Grexit e dintorni, l’aspetto geopolitico
7 Luglio 2015LA SCUOLA VISTA DA DENTRO Meritocrazia e valutazione degli insegnanti
7 Luglio 2015Caro genitore che mandi i tuoi figli nella scuola di Stato, vorrei tanto darti delle speranze. Vorrei dirti che quando la riforma della scuola del governo Renzi diventerà legge, potrai affidare i tuoi figli a una scuola forte, robusta e formativa. Una scuola che metterà le ali a tanti giovani e permetterà loro di volare sereni e sicuri per il resto dei loro giorni. Vorrei ma non posso. E non perché mi piace, come direbbe qualcuno, “gufare” sul futuro, o perché sono imbevuta di dottrina ideologica. Ho letto il DDL. L’ho riletto in pillole che ne sintetizzavano in forma divulgativa i contenuti, ma la materia è tanta e forse qualcosa mi sfugge. Tuttavia, vivo nella scuola. Vi sono entrata che avevo quasi sei anni e non ne sono ancora uscita. Un’idea di com’è me la sono fatta, però. E anche di come dovrebbe essere. Pardon: di come vorrei che fosse.
Molte persone, in questi giorni, sull’onda della propaganda, mi hanno chiesto delucidazioni. Ecco, potrei sintetizzare alcuni punti. Ma solo alcuni.
Precari. Finirà il precariato? Magari! Saranno assunti tutti? Falso. Esistono diverse categorie di precari. Tali categorie variano a seconda dell’abilitazione conseguita o del concorso vinto. Ne saranno assorbiti solo alcuni, mentre gli altri resteranno senza lavoro e dovranno cercarsi una nuova occupazione, sperando nella chiamata diretta del dirigente…
E qui apriamo un altro e più spinoso capitolo della riforma: quello dei presidi. Si amplieranno le funzioni del dirigente che sarà pienamente responsabile di quello che accadrà nel proprio istituto. Ragione per la quale dovrà scegliere con cura i propri docenti, assicurare quell’oggettività necessaria nelle assunzioni, esprimere delle valutazioni sul personale della sua scuola prima ancora di conoscerlo, operare scelte libere da umani condizionamenti. Non ho pregiudizi e – ti dirò – non vorrei essere nei panni di tanti presidi costretti a caricarsi una zavorra così ingombrante, ma preferivo un sistema, sia pure imperfetto, di graduatorie.
Stipendio dei docenti. Da oltre trent’anni lavoro nella scuola e da oltre trent’anni ho sentito slogan di campagne elettorali promettere aumenti mai visti dello stipendio degli insegnanti, tranne poi non mantenere mai le promesse fatte, anzi, infierire, con tagli indiscriminati sulla scuola e sul già misero reddito dei docenti. Ora, Renzi e il suo ministro promettono aumenti risibilissimi solo ai docenti che mostrino di essere meritevoli. Premesso che ciò creerebbe rivalità e diseguaglianze tra insegnanti (e Dio sa se hanno bisogno di questo), dico che sarebbe opportuno, prima, dare stipendi dignitosi a tutti e poi, individuando i giusti criteri (impresa improba), incentivare i più bravi. Posso dirti che un docente valorizzato anche sul piano economico è un docente più motivato. E quindi più motivante e più credibile. Ne convieni?
Pubblico e privato. Il solito conflitto. La solita dicotomia. Si promuovono sgravi fiscali per chi manda i figli nelle scuole paritarie, mentre entrano i finanziamenti privati nelle scuole pubbliche. Sarà inevitabile che avremo scuole di serie A (quelle frequentate e finanziate dai ricchi) e scuole di serie B (quelle delle periferie, delle zone di frontiera, scalcagnate e sgarrupate). Manderesti tuo figlio in una scuola di serie B? Affideresti tuo figlio a un professore rifiutato da più presidi e infine approdato nella tua scuola perché non si sapeva dove attingere? Ecco, questa dovrebbe chiamarsi autonomia, se non ti fosse noto. Un’autonomia che farebbe rivoltare nella tomba don Milani e tutti quelli che hanno visto la scuola come motore di emancipazione sociale. Sarò politica, ideologica, barbaramente sindacalizzata, ma io vedo in questo modello di scuola la premessa di una società in cui trionferanno ingiustizie e diseguaglianze. Nulla di nuovo, purtroppo.
Annalisa Martino