Marina Dragotto nel ricordo di Franco
23 Giugno 2020Tessere di memoria, i monumenti e la loro distruzione
26 Giugno 2020Non è la prima volta che Luminosi Giorni ospita due articoli con opinioni diverse, talvolta opposte, su un certo tema. La circostanza si è ripetuta recentemente sulla vexata quaestio del Palasport ai Pili quando alla presa di posizione decisamente favorevole di Franco Bacciolo http://www.luminosigiorni.it/2020/05/lo-dice-leconomia-palasport-ai-pili-o-non-se-ne-parla-piu/ ha risposto Franco Vianello Moro http://www.luminosigiorni.it/2020/06/lo-dice-la-realta-delle-cose-palasport-ai-pili-piu-no-che-si/ garbatamente argomentando in senso opposto.
È un argomento particolarmente caldo perché la Reyer è un patrimonio della città tutta ed è generalmente condivisa l’esigenza di questa di avere una “casa” degna delle sue ambizioni (circostanza su cui entrambi i commentatori concordano). La Redazione di Luminosi Giorni dunque prova questo esperimento di mettere in fila i punti significativi della questione emersi dallo scambio Bacciolo/Vianello Moro cercando di illustarli, aggiungendo ove opportuno qualche osservazione a corredo. È un tentativo di focalizzazione di un tema cruciale che si offre alla riflessione dei lettori, con tutta l’onestà intellettuale di cui siamo capaci, invitando gli stessi a postare nell’area commenti eventuali contributi e commenti, possibilmente aggiungendo informazioni e dati aggiuntivi, che saranno oltremodo graditi.
Il costo dei terreni
Bacciolo: la zona Pili è di proprietà di Porte di Venezia (Holding Umana, che comprende anche la Reyer) e quindi nessun costo per l’acquisto. A differenza di Tessera dove i terreni privati (lo Stadio nuovo è già il più che potenziale acquirente dei terreni di proprietà Casinò) dovrebbero essere acquisiti a prezzi lievitati a dismisura. Si parla di 60 €/mq (Nuova Venezia, nel febbraio scorso) ma potrebbe essere anche di più.
Commento di Redazione: il vantaggio rappresentato della proprietà del terreno è un elemento oggettivo, infatti Vianello Moro non ribatte alcunché. Resta però da chiedersi quanto “pesi” questo aspetto. Facendo un po’ conti il Palapili e l’annesso parcheggio occuperebbe, vuoto per pieno 30.000 mq. Raddoppiamoli per l’aggiunta degli immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari e/o funzionali al finanziamento e alla fruibilità dell’impianto come previsto dalla Legge Stadi. 60.000 mq che al prezzo indicato dalla Nuova Venezia fanno 3,6 M€. Certo, meglio non doverli spendere ma Brugnaro stesso ha dichiarato che per costruire il Palasport intenderebbe spendere 100 milioni.. Il costo del terreno, per quanto alto, non sembra un elemento decisivo.
Percorso autorizzativo
Vianello Moro: per ospitare il Palasport si deve passare per una modifica del Piano di Intervento e del PAT. Tempi biblici. E soprattutto coinvolgimento e ascolto di una moltitudine di soggetti interessati. Se invece si andasse nel Quadrante di Tessera, il PAT ne prevede esplicitamente la destinazione ad impianti sportivi e attività collegate.
Bacciolo: il posizionamento a Tessera, nello stesso sito dello stadio (??) renderebbe le due strutture concorrenti sulle cosiddette attività collaterali (alberghiero, ristoranti, palestre) previste dalla Legge Stadi proprio per sostenibilità economica di nuovi impianti sportivi. Ammesso che fosse autorizzato il raddoppio, Stadio e Palasport non si pesterebbero i piedi sottraendosi incassi l’uno con l’altro?
Commento di Redazione: punto sicuramente significativo a favore del NO. In realtà, teoricamente i tempi per una modifica del PAT non sarebbero poi così biblici (art. 14 della LR 11/2004), max 300 giorni. Ma è certo, che data la valenza (anche strumentale) dell’aspetto politico della questione, la procedura sarebbe un Vietnam. Vero peraltro che l’obiezione sulla coesistenza di Palasport e Stadio è fondata.
Bonifiche
Vianello Moro: c’è anche l’ostacolo della necessaria bonifica del terreno e a chi spetta il relativo onere, ancora in discussione nonostante la sentenza del TAR dia ragione alla Holding Umana.
Bacciolo: non sono un problema. Il TAR ha dato ragione alla Holding Umana dicendo che è chi ha inquinato che deve effettuare le bonifiche e non l’attuale proprietario. Brugnaro (si dice) è fiducioso di spuntarla anche eventualmente al Consiglio di Stato e nel frattempo Porte di Venezia ha fatto sapere di essere immediatamente disposta a dare corso alle operazioni e ad anticipare di tasca propria i relativi costi.
Commento di Redazione: la sentenza del TAR e la disponibilità di Holding Umana a procedere subito con le bonifiche depotenzia molto l’argomentazione sui tempi. Allora stesso tempo però depotenzia l’argomentazione del costo dei terreni di cui sopra. La bonifica costa svariate decine di milioni. “Anticipare” (senza certezza di ritorno) decine di milioni è più gravoso che spendere 5 milioni per un terreno da non bonificare.
Interessi privati di Luigi Brugnaro
Bacciolo: se è vero che il terreno dei Pili, con il palasport, aumenterebbe grandemente l’attuale valore è altrettanto vero che il beneficiario sarebbe la Reyer. Perché su quel palasport gioca la Reyer, le attività collaterali sono pertinenti all’attività della Reyer e per sostenerne i relativi costi di gestione. Il palasport ha come attività (quantomeno primaria e preponderante) lo sport e l’ipotetico arricchimento andrebbe allo sport. Senza contare che, al giorno d’oggi, sarebbe un’impresa trovare un nuovo investitore disponibile a spendere vagonate di milioni per diventare proprietario di una attività sportiva i cui destini economici sono sempre del tutto aleatori.
Vianello Moro: in ogni caso l’operazione comporta una variante da votare in Consiglio Comunale con Brugnaro nelle vesti di Sindaco (se sarà riconfermato). L’operazione di fatto comporterebbe un aumento di valore del terreno di circa 200 milioni di euro. Classico esempio di conflitto di interessi e non c’è blind trust che tenga.
Commento di Redazione: è il classico conflitto tra due ragioni. Vere entrambe, e non discutibili, le tesi. Sarebbe interessante approfondire la stima di Vianello Moro (i 200 milioni) che sembra clamorosamente esagerata. L’area dei Pili misura 420570 mq, ed è stata pagata 5 M€ (11,8 €/mq). Ipotizziamo che tutta l’area raggiunga il valore di 60 €/mq grazie al cambio di destinazione (lo stesso valore che stimavamo sopra per area analoghe a Tessera). Fatti un po’ di conti, il plus valore è di 20 M€ (non 200). Spendendone almeno, come detto sopra, 100. Resta che, in principio, non c’è dubbio che ci sarebbe un palese conflitto di interessi. Ma appunto, è soprattutto una questione di principio e agitata (legittimamente) come strumento di lotta politica.
Posizionamento e soluzione urbanistica del Palasport ai Pili
Bacciolo: il Palasport va fatto ai Pili perché l’area è centrale. Nell’ambito di una ricucitura tra città di acqua e città di terra, sull’asse Ponte della Libertà, dunque Pili e area circostante, si deve coagulare un nuovo centro cittadino che esprima funzioni centrali al pari di quelle che interessano già le aree limitrofe: Vega, Università di via Torino, Forte Marghera, Parco San Giuliano. Quattro poli, due con funzioni di tipo culturale/ricreative e due con funzioni di tipo terziario/culturale. Che però da sole non bastano e sono sconnesse.
Vianello Moro: il Palasport non va fatto ai Pili perché l’area è centrale. In tutto il mondo i palasport adesso vengono costruiti in aree esterne per evitare intasamenti.
Commento di Redazione: su questo ultimo punto ci permettiamo di prendere una posizione non del tutto neutrale perché impatta su un aspetto dirimente che si intreccia con la concezione di città unitaria che fa parte del DNA di Luminosi Giorni. Che va oltre la querelle Palasport e sottende una questione circa la quale noi vorremmo si aprisse una riflessione collettiva. La domanda è: che funzioni attribuire a quest’area chiamata Pili, potenzialmente strategica ma oggi classico “non luogo” anche nell’immaginario collettivo?
Paradossalmente, entrambe le tesi partono dallo stesso assunto, ovvero la centralità (in ottica metropolitana) dell’area.
Noi ci permettiamo di esprimere una preferenza per la prima tesi. Per una serie di ragioni:
- L’area ha la peculiarità preziosa di una sostanziale equidistanza tra gli aggregati urbani di terra e di acqua. E riempire una landa che oggi appare desolata contribuirebbe in modo plastico a superare la percezione delle due parti di città come separate e irrimediabilmente inconciliabili.
- Qualsiasi località centrale è un’area di convergenza. Quindi “intasarla” è proprio quello che si deve fare. E un Palasport è l’infrastruttura ideale perché si presta a utilizzi molteplici di tipo sociale e culturale (congressi, musica, teatro, esposizioni, eventi…) che ne fanno un attrattore sempre utilizzato, determinando una ‘centralità’ permanente.
- La potenziale messa in crisi della mobilità è un falso problema. Infatti:
- Non interessa l’unico vero collo di bottiglia ovvero il Ponte (se non per l’afflusso di spettatori dalla città d’acqua che già oggi si verifica, solo che con percorrenze maggiori).
- Per qualunque utilizzatore proveniente dalla terraferma è raggiungibile da più parti (a maggior ragione quando sarà costruito il nuovo collegamento in sovrappasso da via Torino).
- Detto che l’asse Ponte Libertà consente il suo attraversamento entro i limiti di velocità stabiliti in meno di 5 minuti (che significa 12/13 minuti da Marghera e da Mestre stazione), l’asse va in crisi solo se ci sono rallentamenti dovuti a incidenti o ad eventi che lo bloccano.
- La crisi da traffico per gli eventi, non solo sportivi, può essere ridimensionata dal prevedere una gravitazione solo parzialmente in auto (per chi obiettivamente viene da lontano)
- Per chi abita in comune la struttura può essere raggiunta con i mezzi pubblici che ordinariamente transitano per di là con una frequenza da linea metropolitana anche nei festivi. Per dare un elemento di valutazione si consideri che in certe partite da tutto esaurito (rarissime purtroppo ma anche relativamente recenti), lo stadio di Sant’Elena, in un’isola cul de sac, viene raggiunto da sei-settemila persone per l’80% con mezzi pubblici acquei (tutti gli altri a piedi). Senza traumi.
- Vero che comunque è necessario prevedere parcheggi e che questi sono ‘gettate’ di cemento e asfalto senz’altro utilizzo. Posto che allora il discorso del parcheggio colata asfalto/cementizia vale e molto di più per Tessera, anzi Ca’ Noghera, per la sua irraggiungibilità se non in auto, ipotizzando anche per il Palasport un afflusso costante di settemila persone (è l’afflusso realistico se la Reyer mantiene la serie A) persone di cui 2.000 in auto con 2 persone per auto, significa 1000 vetture da parcheggiare significa parcheggi per 7000 metri quadri, circa la superficie di un campo da calcio e non ci pare un’enormità.
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Prevedere in aree esterne i palasport in generale è accondiscendere al principio che debbano essere strutture raggiunte solo e soltanto col mezzo automobilistico privato, come per i centri commerciali. Proprio quello che si vorrebbe limitare in assoluto, qualsiasi luogo pubblico si debba raggiungere nelle aree urbane. Nella fattispecie, il Palasport a Tessera (che è quasi a Ca’ Noghera), al momento e per parecchi anni a venire sarebbe quasi totalmente dipendente dal mezzo privato, assodata la scarsa attendibilità in tempi ragionevoli della realizzazione di futuribili allacciamenti diretti acquei o sublagunari con il centro storico, di fermate ferroviarie e di allungamenti di linee tranviarie. Per i mezzi pubblici l’unica soluzione (obbligata peraltro per chi viene dalla città storica) sarebbero per il momento e per anni a venire quella delle solite navette di autobus che andrebbero ad intasare la vecchia stretta Triestina e che comunque ‘intaserebbero’ il Ponte translagunare se si proviene dall’acqua. E a proposito di viabilità la vecchia Triestina resta comunque un budello inevitabile anche per le auto per chiunque voglia raggiungere Tessera, anzi Ca’ Noghera, da Mestre e da Campalto.
- Il posizionamento a Tessera sarebbe complicato sia dalla eventuale costruzione del cappio o bretella dell’AV ferroviaria che probabilmente bloccherà per anni ogni attività,
- A proposito di intasamenti, si pensi alla coesistenza con l’ipotetico (purtroppo solo tale) costruendo stadio per il calcio. E all’ipotesi (niente affatto inverosimile) di coesistenza del flusso in uscita dalla partita di calcio con quello di entrata della partita di basket).