5 domande e 5 risposte sul futuro del PD: quale partito ne esce?
21 Febbraio 2023Un vecchio nodo, nel PD
24 Febbraio 2023La nascita del Partito Democratico fu un evento importante perché il PD aspirava a rappresentare un’area e una cultura civile che sono elementi costitutivi della politica nel nostro Paese. La sua attuale evidente crisi non ci lascia dunque indifferenti e non ci uniamo al coro di chi dà consigli non richiesti o, come si dice, ‘gufa’ o, peggio, dileggia. Guardiamo con rispetto al dibattito interno che merita di essere ascoltato con attenzione, anche raccogliendo segnali e spunti nell’ambito più vicino al nostro territorio.
La testata gemellata SOLO RIFORMISTI ci ha proposto a tal proposito un’iniziativa a cui abbiamo volentieri aderito. Abbiamo posto ad alcuni selezionati esponenti del PD locale alcune domande, elaborate da SOLO RIFORMISTI, che vanno al cuore dei temi chiave della proposta politica del PD. Ringraziamo gli intervistati per la cortese disponibilità (non tutti gli interpellati ci hanno degnato di risposta) e per averci dato l’opportunità di delineare la fisionomia e l’identità del PD che verrà secondo la loro visione.
Le interviste fatte da LUMINOSI GIORNI verranno pubblicate direttamente sulla testata, mentre per quelle di SOLO RIFORMISTI di volta in volta aggiorneremo in questa premessa la segnalazione. Hanno già risposto Vannino Chiti, (https://www.soloriformisti.it/quale-futuro-per-il-pd-1/) e Stefano Ceccanti (https://www.soloriformisti.it/quale-futuro-per-il-pd-2/).
Il pd nasce dall’incontro fra la cultura del comunismo democratico italiano e la cultura sociale cattolica. In termini politici dall’incontro fra l’ex pci e la ex dc sociale. Il nuovo pd cosa dovrebbe mantenere e cosa dovrebbe aggiungere a questi filoni culturali?
Il Pd costituisce ancora oggi un progetto politico estremamente attuale. La convergenza fra culture diverse ha fatto sì che partendo da una base valoriale condivisa, dall’antifascismo, alla lotta per i diritti sociali e civili, alla giustizia sociale, ha delineato una propria identità programmatica. Veltroni, nel discorso del Lingotto, aveva già tracciato questa direzione, toccando anche i temi della sostenibilità ambientale divenuti oggi centrali e urgenti. Semmai è necessario tornare alle origini, a interpretare queste istanze, a connotare maggiormente la nostra proposta politica come profondamente alternativa a questo governo di destra.
Il pd è nato come partito a vocazione maggioritaria. È ancora attuale questa impostazione?
Per molto tempo si è confusa la vocazione maggioritaria con una sostanziale presunzione di autosufficienza. Solo un folle può pensare di riuscire a vincere le elezioni da solo per poi governare. Le alleanze sono necessarie e arricchiscono il progetto politico, lo rendono maggiormente rappresentativo. Chiarito questo punto la vocazione maggioritaria significa definire una proposta propria e poi aggregare intorno ad essa una coalizione, senza essere subalterni a nessuno. In questo senso la vocazione maggioritaria, vista anche la legge elettorale vigente, è oggi più attuale che mai.
Il problema delle disuguaglianze sociali è uno dei principali fenomeni da affrontare nell’attuale fase dello sviluppo economico mondiale. Nella tradizione della sinistra italiana questo tema è stato affrontato principalmente attraverso un approccio laburista. Diffondere formazione e competenze, abbattere blocchi all’ingresso nel mondo del lavoro e favorire la collocazione dei gruppi e dei singoli svantaggiati attraverso serie politiche attive. Il Rdc propone un altro approccio al tema. Cosa pensi in proposito?
Credo che il Reddito di Cittadinanza abbia offerto una paracadute per tante famiglie che, soprattutto a causa della pandemia, sarebbero scivolate rapidamente e inesorabilmente verso quella fetta di popolazione che vive ancora oggi sotto la soglia di povertà. Guardo con preoccupazione al momento in cui questo strumento decadrà per volere del governo, senza che si sia immaginato nel frattempo niente di alternativo e maggiormente efficace. Dobbiamo, tuttavia, riconoscere che il Rdc ha fallito l’intento di favorire un reingresso nel modo del lavoro ed è su questo che dobbiamo concentrare la nostra azione politica. Per creare lavoro abbiamo bisogno di sostenere le imprese, offrendo al contempo maggiori tutele ai lavoratori, intervenendo sul cuneo fiscale, rendendo maggiormente vantaggioso un contratto a tempo determinato rispetto a un impiego precario, fotografando e regolando anche i cambiamenti in corso. Oggi non esite solo il “lavoro” ma esistono i “lavori”. Penso al mondo variegato delle partite iva, come ai nuovi lavori gestiti da piattaforme digitali (es.: rider).
Sul tema ambientale col pd ha scelto una strada netta: decarbonizzare il sistema per cercare di delimitare gli effetti negativi del cambiamento climatico e puntare su un serio piano di mitigazione degli effetti. Il piano per la mitigazione richiede forti investimenti per i prossimi trent’anni. Siete disposti a sostenere più investimenti e meno spesa corrente? E a dirottare investimenti verso la mitigazione( acqua, rischi naturali, calore innalzamento del mare etc)
Non è un’opzione ma una necessità. Se non investiamo per la riconversione del nostro modello di sviluppo in senso circolare, la nostra economia sarà sempre più fragile e l’ambiente, la casa comune nostra e dei nostri figli, sarà perduto per sempre. L’Italia è un paese povero di materie prime. Pensiamo a cosa vorrebbe dire per noi poter favorire processi produttivi che riutilizzano materie di scarto e si autoalimentano con energia rinnovabile dal sole, dal vento, dal sottosuolo (geotermia), fonti delle quali abbondiamo. Saremmo molto più competitivi sul mercato internazionale, forti nello scenario geopolitico e al contempo offriremmo un contributo fondamentale alla tutela del globo. L’Europa ha intrapreso da tempo questa direzione. Il 2015 è stato un anno fondamentale: Agenda 2030, l’enciclica di Papa Francesco “Laudato sii”, le direttive europee sull’economia circolare e sull’energia. E’ stata tracciata la strada del futuro, quella che vede nella “Sostenibilità” l’unica direzione da percorrere per conseguire uno sviluppo possibile.
Il rapporto stato mercato è un punto sensibile per la sinistra. C’è tradizionalmente una fiducia ex ante forte per lo stato, mai verificata ex post, e d’altra parte una sfiducia non sempre motivata sul mercato. Il nuovo pd come deve posizionarsi sulla dicotomia stato/mercato?
Credo che il compito dello stato sia prima di tutto quello, come dice la nostra costituzione all’art.3 di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per favorire il pieno sviluppo della persona. Questo significa certamente garantire alcuni diritti fondamentali: il lavoro, la sanità, la scuola su tutti. Dopodiché è stato proprio il centrosinistra a operare le maggiori liberalizzazioni di questo paese: il gas, l’energia, la telefonia, solo per fare alcuni esempi. Non cedo che il rapporto stato/mercato sia necessariamente dicotomico, anzi è un rapporto che se ben regolato, produce ricchezza e benessere per tutta la collettività. Lo stato deve stabilire ex ante le regole del gioco nei settori strategici, ma è altrettanto necessario che il mercato sviluppi le proprie dinamiche tra domanda e offerta per conseguire efficacia nella produzione di beni e servizi ed efficienza nell’impiego delle risorse. Il novecento è finito da un pezzo e il terzo millennio richiede visione e innovazione, soprattutto nei modelli di sviluppo. Io resto fiduciosa: il Partito Democratico ha in sé un patrimonio di competenze e idee in grado di declinare al meglio la modernità e disegnare un orizzonte di futuro.