Cultura e turismo a Veniceland: il sogno (impossibile?) di ritornare città.
27 Giugno 2015Grexit e dintorni, l’aspetto geopolitico
7 Luglio 2015Il Sindaco ha presentato la sua giunta fatta di molti nomi nuovi, alcuni scelti per competenza, altri con caratteristiche più politiche. Il Primo cittadino ha evidentemente avuto le sue gatte da pelare per far combaciare equilibri di diversa natura, genere, territorio, competenze e soprattutto equa rappresentanza delle forze che l’anno sostenuto al ballottaggio. Ce l’avrebbe fatta Brugnaro a strappare il ballottaggio e poi a vincerlo se avesse affrontato la sua sfida solo e soltanto con la sua lista fucsia, esattamente come fece Cacciari 10 anni or sono ( strappò il ballottaggio con il 23 e poi vinse di un soffio) ? Non lo sapremo mai, ma se ci fosse riuscito oggi sarebbe sicuramente più libero, mentre la sua operazione nasce comunque ora un pò zavorrata dalle presenze partitiche, anche se più limitatamente che nel passato. E’ impossibile comunque in questo momento esprimere una valutazione a caldo, a nomine appena fatte, se non quella sulla discontinuità sbandierata in campagna elettorale e che sembrerebbe sufficientemente rispettata
Facciamo allora finta per un momento che la giunta acquisti nel tempo un profilo più che dignitoso e che insomma per chi ha vinto, con le prime mosse e le prime scelte, si tratti di un nuovo inizio. La prima domanda è: solo per chi ha vinto o anche per la città e i suoi cittadini dovrebbe essere un nuovo inizio? Perché ogni sfida elettorale ha vincitori e vinti, ma la città nel suo insieme, anche quella parte che ha votato per lo sconfitto, non può permettersi di non vivere comunque una stagione finalmente nuova. Solitamente chi ha perso, come si dice oggi, ‘gufa’e quindi più o meno consciamente si augura che le cose non vadano bene per i vincitori, per poterli criticare e preparare la rivincita. E’ la normalità ormai piuttosto stantia della dialettica tra maggioranza e opposizione, che si accompagna all’altro meccanismo, quello per cui chi arriva da vincitore smonta tutto ciò che ha fatto la giunta o il governo precedenti, buono o cattivo che sia, per il solo fatto che è farina del sacco dell’avversario.
Ma siamo sicuri che sia efficace per l’interesse generale, di una nazione come di un comune, questo meccanismo insito nella logica dell’alternanza ? Si potrebbe invece provare a elaborare una lettura finalmente diversa e, questa si realmente discontinua. Nella politica di una comunità gli obiettivi da raggiungere, se restano nell’alveo dei valori e delle finalità costituzionali, dovrebbero essere comuni a tutti i contendenti. Ci si divide semmai sugli strumenti e le modalità per perseguirli e soprattutto sulle persone, sul personale politico che li deve perseguire. Chi ha perso accetta che sia chi ha vinto ad avere la responsabilità delle scelte, di governare i processi, di rappresentare istituzionalmente la città. Ma dentro a questa logica lavora ugualmente insieme a chi ha vinto perché siano perseguiti obiettivi vincenti per tutta la comunità. Li elabora in altri luoghi all’interno della società civile, nei luoghi della partecipazione, negli istituti culturali, nell’associazionismo, nelle sue sedi politiche e partitiche. Quanto agli strumenti e alle modalità in cui ci si dovrebbe dividere per perseguire obiettivi comuni la verifica di questa presunta diversità dovrebbe verificarsi sul campo, durante un lavoro comune, non apriori. Diversamente il termine opposizione diventa un temine pregiudiziale e solo di principio.
Se ci basiamo sui vecchi schemi questo lavoro collaborativo per il bene della comunità viene scambiato per consociativismo, lo sappiamo bene. E’ lo schema vecchio. E duro a morire. Lo si vede già se si fa un breve giro nei social. Per fugare il timore di essere consociativi gli oppositori veri, quelli ideologici che hanno votato con convinzione per Casson, convinti che fosse la scelta giusta, stanno già sparando bordate di critiche più o meno feroci verso il vincitore prima ancora che ci sia una giunta e che il primo consiglio si riunisca. E’ il modo classico di sfogare la frustrazione della sconfitta. Classico e pessimo però. Ma questo atteggiamento non è condiviso dai molti, specie tra i semplici elettori del Partito democratico, che in questa partita si sono differenziati e non poco dalle scelte fatte per il candidato. E si sono differenziati con una vasta gamma di modalità: non l’hanno votato alle primarie, l’ hanno poi votato con scetticismo, oppure hanno disgiunto il voto, hanno anche votato per l’avversario oppure, ed è il caso più frequente e determinante, si sono astenuti fornendo un segnale ben preciso, forte e chiaro. E’ questa massa ‘silenziosa’ che oggi autonomamente si dovrebbe smarcare da un ipotetico atteggiamento di opposizione pregiudiziale da parte dei partiti sconfitti, PD in primis. E rivolgersi direttamente a chi ha vinto per offrire una collaborazione dal basso. Senza scambiarla con premi, posti, privilegi che diversamente farebbero ricadere questo atteggiamento nella casistica del consociativismo. Cercando di coinvolgere su questa linea anche il suo stesso partito di riferimento, se lo vorrà, e che resta tale se è capace di questa elasticità, di questa capacità innovativa.
C’è da questo punto di vista un doppio vantaggio per poter sperimentare una linea costruttiva. Da una parte la fisionomia ‘civica’ della maggioranza del consiglio Comunale, i molti della lista del Sindaco e la piccola pattuglia della lista Casson. E’ una novità assoluta a Venezia, ma non solo, che in questo Consiglio Comunale chi rappresenta partiti sia relegato a meno di un quarto degli eletti. Anche questo è un segnale importantissimo. Dall’altra la constatazione che nella campagna elettorale un limite evidente sia stato la pochezza di contenuti programmatici. Da parte del perdente, che si è limitato ad una ripetitiva catena di slogan sulla legalità e sull’onestà, oltre a segnalarsi per la consueta catena di NO, che è un modo semplice per non prendersi la responsabilità. Ma anche da parte del vincente che ha espresso un valore aggiunto solo sull’evidente discontinuità in tutti i sensi della sua figura e promettendo con maggiore credibilità una svolta, i cui contenuti anche in questo caso non sono apparsi così evidenti e su molti temi. Or bene in un quadro di evidente carenza programmatica con cui comincia questo mandato, carenza soprattutto di visione complessiva, non c’è che una cosa da sperimentare: la creazione da adesso di un progetto comune per la città e per i cittadini. Da cominciare insieme o almeno provarci.
PS Tanto per cominciare in questa testata solo ieri è apparso un contributo costruttivo sul binomio turismo-cultura.