ANNA TOSCANO: la mia città dei prossimi 5 anni
24 Agosto 2020CRISTINA GREGORIN: la mia città dei prossimi 5 anni
26 Agosto 2020Luminosi Giorni, con spirito di servizio al fine di accrescere la consapevolezza per il prossimo voto alla Amministrative del Comune di Venezia, ospita una serie di interventi di personalità che riteniamo offrano spunti di riflessione per un voto ponderato e consapevole. Gli amici che hanno cortesemente offerto il loro contributo provengono da aree culturali, politiche e ideali le più diverse e offrono visioni talvolta molto confliggenti tra loro. Ma mai banali. Come Redazione ci piace pensare di poter contribuire a un confronto sereno e non fazioso sui temi che riguardano il futuro della nostra città. Alcuni degli autori scenderanno personalmente nell’agone elettorale. A loro, indistintamente, va il nostro in bocca al lupo e a tutti, candidati e no, un sentito grazie per la collaborazione.
La mia Venezia tra cinque anni è una città vivace e piena di vita. Da quando, nel 2021, la perdita di abitanti si è arrestata e il flusso si è invertito, sono tornati – assieme ai residenti – anche i negozi di alimentari e quelli di scarpe, le macellerie e i negozi di casalinghi e giocattoli, le mercerie e i fruttivendoli, fioristi e fornai.
Dopo il blocco delle licenze e le agevolazioni per i negozi di vicinato, un po’ alla volta le bancarelle di souvenir a 1 euro made in China hanno lasciato il posto ad altre attività, come calzolai e piccole librerie tematiche, che sono fiorite da quando sempre più studenti risiedono a Venezia, grazie anche alle residenze studentesche costruite negli ultimi anni.
A Rialto, in Ruga dei Oresi, sono tornati orefici e orologiai, e il mercato del pesce si è di nuovo riempito di banchi, da quando i pescivendoli possono cucinare al volo il pesce fresco e venderlo come cibo di strada. Rialto è tornato ad essere il fulcro del commercio cittadino, con macellerie e botteghe che vendono ogni tipo di formaggio e affettati, riempiendo l’aria di profumi.
Cammino nei dintorni di Santa Margherita, e in Calle Longa San Barnaba e nella Calle de le Botteghe i vecchi negozi sono stati affiancati da altri, creando un distretto dell’artigianato locale, dalla pelletteria alle perle di vetro, tutti molto ricercati dai turisti che vengono a Venezia anche per i prodotti che possono comprare.
In calle l’anziana vicina, affacciata alla finestra, sta spiegando ad una ragazza appena arrivata i ‘trucchi’ dei veneziani per organizzare i traslochi. Si sta trasferendo a Venezia dalla Germania con il marito e i due figli: lei è ricercatrice all’Università e lui consulente aziendale. Dopo la moratoria per nuovi alberghi e gli incentivi offerti dal Comune, la città ha attirato sedi di importanti ONG, fondazioni e multinazionali, che si sono insediate in alcuni prestigiosi palazzi lungo il Canal Grande, creando opportunità di lavoro qualificate. Pare che improvvisamente ci si sia resi conto che Venezia è una location unica per fare business, con l’aeroporto a soli 15 minuti, un brand che richiama chiunque, un ambiente unico e rilassato per incontrare i clienti e le sale meeting più belle del mondo!
L’anziana vicina sta per traslocare anche lei: purtroppo non riesce più a vivere da sola con quattro rampe di scale strette da fare ogni giorno, ma avrà un appartamentino tutto suo, al piano terra, nell’asilo per anziane dei Crociferi, ripristinato dopo qualche anno di abbandono. Lì la assisteranno anche per la prenotazione delle visite di cui ha bisogno e il trasporto al vicino Ospedale Civile.
Ho un appuntamento in campo San Bartolomeo – che è tornato ad essere uno dei principali punti di ritrovo della città – con alcuni miei amici di infanzia, tornati a vivere a Venezia dopo decenni trascorsi a Roma, Milano e Parigi: dicono che lo stile di vita qui è più a misura d’uomo, e vogliono farci crescere i loro figli. Continuano a fare gli stessi lavori che svolgevano prima, ma li possono fare da casa grazie allo smart working attivato durante la pandemia da coronavirus e i nuovi investimenti infrastrutturali nella digitalizzazione, finanziati con fondi europei. Molti hanno trovato casa grazie agli accordi stipulati tra il Comune e i proprietari che prima affittavano a turisti, oltre che ai numerosi appartamenti messi a disposizione dal Comune ad affitti calmierati.
Più tardi prendo la mia mascareta – che finalmente ha trovato un posto barca grazie alle nuove darsene costruite dal Comune – e la conduco, vogando, tra i rii e lungo il Canal Grande. Il moto ondoso è drasticamente diminuito, perché gli scafi dei taxi sono conformati in modo da ridurre le onde provocate e il GPS ne controlla la velocità. L’acqua, più pulita grazie al sistema fognario in via di completamento, si increspa sulla prua e lo sciabordio è ben udibile, non più coperto dal rumore dei motori, quasi tutti elettrici. I palazzi si riflettono sulla superficie dorata dei canali: molte rive sono ancora in restauro, grazie ai fondi della Legge Speciale per Venezia, tornati più copiosi una volta ultimati i lavori del MOSE.
Stasera vado al vernissage di mia nipote, che con altri suoi coetanei ha allestito una mostra di disegni nello spazio messo a disposizione dai Musei Civici per installazioni temporanee di giovani artisti locali. Oggi è il suo turno, mentre domenica andrò a vedere suo fratello che gioca a basket nel palazzetto dello sport restaurato all’ex Umberto I.
Poi andremo insieme a uno spettacolo di danza sperimentale nel nuovo teatro alle Corderie dell’Arsenale. Venezia è diventata una calamita per operatori culturali, che hanno fondato associazioni e compagnie che attirano artisti da tutto il mondo.
Non dovrò però far tardi, perché domani è il grande giorno dell’inaugurazione del Parco di Poveglia, il primo parco urbano gestito direttamente dai cittadini.
Oppure…
Esco di casa e come al solito devo farmi largo tra migliaia di turisti che non hanno neanche la vaga percezione del fatto che a Venezia ci siano persone che abitano e lavorano: d’altronde, siamo rimasti soltanto in 30.000 abitanti, e anche quasi tutti gli uffici, sia pubblici che privati, si sono trasferiti in terraferma. Faccio la coda al supermercato, perché non ci sono più negozi dove fare la spesa, e in quello che una volta era il mercato di Rialto vendono solo maschere, borse e vetri made in China: davanti a me decine di persone con in mano un tramezzino avvolto nella plastica e una bottiglietta d’acqua. L’aria è irrespirabile per il traffico di taxi e barche da trasporto, che provocano un rumore infernale. Di farsi una vogata, nemmeno a pensarci.
Devo andare in terraferma a comprarmi un paio di scarpe, perché non c’è più nessuno che ripari quelle vecchie, e neanche negozi per comprarne di nuove, se non quelle griffate a 1.000 euro al paio. Poi andrò a sentire una commedia a Padova e con l’occasione farò un salto in libreria, perché qui i teatri danno ormai solo spettacoli per turisti, e non c’è più nessuno che si compri un libro. Così ne approfitterò anche per andare a trovare i miei nipoti, trasferiti lì assieme a tutta la famiglia perché di scuole decenti ormai non ce ne sono, e anche i genitori lavorano entrambi fuori città.
Un compagno di classe che da anni vive a New York mi ha chiesto di ospitare sua figlia, che vorrebbe visitare il nuovissimo parco divertimenti costruito sull’isola di Poveglia, lungo il passaggio delle navi giganti. Non credo di sentirmela, e poi vorrei scapparmene in montagna, perché qui tra folla, sporco, rumore e puzza non se ne può davvero più, e vedere la mia meravigliosa, gloriosa, amata città ridotta così mi fa davvero troppo male…
Due scenari molto diversi tra loro: magari estremi e utopistici, ma comunque due visioni verso cui si può puntare la prua e iniziare a navigare. Ed è oggi l’ultima occasione per invertire la rotta e riprendere in mano il destino di Venezia.
Siamo chiamati a scegliere: rimboccarci le maniche per far sì che il primo scenario diventi realtà, oppure assistere passivamente al progressivo deteriorarsi di una situazione che ha già in sé tutti gli elementi per avviarci, rassegnati o soddisfatti – a seconda dei punti di vista – al secondo.
Chi è Laura Fagarazzi: ha una formazione in campo ambientale e sviluppo sostenibile e si occupa di acquisizione e gestione di fondi europei. Attualmente lavora all’Università Ca’ Foscari, dove dirige l’Ufficio Ricerca Internazionale. Veneziana di nascita e per scelta, appassionata di laguna e voga veneta. È candidata con il PD al consiglio comunale.