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11 Novembre 2024Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia recentemente ha fatto intendere che c’è chi nei partiti dell’opposizione vorrebbe dialogare con lui, ma non può, e mi sono preso personalmente il rischio di stigmatizzare su LUMINOSI GIORNI chi vorrebbe impedire se non addirittura vietare questa, supposta, volontà di dialogo.
Certo che lui, Brugnaro, ce la mette tutta per dar ragione all’impossibilità di dialogo, quando bolla come comunista il cosiddetto emendamento sulle affittanze turistiche, voluto fortemente ( e meritoriamente) nella precedente Legislatura nazionale dall’allora deputato Nicola Pellicani, per i vincoli e gli obblighi che questa prevede, pur in un contesto di discrezionalità di applicarle, che spetta appunto alla giunta. E lo fa per marcare tutta la differenza, e darsi lustro, tra quell’emendamento legge e le recenti norme sulla medesima materia emanate recentemente dal Comune.
Non voglio addentrarmi nella materia delle affittanze turistiche, che in questa testata è stata trattata più volte con competenza (https://www.luminosigiorni.it/diritti-doveri-di-cittadinanza/lemendamento-pellicani-sulle-locazioni/ https://www.luminosigiorni.it/politica-3/locazioni-turistiche-la-proposta-di-ata/) e che invece conosco solo superficialmente.
Mi permetto solo di sottolineare che, nella fattispecie, l’accusa di comunista potrebbe paradossalmente attribuirsi anche all’insieme delle misure approvate recentemente dalla Giunta perché queste contengono, mi si dice da chi le ha lette con attenzione, una moratoria (ancorché celata) all’apertura di nuove attività, e poi alcuni vincoli operativi apparentemente innocui (in primis la necessità di un accoglimento di persona dell’ospite), che tuttavia potrebbero impattare sulla redditività della locazione. Insomma, questa nuova normativa comunale non sarà certo ancora sufficiente a limitare un fenomeno che toglie dal mercato un bene essenziale come la casa, ma forse non è nemmeno quell’inutile pannicello caldo di cui si dice (e infatti i proprietari sono subito insorti, minacciando ricorsi anche per il pannicello caldo e qualcosa vorrà dire). Insomma un pochino comunista anch’essa, allora.
Qui però la questione in sé mi interessa fino a un cero punto e solo come occasione per riflettere un attimo sull’uso di questo arcaico termine, usato in questo caso da Brugnaro vs Pellicani, un termine che le destre utilizzano spesso in senso spregiativo per marcare di infamia tutto ciò che ha sapore di legge, di divieto o anche di semplice regola, e in tale uso fu antesignano Silvio Berlusconi. E Brugnaro non è da meno, sempre preoccupato di crearsi agli occhi dei suoi elettori un’immagine di guardiano delle presunte libertà economiche. Un’immagine da destra economica, più ancora che politica e culturale, ma altrettanto ideologica. È qualcosa più forte di lui e che lo domina, in questo è autentico, si è formato con quella testa e va avanti così, valutando l’economia del territorio comunale come se fosse un’economia aziendale. Per lui, e tanti come lui, la città, il territorio, l’intero paese e, per estensione, si capisce, il pianeta, sono delle praterie dove gli umani devono poter scorrazzare liberamente a fare affari con mezzi leciti e mai illeciti, perché l’illecito non dovrebbe esistere, visto che nel mercato tutto deve essere concesso e ogni domanda deve essere assecondata, soddisfatta, inseguita, coccolata, da un’offerta adeguata in quantità, soprattutto, e in subordine, in qualità. Tutto poi si assesta da sé, questo è l’assunto. A meno che, come si è visto, le norme non le emani Brugnaro e allora diventano accettabili. Del resto lui come imprenditore si è fatto da solo così e se ne vanta e quindi il modello è questo, rimarcando di averlo fatto pur in una condizione meno ‘libera’ di quella che avrebbe voluto.
I costi sociali di questa logica non vengono mai considerati e l’unico fattore che viene messo avanti è l’effetto moltiplicatore dei posti di lavoro che si determinerebbe con un moto perpetuo e all’infinito, attraverso questa libertà senza freni, poco importa se l’assoluta libertà favorisce le attività più “facili” e “leggere” quindi , nel caso per esempio di Venezia, si finisce per favorire la monocultura turistica piuttosto che sviluppi economici alternativi che richiedono fisiologicamente coordinamento, consenso, autorizzazioni ecc. È una celebre teoria economica, datata, che poteva andar bene, e forse andava bene, alcuni secoli fa, ma che è stata evidentemente superata dalla immane complessità planetaria. I liberali del ‘700 profetizzavano un qualcosa che evidentemente non si è avverato nei modi che avevano previsto (“libero mercato e benessere per tutti”), tanto quanto si è arenata, anzi sfasciata, la profezia marxista del ‘paradiso egualitario’. In realtà il futuro non si può prevedere se non per breve tratto e non sarà un caso che le situazioni più virtuose si hanno dove questi due estremi sono banditi e si prende con buon senso di volta in volta il meglio di ciò che contengono, perché sono estremizzazioni e assolutizzazioni di concetti, libertà e uguaglianza, che in sé, ovviamente, non sono negativi. Lo diventano, e molto, se diventano, appunto, degli assoluti.
Il fatto è che Brugnaro e chi la pensa come lui (non tutti nella sua maggioranza) non vuole accettare o rimuove alcuni elementari dettati costituzionali, come per esempio l’art. 41, che recita: L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Questo passaggio costituzionale, che per Brugnaro, neanche a dirlo, sarebbe esso stesso, perché no?, comunista con tutti i suoi “non può”,“fa intendere tra l’altro che la Carta a cui si ispira il nostro Stato di Diritto non è solo un insieme di regole di buona convivenza, di formalità nel funzionamento istituzionale. È una carta pienamente di indirizzo politico, dal momento che passaggi inequivocabili come quello citato sono continui e frequenti e non lasciano dubbi interpretativi.
Ora, si capisce che la legge, ogni legge, regola, vieta, mette limiti alle azioni, che non sono mai del tutto libere. Dolersene è come scoprire l’acqua calda e il voler dare del comunista a qualsiasi intervento normativo, allora a questo punto anche a quello della scadenza di un prodotto alimentare, è una puerile mistificazione.
Con questa mentalità di fondo Luigi Brugnaro ha retto Venezia per nove anni e la reggerà per altri due. Sulla città storica di Venezia, che avrebbe avuto bisogno di una cura da cavallo, ha fatto ‘melina’, come si dice in gergo calcistico, con operazioni di distrazione, perché frenato da questo pensiero dell’intoccabilità di qualsiasi impresa, dal venditore di grano in piazza fino all’albergatore ricco e facoltoso, passando per il motoscafista e il gondoliere e, neanche a dirlo, l’imprenditore di affittanze. Ovvio che, se lasci fare al mercato, con una pressione di domanda come quella che oggi opera il turismo, gli effetti per Venezia, potenzialmente e poi fattivamente, sono devastanti. In pieno contrasto con quell”utilità sociale a cui allude quell’art.41 della Costituzione e arrivo a dire anche con grave danno della dignità umana a cui si riferisce l’articolo medesimo.
Quindi per la prossima sindacatura a Venezia un’alternativa a questa logica ‘liberista’ alla Brugnaro va costruita con cura. E lo dice uno come me fedele all’idea di liberaldemocrazia, che di un certo ‘liberismo’ d’accatto è il suo esatto contrario. Perché la liberaldemocrazia prevede una libertà, che per essere di tutti, non elitaria, è vigilata e non sono che le istituzioni pubbliche a poterlo fare. Certo, anche con il lavoro sporco di vietare, impedire, normare, quando è sotto attacco del mercato una struttura sociale. Perché poi c’è il lavoro pulito di operare, intervenire, costruire per far crescere la struttura sociale medesima.
Il rischio è infatti che, per cercare un’alternativa esatta e contraria a Brugnaro, si vada a cadere dalla padella nella brace, buttandosi nelle braccia di una visione politica che, estremizzando in senso opposto il suo pensiero, ha di fatto, su altri vitali versanti, la stessa matrice. Che si basa sul principio che tutto si debba conservare e nulla si debba mai toccare, in questo caso di una presunta natura immobile e intangibile. Per capirsi bene: non cadere nelle braci del fronte associativo che sta usando in questi giorni le indagini UNESCO su Venezia per costruire progetti per la città di pura conservazione. Altro estremismo questo, pur di segno opposto a Brugnaro, da contrastare. Avendo lo stesso identico marchio di immobilismo, pur cambiando, si capisce, l’oggetto da immobilizzare.
Ma ci torneremo sopra e le occasioni non mancheranno.