire questo territorio e dargli quell’identità di area urbana che di fatto esiste, se ne considero le relazioni. Dall’altro canto bisognerebbe riflettere anche se ci sia bisogno invece di un attraversamento più lento, per godere della presenza del fiume e del suo parco: sovrapporre le relazioni urbane alla relazione con il fiume, inglobarlo insieme al suo parco e renderlo centro da vivere e non solo da superare.
Quale delle strategie renderebbe il quadrilatero di circa 54 Km quadrati, attraversato dal Piave per 9 km e abitato da 64.300 persone ora divise in quattro comuni una città, “la città del Piave”?