Prenotazione anti overtourism. Sentiamo la città
2 Maggio 2022Prenotazione anti overturism. Sentiamo Claudio Vernier
7 Maggio 2022Come preannunciato https://www.luminosigiorni.it/2022/05/prenotazione-anti-overtourism-sentiamo-la-citta/ abbiamo aperto un tavolo di confronto sul tema della imminente applicazione della prenotazione per la limitazione e/o regolamentazione degli accessi in città ponendo loro 5 domande precise.
Stefano Colovini, classe 1995, è laureato in Giurisprudenza ed è Consigliere della Municipalità di Venezia, eletto nella lista “Venezia è tua”.
Qual è, a tuo parere, la soglia di “plafond” massimo a cui puntare tramite il meccanismo delle prenotazioni?
Il tema numerico è ovviamente centrale. Se si tengono da parte le 80mila presenze “obbligate” dai posti letto, un buon numero potrebbe essere 40mila giornalieri, in modo da non arrivare a superare mai le 120mila presenze al giorno (già tante), visitatore più, visitatore meno.
Tuttavia, si impongono delle riflessioni.
Innanzitutto, dato per scontato che il controllo non potrà essere così capillare da non accettare violazioni, potrebbe essere una valutazione da ingegnere esperto in flussi quella di fissare il numero ad una cifra inferiore (35mila, ad esempio) per tenere conto della fisiologica elusione del sistema.
Altra valutazione è quella di progettare un sistema che preveda una quota delle 120mila prenotazioni riservata alle strutture ospitanti di ogni forma e dimensione, ma con la possibilità di reimmettere nel sistema queste prenotazioni qualora, a ridosso della data interessata, gran parte di quelle da posti letto siano state disattese.
Infine, sarebbe da tenere conto anche delle categorie di esclusi: se riteniamo i 120mila accessi già tanti, bisogna calcolare quale sia il numero di soggetti esclusi dalla prenotazione, al netto dei lavoratori e proprietari di seconde case, in modo da poter valutare compiutamente la soglia numerica soggetta alla prenotazione.
Detto che la prenotazione non potrà configurare una proibizione assoluta a venire in città (per non confliggere con l’art. 16 della Costituzione), come pensi sia più efficace attuarla?
Sulle misure che accompagnano la prenotazione, il best case scenario sarebbe prevedere solo ed esclusivamente incentivi (anche per essere tranquilli sulla legittimità costituzionale della misura) collegati alla prenotazione.
Questo permetterebbe inoltre ai veneziani e ai sostenitori dell’idea, della cui schiera faccio parzialmente parte, di essere a posto con la coscienza, poiché si eluderebbe lo spettro di rendere Venezia un parco dei divertimenti, una Veniceland che apre i cancelli al pubblico pagante la mattina e li chiude la sera.
Purtroppo, però, temo non sia sufficiente. Infatti, compiendo un ragionamento “di portafogli”, è ovvio che per incentivare in primo luogo a prenotare prima di venire, ma soprattutto a non venire se non si ha prenotato, è necessario che la prenotazione sia accompagnata da vantaggi davvero imperdibili, ad esempio biglietto per il trasporto pubblico e accesso ai musei gratuito; convenzioni per i pasti; guide turistiche gratuite; parcheggio a ple. Roma/Tronchetto gratuito e via dicendo. Tutto questo costa. E tanto. Al di là di avanzi di bilancio discutibili e discussi, dubito che l’Amministrazione Comunale voglia o possa sostenere incentivi tali da rendere la prenotazione così appetibile da dissuadere dal venire comunque senza essere tra i primi 120mila che si prenotano.
Da qui, a mio personale avviso, la necessità di un contributo economico, come unica misura efficace per scoraggiare la visita nei giorni più affollati.
Ovviamente anche questo può essere pensato in maniera complessa: possono essere previste tariffe diverse a seconda della categoria di visitatore (ad esempio, immagino i veneti sottoposti al contributo ma ridotto); diversi costi in base alla distanza temporale di prenotazione rispetto alla data interessata; diverse tariffe per periodi del giorno (classico “mezza giornata”) e tanto ancora. In questo modo sarebbe possibile settorializzare il visitatore e invogliarlo alla prenotazione, purché il sistema sia semplice, rapido e immediato.
Gestione operativa e pratica delle “eccezioni”.
È il tema più scottante. Ognuno ha in mente un’eccezione o qualche categoria da esentare, anche con casi ad personam francamente assurdi.
Partiamo dalle cose facili: vanno ovviamente esclusi tutti i lavoratori, studenti, chi ha una seconda casa e i residenti, in senso lato, nel comune (o addirittura città metropolitana), oltre a coloro che hanno prenotato un qualche tipo di alloggio, che sappiamo avere l’accesso assicurato.
Vi è poi la categoria di coloro che hanno parenti a Venezia, a mio avviso da escludere dalla prenotazione. Questa particolare tipologia di visitatori riaccende però il dibattito sulla qualifica di “parente”. La stagione della pandemia e del lockdown in particolare ci hanno regalato la parola “congiunto” che ha assunto, a seconda della necessità (e del sollevamento popolare) diverse accezioni, talvolta più ampie, talvolta meno. Anche in questo caso, dunque, sarebbe possibile utilizzare l’utile parola “congiunto” per includere non solo i parenti di sangue o acquisiti, ma anche tutte quelle situazioni non ancora regolate dal diritto ma non indifferenti dal punto di vista sociale e affettivo, basti pensare al compagno/a o al fidanzato/a, pur nella difficoltà della verifica di tale status.
Al di là poi delle varie limature che possono riguardare chi ha convegni, cerimonie civili o religiose, impegni burocratici o giudiziari, il vero nodo di discussione è quello dei veneti. L’intenzione, infatti, sembrerebbe essere quella di escludere i veneti dall’onere almeno economico del contributo di accesso. Non sono pienamente d’accordo. Se da un lato comprendo il diritto degli abitanti della Regione di godere liberamente del proprio capoluogo e anche la necessità dei veneziani di spogliarsi degli abiti dei gran signori che mal sopportano i vicini di casa, dall’altro bisogna guardare le cose con le lenti del cinismo e della realtà. I visitatori giornalieri di una città sono per forza di cose provenienti dalle aree territoriali limitrofe e dunque, anche immaginando un rilevante contributo da altre regioni confinanti, è facile immaginare che la maggior parte dei visitatori sia veneta (peraltro i dati ufficiali della Smart Control Room lo possono facilmente certificare). Certo non si limita il turismo mordi e fuggi scoraggiando chi in giornata va e viene..da Napoli. Detto in altri termini: attuare un sistema di filtro escludendo dallo stesso il grosso dell’utenza sarebbe inutile.
Applicazione dell’obbligo di prenotazione.
Come è stato già detto in precedenza da opinioni ben più illustri di me, la prenotazione è un compromesso amaro per chi ama Venezia. Da un lato ci permette di salvaguardarla da un turismo di massa che non sembra arrestarsi nemmeno di fronte agli spazi ormai finiti dove camminare, ai prezzi alle stelle, alle storture del sistema e agli appelli dei cittadini per una città vivibile e ordinata. Dall’altro lato però il rischio, più che altro concettuale ma non per questo meno sostanziale, è quello di rendere Venezia un museo a cielo aperto, uno zoo in cui i pochi abitanti rimasti non sono altro che figuranti che fingono di tenere vivo lo spirito di una città morta. Non possiamo accettarlo.
Per quanto sopra, a mio avviso, l’utilizzo di sistemi di limitazione all’accesso deve essere uno strumento eccezionale da usare con il contagocce quando si renda più necessario.
Nel corso di un anno, ci saranno sì e no una cinquantina di giornate da bollino rosso/nero in cui la soglia dei 120mila visitatori viene raggiunta, giornate peraltro facilmente prevedibili calendario alla mano (weekend primaverili/estivi, 25 aprile, Primo Maggio, Carnevale, Pasqua e via dicendo), anche grazie ai dati raccolti nel corso degli anni dalla Smart Control Room.
Sarebbe assolutamente inutile e dannoso dal punto di vista morale, per il discorso di cui prima, imporre la prenotazione e il contributo d’accesso sempre, anche in un qualsiasi mercoledì piovoso di ottobre in cui è già tanto se si arriva a 30mila visitatori (non lavoratori/studenti, ovviamente).
A sostegno di ciò ci sono altre due argomentazioni. In primo luogo, la limitazione porterà difficoltà per molte attività economiche cittadine che si basano sul turismo. Imporre una limitazione o comunque scoraggiare l’accesso, ancorché senza l’applicazione di tariffe, anche quando non c’è bisogno significa gravare inutilmente verso gli imprenditori, facendo passare il messaggio che si vuole “punire” l’imprenditore per il solo fatto che lavora con il turismo. Ma non è così.
In secondo luogo, “sempre è mai”. Imporre la prenotazione solo alcuni giorni all’anno aiuta a spostare le visite nei giorni liberi, prevenendo i picchi e spalmando gli ingressi laddove vi sia elasticità della domanda turistica, cosa non attuabile se è sempre richiesta la prenotazione. La misura spot, inoltre, aiuterebbe a mio avviso a invogliare l’utente ad operare la prenotazione in quanto eccezionale e, soprattutto, permetterebbe di concentrare energie e risorse dei controlli in modo mirato alle giornate “calde”.
Gestione dei controlli.
L’intero sistema non può sicuramente stare in piedi senza controlli capillari. La soluzione più semplice e meno costosa sarebbe quella di fondare il sistema su un’autocertificazione e attuare controlli casuali lungo le calli e, a trasgressione individuata, comminare la sanzione. Troppo facile eludere però così il fenomeno.
È pure possibile pensare a implementare dei sistemi di prenotazione a monte: grazie all’utilizzo della tecnologia, sarà sufficiente che si possa acquistare un biglietto del treno e del bus, anche con sistemi automatici (macchinette), solo attraverso l’inserimento di un codice di prenotazione, mentre gli esclusi dovrebbero avere la possibilità di saltare tale passaggio. Mi rendo conto però che necessiterebbe della collaborazione di altri enti e di interventi sul software di emissione dei biglietti di non poco conto.
Infine, si può sfruttare la ristrettezza degli accessi fisici all’isola e ridare dignità ai tornelli (e offrire una via di fuga/utilizzo all’Amministrazione attuale dopo i fallimentari tentativi degli anni scorsi) installandoli almeno in stazione e creando un sistema di flussi stile Firenze Santa Maria Novella dove non è possibile accedere ai binari senza prima passare per dei varchi.
In ogni caso, anche senza tali accorgimenti tecnici, è ovvio e non devo essere certo io a dirlo, che i controlli andranno mirati, benché a campione, nelle principali porte d’accesso della città e dunque ple. Roma e stazione, oltre all’aeroporto per coloro i quali arrivano direttamente da lì con il taxi.
Commento finale
Il sistema della prenotazione accompagnato dal pagamento di un contributo e incentivi può essere sicuramente efficace a modificare le abitudini dei visitatori e spostare, dove possibile, gli accessi a giornate non di picco.
Il costo deve comunque restare modesto e sopportabile da chiunque, in modo solo da scoraggiare e disincentivare il turismo giornaliero, senza però che diventi solo un modo per far cassa, lucrando sulla bellezza della città.
I controlli serrati e l’utilizzo della tecnologia, soprattutto sulle prenotazioni riservate agli alloggi, possono anche favorire l’emergere di situazioni al limite della legalità, mettendole quindi anche fuori mercato qualora dovesse essere troppo rischioso (o poco vantaggioso) stare a Venezia senza prenotazione ufficiale.
Se il sistema viene fatto bene e i Veneziani si tapperanno il naso, allora potrebbe darsi inizio al circolo virtuoso di rinascita che questa Città da troppi anni attende.